Rispondiamo alla nota pubblicata da La Sera a cura del Dr. Giuseppe Schlitzer, Consigliere Delegato AITEC, dopo il nostro comunicato sui cementifici/inceneritori che, precisiamo, è stato inviato da GCR, Associazione Gestione Corretta Rifiuti di Parma, ma ripreso da un comunicato nazionale inviato dall’associazione ISDE Italia - Medici per l’Ambiente, che aveva come tema il falso mito dei cementifici-inceneritori, impianti che inquinano più degli impianti di incenerimento, se non altro perché i limiti emissivi sono molto più alti.
Il cementificio di Sorbolo (Parma)
Qui il documento completo: http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Ilfalsomito.pdf
Il livello di abilità intellettiva del “normale lettore italiano” citato dal dr G. Schlitzer è di certo superiore a quello immaginato nella lettera a Lei recentemente indirizzata.
Come dimostrato dai numerosi e positivi riscontri seguiti alla diffusione del documento da parte di ISDE Italia (associazioni di cittadinanza attiva, associazioni ambientaliste, semplici cittadini), l’intelligenza di quel “normale lettore” è stata perfettamente in grado di identificare e valutare le differenze tra le affermazioni supportate da una robusta letteratura scientifica internazionale indipendente (quali quelle riportate nel documento dell’ISDE Italia) e quelle riportate sul sito delle aziende italiane produttrici di cemento, chiara e legittima espressione di interessi corporativi.
Quelle evidenze (insieme a molte altre) dimostrano che né i cementifici né la combustione dei rifiuti (ovunque essa avvenga) potrà mai avere “positivi riflessi sull’ambiente e sulla salute del cittadino”, anche solo considerando la abnorme quantità di inquinanti emessi da entrambe le tipologie di impianti (vedi dati del registro Europeo delle emissioni inquinanti).
Altro concetto sul quale conviene rassicurare il Dr. Schitzer è che nessuno crede che l’Italia debba essere “un paese di sole botteghe e piccoli artigiani la cui massima espressione tecnologica sarebbe l’industria del turismo” perché, per fortuna, la capacità industriale dell’Italia può tranquillamente prescindere dal numero sproporzionato di cementifici esistenti.
Sono forse Paesi “di sole botteghe e piccoli artigiani” Olanda, Danimarca, Finlandia, Svezia, Belgio, Irlanda, Paesi nei quali c’è un numero di cementifici circa 10 volte inferiore a quello italiano?
Sono forse Paesi “di sole botteghe e piccoli artigiani” Regno Unito e Francia, che hanno circa la metà dei cementifici italiani?
Non è un caso che nella maggior parte dei Paesi europei (escludendo Francia e Germania), ci siano anche meno della metà degli inceneritori presenti in Italia, senza che i rifiuti si accumulino per strada (“penso soprattutto a Napoli”, la città da cui proviene il Dr. Schlitzer, che non ha affatto risolto il problema dei rifiuti “grazie” all’inceneritore di Acerra).
In molti di quei Paesi si è compreso perfettamente che sviluppo industriale e sostenibilità ambientale sono termini da coniugare de facto (non con simulazioni teoriche) e non, de facto, da contrapporre.
È anche opportuno offrire rassicurazioni sull’illusorietà del fatto che “i rifiuti vadano integralmente riciclati e che si possa fare del tutto a meno dell’incenerimento”. Sono infatti ormai numerose le città estere (ad esempio San Francisco), europee ed italiane, in cui la riduzione della quantità di rifiuti prodotti, la differenziazione spinta, il riciclo, il riuso, la trasformazione dei materiali hanno reso talmente irrisoria la percentuale del residuo indifferenziato da rendere inutili impianti di produzione di CDR e inceneritori.
Questo ha portato, ovunque si sia realizzato, enormi benefici economici (anche in termini di sviluppo industriale) e ambientali.
In una parola: sostenibilità.
Il fatto che lo stesso Dr. Schitzer definisca “inevitabili” le emissioni legate al ciclo produttivo dei cementifici, associato alla loro alta numerosità sul territorio nazionale, dovrebbe imporre come logica scelta sostenibile un limite alle loro attività.
Ci sentiamo infine, di smentire con forza la considerazione che “la combustione dei rifiuti in cementeria non genera alcuna cenere né scoria”, in quanto le ceneri e scorie prodotte dalla combustione dei rifiuti non scompaiono affatto ma sono semplicemente inglobate nel cemento prodotto.
È stato dimostrato che questo può alterare le proprietà fisico-chimiche del cemento (Maschio et al, Chemosphere 2011; Gori et al, J Hazard Mater 2011; Bertolini et al, Cem Concrete Res 2004) e crea successivi problemi legati alla genotossicità dei prodotti di lisciviazione del cemento per il potenziale rilascio nell’ambiente di diossine, metalli pesanti, composti organici (Shim et al, Waste Manag 2005; Lapa et al, Waste Manag 2002; Aubert et al, J Hazard Mater 2007), oltre che rischi sanitari per i lavoratori esposti ad inalazione e assorbimento transdermico di tali sostanze tossiche (Shih et al, J Hazard Mater 2011).
Sarebbe poi cosa auspicabile che il dr. G Schlitzer allegasse, a riprova di quanto affermato, robusta e consistente bibliografia scientifica, cosa che noi facciamo sempre nei nostri documenti e studi.
Concluderemmo affermando che “non c’è bisogno di essere in possesso di un PhD in medicina o in economia per capire dove siano i molteplici vantaggi” della rinuncia alla combustione dei rifiuti in favore dell’avvio convinto di un percorso di sostenibilità nello sviluppo industriale, civile, ambientale e sanitario del nostro Paese.
Dr. Manrico Guerra
ISDE Parma
Dr Agostino di Ciaula
ISDE Bari 2
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 15 settembre 2011
+76 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+472 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.
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