martedì 10 maggio 2011

Omicidio volontario

Stiamo uccidendo il Pianeta, con precisa e puntuale volontà. Una morte lenta, iniziata quando l'uomo è giunto sulla Terra, quando era un fardello impercettibile, mentre oggi è divenuto un macigno soffocante per il globo terrestre.
La Terra calcola il tempo in miliardi di anni. 4 miliardi di anni ci sono voluti per creare gli alberi, creature perfette che guardano al sole, e attraverso il sole nascono, crescono, muoiono, ridonano se stesse alla terra.
Siamo noi l'elemento dispari.
Conosciamo un centesimo delle specie della terra, nulla dei legami che le uniscono.
La terra è un miracolo, la vita resta un mistero, ma l'uomo è indifferente.
Ogni specie ha il suo ruolo, ogni specie ha il suo compito, tutte lavorano per l'equilibrio.
L'uomo raccoglie l'eredità di 4 miliardi di anni di vita sulla terra, solo 200 mila anni ha l'uomo.
Dopo 180 mila anni di nomadismo, l'uomo si ferma, nelle zone umide della terra, luoghi di armonia, di perfetta simbiosi.
Ancora oggi la maggior parte della specie umana abita lungo le coste, sulle rive dei laghi.
E ancora oggi una persona su 4 vive come i suoi simili, migliaia di anni fa.



Il miracolo dell'uomo è stato la coscienza della sua debolezza. La sua insufficiente forza fisica l'ha portato a sfruttare gli animali per percorrere nuove strade, per migliorare il suo lavoro nei campi.
10 mila anni fa l'agricoltura rivoluzionò il nostro mondo. I primi scambi commerciali, le città, la civilizzazione, i cereali sono diventati la nostra fonte di vita.
L'uomo ha modellato il suolo, l'agricoltura è ancora l'attività più diffusa, metà della popolazione mondiale coltiva la terra, per i ¾ in modo manuale.
Dopo aver contato solo sulle sue forze, l'uomo scoprì l'energia dentro la terra, energia che era legno, milioni di anni fa, fattosi ora petrolio, gas, carbone.
L'era dell'uomo libero è iniziata con il petrolio, un litro di petrolio corrisponde al lavoro di cento paia di braccia in 24 ore.
Una potenza, mal sfruttata, mal governata, una potenza impressionante che ha travolto il suo scopritore, l'homo sapiens, incauto e cieco di fronte ai rovesci delle medaglie.
In 50 anni la terra è cambiata più radicalmente che in tutte le ere precedenti. Negli ultimi 60 anni la popolazione è triplicata, oggi più della metà della popolazione vive nei centri urbani
Negli Stati Uniti 3 milioni di agricoltori bastano per sfamare 2 miliardi di persone.
Ma la grande produzione agricola statunitense, come nei paesi progrediti, non è fatta per l'uomo. Nella sua maggioranza diventa foraggio per gli animali e biocarburante.
Ma il costo è enorme per il Pianeta, il 70% dell'acqua è consumato dall'agricoltura.
E i ¾ delle varietà agricole sono scomparse.
Gli allevamenti animali sono i moderni campi di concentramento, nessun filo d'erba, solo crescita spasmodica e mattanza.
100 litri di acqua per un kg di patate, 4000 litri per un kg di riso, 13000 litri per un kg di carne, non c'è equilibrio e la scelta su cosa mangiare dovrebbe essere ovvia.
Stiamo terminando le risorse, entro il secolo la maggior parte dei minerali sarà esaurita.
Dal 1950 la pesca è cresciuta di 20 volte, da 18 milioni di tonnellate a 100 milioni, mentre ¾ delle aree di pesca sono esaurite o in fase di grave sofferenza.
La terra non può resistere
La mancanza d'acqua potrebbe colpire 2 miliardi di persone prima del 2025.
Le zone umide sono il 6% dell'area del pianeta, le paludi sono ambienti indispensabili alla rigenerazione dell'acqua, ma noi abbiamo bonificato la paludi, per costruire.
Nel secolo scorso metà delle paludi sono state prosciugate.
Negli ultimi 40 anni il 20% della foresta amazzonica è stata distrutta per fare spazio all'agricoltura ed all'allevamento e il 95% della soia prodotta qui prende la strada dell'alimentazione animale, diventa carne.
Ma spesso la deforestazione è sopravvivenza, 2 miliardi di persone dipendono dal carbone di legna.
La metà dei poveri vive in paesi ricchi, metà della ricchezza mondiale è in mano al 2% della popolazione più agiata, può durare una tale disparità?
A Lagos erano 700 mila persone nel 1960, nel 2025 saranno 16 milioni, persone che dalle campagne fuggono in città per la povertà e la disperazione. La disparità è la causa delle migrazioni.
Ogni settimana 1 milione di persone si aggiunge alla popolazione delle città.
La fame si sta diffondendo, colpisce oggi un miliardo di persone.
Ma il nostro modello non sta cambiando, è un assalto alle ultime riserve.
Gli inceneritori sono uno dei modelli di riferimento di questa modernità impazzita.
Mentre le popolazioni povere del mondo frugano nei rifiuti, noi li bruciamo, li trasformiamo in materia impalpabile e irrecuperabile, sottraiamo queste risorse.
Il carbonio nell'aria sta crescendo, l'equilibrio climatico è sconvolto, il surriscaldamento globale è ormai visibile, ai poli l'evidenza è lampante: negli ultimi 40 anni la calotta ha perso il 40% del suo spessore, nel 2030 potrebbe sparire.
L'uomo non ha mai vissuto in una atmosfera come quella di oggi.
E lo sfruttamento senza riserve minaccia tutte le specie. Produciamo per comprare, usare e gettare, bruciando ciò che resta.
Nel 2050 ¼ delle specie è a rischio di estinzione.
Nelle regioni polari il ritmo naturale è già infranto.
Al Polo Nord la calotta polare ha perso il 30% della sua superficie in 30 anni, i ghiacci della Groenlandia contengono il 20% della acqua dolce del mondo, se si sciogliessero il mare aumenterebbe il suo livello di 7 metri.
In Groenlandia non ci sono industrie, lì si sta subendo il surriscaldamento globale. Siamo interdipendenti, uno con l'altro, ogni azione, ogni respiro, ha una ripercussione globale.
La barriera corallina è scomparsa per il 30%, il ciclo della piogge è alterato.
L'80% dei ghiacciai del Kilimangiaro è scomparso, anche sull'Himalaya i ghiacciai arretrano.
Abbiamo dieci anni, dieci anni di tempo per invertire la rotta
L'inceneritore brucerà per 20-30 anni, troppi.
Siamo sull'orlo della catastrofe, davanti ad un baratro sconosciuto.
Oggi dobbiamo guardare in faccia alla realtà, abbiamo cambiato il volto del mondo, ci resta poco tempo per rimediare, partendo dai piccoli passi di ogni comunità, come la gestione dei nostri scarti, che va fatta in modo virtuoso.
Ogni anno 13 milioni di ettari di foreste scompaiono, fra poco scomparirà l'uomo.
Ma dobbiamo essere ottimisti, guardare avanti con fiducia, i popoli sono più importanti delle nazioni.
Cosa stiamo aspettando a cambiare la storia?
Cosa stiamo aspettando a spegnere l'inceneritore di Parma?
Ogni piccolo tassello influenza il mondo intero, la nostra città farebbe la sua parte.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 maggio 2011
-362 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+344 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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