Via libera di Provincia e Regione alla centrale a biomasse di Trecasali
Nello stabilimento Eridania di S.Quirico, il vicepresidente della Provincia Ferrari e l'assessore regionale all'agricoltura Rabboni hanno incontrato il presidente Eridania Maccaferri e il direttore Bragaglia per confermare loro l'iter autorizzativo, la VIA di Regione e Provincia alla realizzazione della centrale a biomasse da 15 megawatt.
La VIA, valutazione di impatto ambientale, per una centrale a biomasse da 30 Mwe, era già arrivato in maggio allo stabilimento Eridania di Russi (Ravenna), dove rimangono 80 operai ad impacchettare lo zucchero prodotto altrove.
Il 13 luglio il TAR ha sospeso l'iter autorizzativo fino al 1° dicembre, accogliendo le rimostranze dei comitati con la motivazione che l'impianto confliggerebbe con il vicino palazzo S. Giacomo di rilevante importanza per la Soprintendenza dei beni architettonici.
Ogni argomento o cavillo è buono pur di opporsi a quegli ecomostri.
Pare che il sindaco di Trecasali sapesse già da mesi del VIA da parte della regione ed ora, forse per salvare la faccia, abbia intenzione di mettersi di traverso chiedendo che la centrale sia proporzionata alle esigenze di autoconsumo elettrico di Eridania, cioè 2 o 3 MWe.
Ma in gioco ci sono grossi interessi economici e finanziari a livello europeo legati agli accordi per la dismissione degli zuccherifici legati alla bieticultura.
Ci sono finanziamenti europei che coprirebbero per intero i 120 milioni di euro del costo della centrale a biomassa di Russi ed altre decine di milioni per quella di Trecasali.
Soldi da acchiappare passando sopra a tutto e tutti che hanno cementato un patto di ferro, fatto di ricatti finanziari ed occupazionali, tra Eridania e vertici del Pd a capo delle amministrazioni e del sindacato.
Pare che in regione abbiano aperto l'iter per la valutazione di impatto ambientale per la centrale di Trecasali il 27 luglio, per chiuderlo il 5 di agosto, senza sentire nessuna controdeduzione da parte dei comuni interessati, figurarsi quelle dei comitati di cittadini.
La centrale di Trecasali brucerebbe 150.000-170.000 tonnellate annue tra cippato di legna vergine e insilato di mais. In altri termini 4.500 ettari a pioppeti triennali e 400 ettari a insilato di mais.
Si tratta di superfici enormi, rispettivamente 45 Km2 e 4 km2, da sottrarre a produzioni agroalimentari della nostra provincia.
Ma i conti non tornano comunque.
Con una coltivazione di pioppi triennali significherebbe bruciare ogni anno la produzione di 1500 ha, vale a dire 1500x50 t., cioè 45.000 tonnellate, a cui sommare le 10.000 tonnellate di insilato di mais ( 400 ha x 25 tons).
In tutto poco più di 50.000 tonnellate. E le altre 100.000 e più?
Sarà certamente legna che verrà dal nostro appennino.
Non a caso è da poco uscito un elaborato della Provincia, a firma Zanzucchi-Dall'Olio,
che parla di una disponibilità di 393.000 tonnellate potenzialmente prelevabili e per cui la Regione ha già stanziato alcuni milioni di euro per l'acquisto di attrezzature per l'esbosco industriale.
Alla faccia della filiera corta, della food valley e della sostenibilità e rinnovabilità dei boschi, già minacciati dalla speculazione in atto sulla legna da ardere.
La centrale produrrà 120 milioni di Kwe, di cui 20 milioni presumibilmente per il proprio autoconsumo e 100 milioni da vendere, probabilmente ad Enel, alla tariffa di 0,09 euro che fanno 9 milioni di euro annui di utile netto.
Ci sono, poi, gli incentivi, i certificati verdi, che col vecchio conto energia erano 0,18 euro a Kw, cioè altri 18 milioni di euro, ma che col nuovo conto energia saranno un po' dimagriti.
Però sempre milioni sono.
Mentre il rendimento di una centrale elettrica a metano è del 90% quello di una centrale a biomasse è ridicolo, intorno al 15%.
Vuol dire che occorre una quantità di combustibile 6 volte maggiore per produrre la stessa quantità di enrgia elettrica.
Questo, sempre che il cippato di legna vergine abbia un'umidità massima del 20%, cioè sia asciutto.
Cosa che non avviene quasi mai: normalmente ha umidità del 40-50%.
In questo caso il rendimento cala ulteriormente, ma soprattutto la combustione produce un volume ancor maggiore di emissioni nocive.
La centrale a biomasse di Trecasali avrebbe emissioni addirittura più nocive del costruendo forno inceneritore di Ugozzolo.
Emetterebbe circa 150.000 m3 di fumi all'ora, vale a dire circa 1, 2 miliardi di m3 annui,
contenenti: 60.000 kg di monossido di carbonio, 60.000 kg di ossidi di azoto, 10.000 kg di ossidi di zolfo, 5.000 kg di ossidi di metalli pesanti e infine diverse decine di t. di polveri sottili ( PM10, PM 5,
PM2,5, PM1, PM 0,1), che derivando dalla combustione della lignina e della cellulosa delle piante, in presenza di cloro da depurazione degli acquedotti evaporato e libero nell'aria, produrrebbe diossine in quantità molto superiori all'inceneritore stesso.
Il pioppo, le cortecce e il mais danno una percentuale di ceneri elevata: circa il 2-3%.
L'impianto dovrà smaltire da 3 a 5.000 t. di ceneri ad alto contenuto di sali e di metalli.
In pratica dovranno finire in discarica, come paventato dal comitato di San Secondo circa tale possibile uso delle cave presenti nel suo territorio.
Il termine energie rinnovabili sta diventando una coperta con cui nascondere e far passare tante possibili speculazioni finanziarie queste si rinnovabili all'infinito.
Produrre energia elettrica bruciando legna e colture dedicate ci sembra un non senso per il territorio e per l'agricoltura, un fatto antieconomico, distruttivo dell'ambiente e nocivo per la salute.
Giuliano Serioli
www.reteambienteparma.org
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Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
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