Avevano taroccati i dati sulle emissioni di diossina dell'inceneritore di Pietrasanta e oggi sono sotto processo. Si tratta di Francesco Sbrana e Umberto Ricci, addetti all'inceneritore di Falascaia, gestito da Tev (Veolia), al centro nel 2008 di una contaminazione ambientale che avvelenò di diossina e metalli pesanti i torrenti Baccatoio e Carraietta a lato dell'impianto, a 3 km dalla spiaggia della Versilia.
Oggi i due imputati hanno chiesto il patteggiamento della pena.
Nell'aprile del 2008 l'Arpa locale rilevò una serie di sforamenti di diossina nell’ambiente, che portò al sequestro dell’inceneritore stesso oltre che al divieto di utilizzo delle acque dei torrenti.
L’udienza è stata rinviata al prossimo 12 aprile, quando il giudice monocratico di Viareggio si esprimerà circa le due richieste di patteggiamento avanzate dai legali di Sbrana e Ricci.
Sono rimaste escluse dal processo le centinaia di persone che abitano a ridosso, o vicino, all’inceneritore (perché il processo non verte su danni patrimoniali, ma si basa solo sull’accusa di falso), e l’associazione “Amici della Terra” (perché nello statuto non si parla di Versilia come ambito territoriale di riferimento).
Motivazioni di esclusione come al solito nel solco della migliore tradizione italiana.
Ammesse invece tra le parti civili la Regione Toscana, la Provincia di Lucca, i sette Comuni della Versilia, il Cav, il WWF e il Cosaver, il comitato per la tutela della salute in Versilia.
All'epoca dei fatti la società aveva negato qualunque responsabilità del proprio impianto nell'inquinamento ambientale, girando le accuse a fantomatiche altre industrie peraltro non presenti in zona.
Anche Gcr aveva dato notizia e visitato l'area dell'impianto, verificando la vicinanza con campi coltivati e la stessa spiaggia frequentatissima dai parmigiani.
Veolia aveva ribattuto al nostro comunicato con una lettera pubblicata sulla Gazzetta di Parma in cui confermava l'assoluta estraneità.
Aperto nel 2002, 110 mila le tonnellate di Cdr trattate annualmente, lo sforamento dei livelli di diossina era stato di 4 volte i limiti di legge, e oggi si concretizza l'ipotesi che si fosse costruito un software che manometteva i dati per mantenerli nei termini consentiti.
La procura chiuse l'impianto l'8 luglio del 2010, ma dal rilievo dell'inquinamento ambientale, anche a seguito di ricorsi al Tar da parte del gestore, ci volle un anno per arrivare all'ordinanza del sindaco Mallegni che impediva l'utilizzo della acque.
La sospensiva arrivò quindi quando ormai il danno era fatto, dopo mesi di acqua contaminata che è stata utilizzata per le annaffiature dei terreni circostanti.
L'impianto, aggiornato secondo le migliori tecnologie, godeva di un certificato di affidabilità ambientale di riprovata serietà, emesso da un ente svedese.
Un impianto insomma molto sicuro...
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 marzo 2012
Sono passati
652 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Mancherebbero
54 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà
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