lunedì 4 aprile 2011

L'ago nel Pagliari

Ci siamo a lungo soffermati alla ricerca di un senso nell'intervento di Giorgio Pagliari, capogruppo del Pd, alla commissione ambiente e sanità del 23 marzo scorso, quando si è discusso con 8 studiosi, sui rischi sanitari del costruendo inceneritore di Parma.
Ci siamo infine dovuti arrendere, l'ago nel Pagliari non lo abbiamo trovato, il suo intervento mancava proprio di anche un pur piccolo collegamento con i temi trattati.
A scuola sarebbe stato un 4: fuori tema!



Il consigliere pidiossino, che ha girovagato qua e là durante i lavori, fra telefonate ed altro, non aveva infatti dato l'impressione di seguire il corso degli interventi, suscitando l'idea di essere altrove.
La sua prosa ha poi confermato i sospetti.
Un intervento fuori tema dicevamo, limitato come al solito a sterile polemica politica, che non è entrato nel merito della questione sul tappeto, che è stato addirittura ripreso da uno dei relatori, che ha giustamente sottolineato che la gravità dei temi necessitava di dibattere su quel livello, perché la serietà della giornata lo pretendeva.
Certamente le parole di Pagliari non centravano nulla con una tematica che dovrebbe scuotere anche il suo animo, ma che invece abbiamo capito lo avevano interrogato nel profondo come potrebbe farlo un dibattito sul colore dei lecca-lecca.
Eppure il 23 marzo si è discusso proprio della nostra salute, nei prossimi 20 anni, di questioni legate alla vita anche dei suoi di elettori.
I maggiori esperti italiani di questioni ambientali legate agli impianti di incenerimento dei rifiuti hanno condotto un aggiornamento scientifico poderoso, a cui da tempo non si assisteva in città.
Cinque ore di relazioni, dibattito, approfondimenti, che hanno lasciato sul campo gli ultimi dubbi sulla innocuità dell'impianto di Ugozzolo.
Nessuno dei relatori infatti ha sostenuto che si possa considerare l'inceneritore di fianco alla Barilla un impianto salubre, dove poter fare respiri termali, dove condurre tranquilli investimenti immobiliari all'ombra del camino. Anzi i motivi di preoccupazione si sono incrementati proprio sulla base delle conclusioni dello studio Moniter della regione Emilia Romagna, che ha evidenziato per i residenti nei pressi dell'impianto la crescita di parti pre termine.
Per Pagliari invece questi temi non suscitano alcunché.
Lui si è fermato alla costatazione che le autorizzazioni sono state date e che sia ora di cambiare programma, leggendo nei titoli di coda la firma di tutti, perché ormai, diciamocelo, l'argomento ha po' stufato ed è diventato stucchevole.
Non è afflitto dal dubbio che per i cittadini e per l'economia del nostro territorio questo progetto può sconvolgere i prossimi vent'anni.
Durante i quali l'impianto brucerà materia 330 giorni all'anno, 24 ore al giorno, in 8 mila ore di funzionamento ogni anno, emettendo in atmosfera, ogni maledetta ora di tutti giorni e di tutte le notti, 144 mila metri cubi di aria sporca.
Sarà la nuova discarica, portata in cielo, che poi riscenderà a terra a imbibire i nostri terreni, le nostre colture, i prodotti finali del nostra food valley, irrorando alcune prelibatezze come diossine, furani, metalli pesanti, così come è accaduto lo scorso anno a Pietrasanta, dove l'inceneritore ha avvelenato il torrente posto a fianco dell'impianto, 3 chilometri dalla spiaggia della Versilia, riempiendolo appunto di diossine e metalli pesanti.
Anche a Pietrasanta a fianco dell'impianto sono coltivati in serie orti e campi, che attingono acqua dal torrentello per dissetare le colture. Anche a Pietrasanta l'impianto era un modello con le migliori tecnologie e i più sicuri certificati di affidabilità. A sequestrare l'impianto però ci hanno messo un anno, dopo che si era scoperto l'inquinamento, un anno in cui le emissioni sono andate avanti, in barba a tutti i principi di precauzione.
Noi oggi ci dovremmo fidare dei gestori, che non sono stati in grado nemmeno di produrre un kg di compost in questi anni, e dei controllori, che valutano sulla base di informazioni date dai gestori che sostengono che dal camino esce vapore acqueo, oppure dai politici, che affermano che gli inceneritori non producono diossina.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 4 marzo 2011
-398 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+308 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

2 commenti:

  1. Vista la risposta di Pagliari, bisognerebbe trovare il testo del suo intervento, e pubblicarlo....

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  2. Avevamo chiesto gli atti ma ci hanno dato solo le relazioni degli esperti. Peccato!

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