giovedì 26 luglio 2012

Inceneritore di Verona, trasparenze e silenzi, come a Parma


Alcuni sindaci appaiono a volte come campioni di trasparenza e uomini di buona volontà, pronti a proteggere i propri concittadini e la loro salute.
Sembrava così anche nel caso del sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi.



Nel marzo del 2011 fu siglata una convenzione con l’Istituto Superiore di Sanità, per esaminare gli inquinanti nell’area attorno al costruendo impianto di incenerimento di Ca’ del Bue, fratello gemello del mostro di Ugozzolo.
Trascorso ormai un anno e mezzo dalla dichiarazione in pompa magna, la relazione introduttiva, che è stata consegnata dall’Istituto Superiore di Sanità al Comune ormai nell’ottobre scorso, è andata persa in qualche polveroso cassetto.
Alla faccia della trasparenza.
La relazione, che abbiamo avuto modo di leggere, afferma che “la combustione di un chilogrammo di rifiuto produrrà un grammo di elementi inquinanti di interesse igienico-sanitario, fra i quali  ossidi di azoto, ammoniaca, diossine, PCB, IPA, arsenico, mercurio, cadmio”.
Dal momento che si prevede di bruciare 600 tonnellate di rifiuti al giorno, quanti inquinanti saranno prodotti ogni giorno dall’impianto?

Le analisi preoccupanti non finiscono qui: “Questa situazione (la climatologia dell’area, che è poi quella tipica della pianura padana e perciò simile alla nostra) crea una criticità per cui le emissioni dell’impianto potrebbero coinvolgere aree collocate ad oltre 10 Km dall’impianto”.
Ed ancora: “Nell’intera area di raggio di 5000 metri dall’impianto sono presenti insediamenti urbani con densità abitativa che li rende sensibili ai contaminanti aerodispersi”.
Che tradotto sarebbe come dire: in questa area ci sono uomini, donne, bambini che saranno contaminati dalle emissioni dell’inceneritore.
Non molto tranquillizzante.
Non vogliamo entrare nel merito del progetto di biomonitoraggio capeggiato dall’I.S.S. per l’inceneritore di Verona, ma il progetto già in premessa ricorda come sia arduo il controllo per la difficoltà di reperire esattamente le fonti emissive degli inquinanti.
E' del tutto probabile che alla fine si dica che l’inquinamento riscontrato non è colpa dell’impianto di incenerimento.
Anche l’impianto di Parma ha il suo progetto di controllo emissioni ed eventuale impatto sulla popolazione. Un progetto che probabilmente ci dirà che effettivamente gli inquinanti sono emessi (del resto lo sappiamo già dagli studi internazionali e da ciò che è riportato nel progetto stesso del PAI), ma lo dirà quando sarà troppo tardi e il danno ormai fatto.
Sappiamo che le sostanze emesse, diossine, furani, PCB, metalli pesanti, nel tempo di funzionamento si accumuleranno nei terreni circostanti, che diventeranno una sorta di discarica all’aperto per queste sostanze cancerogene.
Sempre di più risulta evidente come la scelta fatta da Parma sia foriera di future malattie e di impoverimento della qualità del territorio circostante.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 26 luglio 2012

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