lunedì 6 agosto 2012

Dove vanno a finire?


Un luogo comune della gestione domestica dei nostri rifiuti è il credere che gettare i rifiuti nei cassonetti dell'indifferenziato corrisponda ad una azione virtuosa, che se seguita da tutti risolverebbe il problema relativo agli scarti.
Purtroppo le verità è un'altra.
Certamente abbandonare rifiuti ai bordi delle strade, nelle scarpate, nei torrenti, è ancora peggio e rende indefinito e incerto il destino degli stessi.



Proviamo però anche ad osservare il supposto virtuoso cassonetto e capire quali strade i nostri scarti prendano se collocati in questi contenitori, di cui anche Parma è ancora disseminata.
Il destino dei rifiuti “indifferenziati”, così vengono definiti quelli che provengono dai cassonetti stradali, è a Parma il preselettore del Cornoccio, un impianto che consente un primo trattamento e permette di separare la parte umida da quella secca.
Il flusso secco in uscita dal selettore è indirizzato a due sistemi, la discarica oppure l'inceneritore.
Di recupero di materiali si può solo parlare della parte umida, che come frazione putrescibile viene poi portata a stabilizzazione e diventa materiale di copertura delle discariche, e un  recupero di metalli, attraverso un sistema di magneti.
La parte secca, come detto, va a discarica o a incenerimento, quella umida alla fine giunge anch'essa in discarica.

Il destino dei materiali stoccati in discarica è noto, un ammasso di materiali di difficile gestione, da controllare per decenni, sempre con il rischio di produzione di percolati e gas serra.
Il destino dei materiali che vanno ad incenerimento è anch'esso ormai conosciuto. Il materiale bruciato si trasforma in ceneri, pesanti quelle di fondo caldaia, leggere quelle contenute nei filtri.
Sono evidenti le scarse performance ambientali.
Ed è evidente che quell'oggetto che finisce nel cassonetto ha il destino segnato e non è recuperabile.
Ci sono però altri pericoli: gli oggetti che noi depositiamo come scarti (credendo di liberarcene per sempre ed in modo sicuro) possono invece tornare al mittente, per esempio sotto forma di gas che escono dal camino degli inceneritori.
Dovremmo avere maggiore consapevolezza quando facciamo il gesto del liberarci di oggetti nell'indifferenziato.
Partendo dal presupposto che non saranno recuperati come materia (un grande spreco energetico), e che dovremo anche valutare l'effetto che il fuoco avrà su quella materia.
Sentiamo parlare spesso di inquinamento da metalli pesanti e dai dati di progetto degli inceneritori ci accorgiamo che tantissime sono le sostanze emesse sotto forma di metalli, pericolosi per la salute.
I metalli pesanti degli inceneritori non si formano casualmente ma sono il frutto della combustione di materiali come l'alluminio che troviamo spesso negli scarti urbani.
O anche le famigerate diossine che si formano in presenza di materiali con presenza di cloro.
Quando gettiamo via rifiuti dovremmo chiederci molto seriamente se le cose che buttiamo non possano invece prendere la via del riciclo.
Se quei materiali bruciando non possano farci del male tornandoci in casa nell'aria che respiriamo.
Ogni volta che apriamo il bidone dell'indifferenziato ci dovremmo porre queste domande.
Pensate a quanti imballaggi ricchi di alluminio ci sono: tetrapack, marmellate monouso, coperchi degli yogurt, involucro del burro, lattine. Non parliamo poi delle bottiglie di plastica, dei contenitori alimentari di polistirolo, dei film da imballaggio, di posate plastiche.
Togliere i materiali riciclabili dall'indifferenziato è anche una scelta di salute.
Da non sottovalutare.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 6 agosto 2012

Sono passati
798 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
92 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
77 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno
Dal 1° maggio 2012 piatti e bicchieri di plastica potranno essere conferiti nella raccolta differenziata della plastica (bidone giallo) grazie a nuovi accordi ANCI-CONAI

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