mercoledì 20 giugno 2012

A casa nostra decidiamo noi


Corriamo volentieri il rischio di essere tacciati leghisti e/o nimby (not in my backyard, non nel mio giardino), a seconda dell'interpretazione che si vorrà dare a queste considerazioni.
Corriamo volentieri il rischio perché qui stiamo mettendo in gioco il nostro futuro e, se lor signori di Borsa & affini lo permettono, vorremmo avere, come cittadini di queste terre, voce in capitolo.
In questi giorni si legge di tutto sui giornali.



Ad esempio abbiamo rilevato ripetuti articoli in cui si discute di grandi accorpamenti e di grandi opportunità nel campo dei rifiuti, come se il tema, invece che riguardare la soluzione di un problema della modernità, fosse semplicemente una ghiotta occasione di lucro.
Si ragiona di una mega fusione, che metterebbe in un'unica scatola A2A, Hera, Iren, andando a configurare un colosso italiano nel campo di energia, acqua, rifiuti.
Ovviamente siamo davanti al solito gioco, tutto italiano, delle tre carte.
Davanti a situazioni societarie vicine al collasso, si rilancia con una fusione che andrebbe a coprire momentaneamente buchi milionari, che ovviamente risalterebbero fuori alla prima occasione.
Ma a noi, a parte i giochi di Borsa, interessano le ripercussioni che simili ipotesi avrebbero sul locale, ed in particolare sul nostro territorio.

Da tempo andiamo denunciando il calo di potere del comune di Parma avvenuto prima con la fusione in Enia (con Reggio e Piacenza) e poi, in modo drammatico, con la nascita di Iren, con Genova e Torino a farla da padroni assoluti del campo.
Quali sono le conseguenze pratiche per i cittadini?
Ad esempio che su un tema fondamentale come i rifiuti e la loro gestione la scelta locale è bypassata da strategie di filiera e di società che spesso nulla hanno a che far con il benessere delle persone.
Significa che un inceneritore in costruzione possa essere semplicemente considerato un polo di business da cui ricavare utili a tutti i costi, convogliando materiali da bruciare fin che c'è posto, alla faccia degli impegni di sostenibilità e di confini provinciali da difendere.
Questi colossi insomma guardano al Paese come ad una scacchiera in cui muovere le proprie pedine, in vista dello scacco matto, non importa con quali ripercussioni nei territori locali.
Noi siamo pulci e l'interesse verso le pulci è direttamente proporzionale alla loro dimensione.
E' questa una situazione da cui venirne fuori.
Un'amministrazione locale è tale se ha in mano la cabina di regia delle scelte strategiche del territorio. La modalità di gestione dei rifiuti ricade tra queste priorità e non va assolutamente delegata a nessuno.
Davanti a questi giochini di Borsa & affini sale una riflessione che andrà portata a tutti i livelli.
Chi deve decidere del nostro futuro se non noi stessi?
Oggi si ha l'impressione che non siano le amministrazioni ad indicare le strade ma sia l'economia a dettare tempi e modi alla politica e che gli stessi delegati dal popolo siano a volte supini a certe scelte che provengono dagli alti uffici dei manager.
Un'abdicazione di potere a cui i cittadini si devono ribellare.
Questa riflessione di prospettiva ci ha fatto ricordare un'idea proposta negli primi anni '90 e mai concretizzata.
Allora non erano ancora state inventate le Doc e le Dop, eppure a Parma, esattamente in quel di Sissa, si svolse un convegno, organizzato dalla Scuola Professionale Regionale in Agricoltura, che di fatto le anticipava e addirittura le superava.
I primi di marzo del 1991 venne messa in discussione la proposta di Dac, denominazione di ambiente controllato, una strategia di territorio per mettere in sicurezza un intero sistema e dare la possibilità di produrre cose buone in un ambiente sano.
Il territorio è tutto ciò che abbiamo a lo dobbiamo preservare per le future generazioni.
La Dac oggi come visione di sistema torna d'attualità e la prospettiva di corretta gestione dei rifiuti che il comune di Parma ha portato avanti come cavallo di battaglia della campagna elettorale va in questa direzione.
Se mancasse condivisione con gli attuali gestori perché non ripensare in modo unitario la gestione del nostro territorio, coinvolgendo tutti gli enti locali?
La visione strategica e di sistema deve diventare la base di partenza di tutte le successive politiche territoriali, una complessa formula chimica con tutti gli ingredienti giusti, nelle giuste misure.
Di mega holding senza lineamenti riconoscibili facciamo volentieri a meno.

*
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 20 giugno 2012

Sono passati
751 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
45 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
30 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno
*Dal 1° maggio 2012 piatti e bicchieri di plastica possono essere conferiti nella raccolta differenziata della plastica (bidone giallo) grazie a nuovi accordi ANCI-CONAI

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