La Pfp Spa di Modena è l'azienda richiedente la Via per un inceneritore da 1 Mw in zona
Paradigna, a fianco della Certosa di Parma, quella di Stendhal.
E' la stessa società che vende all'ingrosso sementi e soprattutto mangimi per animali.
Normalmente gli scarti di macellazione finiscono nei mangimi, soprattutto scatolette per cani e gatti. Evidentemente hanno scoperto che è più redditizio bruciarli per produrre elettricità in cogenerazione ed intascare gli incentivi.
Gli scarti di macellazione sono però molto umidi, molto di più del 50% di umidità del cippato fresco di legna vergine, già di difficile e complicata combustione.
Questi materiali devono quindi essere prima di tutto trattati a livello termomeccanico, affinché diventino combustibili.
L'azienda dichiara di voler rendere combustibili 50 mila tonnellate di scarti di macellazione e 20 mila tonnellate di oli esausti.
Ne brucerebbero circa 15 mila tonnellate, arrivando a produrre circa 8 milioni di Kwh.
Poca roba rispetto all'enormità della quantità bruciata, però dagli incentivi pubblici ricaverebbero 1 milione e mezzo di euro all'anno. Mica bruscolini.
La combustione di scarti di macellazione e di oli esausti è molto più inquinante che bruciare cippato fresco di legna vergine. Oltre a quantitativi intollerabili di emissioni nocive e di ceneri,
questo tipo di combustione produce benzene e suoi composti, cioè idrocarburi policiclici che, in
presenza di composti clorurati nell'acqua e nell'aria (basta il cloro della depurazione degli acquedotti : ipoclorito di sodio o biossido di cloro) producono diossina.
La Pfp non è la prima società a tentare questi sviluppi impiantistici.
Seguono infatti le orme della Inalca di Castelvetro (Mo), una delle più grandi aziende del settore carni d'Europa (facente parte dell'oligopolio Cremonini: dall'allevamento alla macellazione e alla distribuzione, con 12 ettari di impianti di macellazione) che ha pensato bene di smaltire le carcasse della macellazione in eccesso (300.000 capi all'anno) bruciandole e intascando i soldi degli incentivi per la cogenerazione elettrica.
Nel novembre scorso ha richiesto infatti la Via per un inceneritore da 30 mila tonnellate. Da impiantare a Castelvetro Modenese e a giorni attende l'esito dell'iter. A sollevare il problema in Regione solo Giovanni Favia del Movimento 5 Stelle e i cittadini dei comuni limitrofi.
Questi impianti sono in espansione perché producono utili legati agli incentivi.
Ma il loro impatto ambientale è devastante, con i soliti disequilibri tra chi ne trae vantaggio, uno solo, e chi ne trae danno, tutti i cittadini che vi abitano nei dintorni.
Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
25 marzo 2012
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