giovedì 1 marzo 2012

Verità e Condanne

L'inceneritore di Montale ha avvelenato l'aria e i campi attorno al camino
A Pistoia condannati i responsabili: la diossina fu emessa dall'impianto

Una sentenza storica che ha confermato le preoccupazioni dei residenti, l'inceneritore ha contaminato l'aria e i campi di diossina, uno dei veleni più pericolosi al mondo

Ora lo dice anche una sentenza che gli inceneritori inquinano l'ambiente.



Il processo di primo grado a carico del presidente del Cis, gestore dell'impianto di incenerimento di Montale (Pistoia), e del suo direttore, si è concluso infatti con due condanne.
L'accusa riguardava la fuoriuscita di diossina dall'inceneritore e il mancato spegnimento del forno che avrebbe evitato il disastro ambientale.



Il fatto accadeva nel 2007 e da allora cittadini e comitati erano in lotta per far valere le ragioni della salute: durante il processo anche le testimonianze di Patrizia Gentilini, oncologa di Forlì e di Michelangelo Bolognini, medico Usl di Pistoia.
Nel maggio del 2010 una manifestazione di sostegno alla vertenza era stata organizzata dai comitati locali e anche Parma aveva dato il suo contributo con una corriera di attivisti targata Gcr.
A Montale avevamo trovato un clima di tensione, con un elicottero che volteggiava sul pacifico corteo e la polizia in tenuta anti sommossa, tombini sigillati.



L'atteggiamento strideva con il clima festoso della manifestazione e con la presenza di famiglie e bambini che manifestavano semplicemente il loro diritto alla salute ed alla trasparenza dai dati di performance dell'impianto, in diretta relazione col benessere del territorio, un diritto oggi finalmente corroborato dalla sentenza dei giudici.
Sono stati condannati ad un anno e sei mesi e 30 mila euro l'allora presidente del Cis Giorgio Tibo, e Maurizio Capocci, responsabile operativo dell'inceneritore.
I due imputati, in solido con il Cis, sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali, al risarcimento dei residenti costituitisi parte civile (in tutto una quarantina) ai quali andranno 1.000 euro ciascuno, e al risarcimento di Legambiente, 400 euro, che si era anch'essa costituita parte civile.



Una sentenza in un certo senso inaspettata, dato che il pm Riccardo Bastianelli al termine della sua requisitoria lo scorso 13 febbraio aveva chiesto l'assoluzione dall'accusa dello sforamento di sostanze tossiche nei confronti di entrambi gli imputati, mentre per il solo Capocci aveva chiesto la condanna a nove mesi di reclusione per non aver spento l'impianto dopo l'avvenuto sforamento.
“Una sentenza che crea un precedente importante e un monito per i gestori del Cis”, ha aggiunto l'avvocato Federico d'Angelo, che insieme ai colleghi Erica Battaglia ed Elena Di Salvio ha rappresentato i residenti costituitisi parti civili. Nessun commento invece dai legali dei due condannati, l'avvocato Cecilia Turco per Tibo e l'avvocato Andrea Niccolai per Capocci.
Le difese avevano sostenuto che, rispetto all'accusa di sforamento, non esisteva nessuna colpa perché l'evento era da attribuire all'inadeguatezza dei carboni. La vicenda suscitò molta apprensione in zona.
Successivamente all'evento Asl e Arpat avviarono un'indagine, durata tre anni, i cui risultati sono stati presentati a dicembre del 2011.
L'indagine confermò che i terreni dell'area circostante l'inceneritore di Montale sono inquinati.
Ora tutt'Italia deve sapere la verità di Montale e di tutti gli inceneritori sparsi per lo Stivale: attivi o presto in funzione.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 1 marzo 2012

Sono passati
640 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
66 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

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