Barilla a convivere con l’inceneritore è abituata: quello erigendo di Ugozzolo quanto dista dallo stabilimento di Via Mantova? Poco o nulla. Ed i fumi emessi arriveranno sparati contro l’azienda, ed il suo prodotto
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Se dico dove c’è Barilla, cosa vi viene in mente? C’è casa, come nel vecchio andiamo della pubblicità che ci ha accompagnato per anni? C’è pasta, come quella al pomodoro, sfornata dalle massaie di tutta Italia? C’è famiglia, come quella meravigliosamente finta delle pubblicità Mulino Bianco, che la vita ogni giorno si impegna a ricordarci che non esiste?
Ma no, non avete capito. C’è inceneritore, fumo, inquinamento. Si, morte, malattia, mutazioni genetiche.
La prova? Beh, l’abbiamo avuta questa mattina, quando l’impegnatissimo premier Monti ha inaugurato il nuovo, o meglio, rinnovato, stabilimento di Rubbiano, riconvertito alla produzione di sughi pronti. Quello che fa sorridere è come l’azienda si sia premurata di dichiararsi ecosostenibile, attenta a non inquinare producendo, sorvolando sulla vicinanza con il co-inceneritore della Laterlite, i cui fumi doneranno un piacevole profumo di affumicato alle passate ed ai pesti.
Lasagne alla Bolognese? No, alla combustione, diremmo.
Ma in fondo, Barilla a convivere con l’inceneritore è abituata: quello erigendo di Ugozzolo quanto dista dallo stabilimento di Via Mantova? Poco o nulla. Ed i fumi emessi arriveranno sparati contro l’azienda, ed il suo prodotto.
C’era già la fabbrica quando hanno deciso di costruirlo? Verissimo. Ma siamo altrettanto certi che la potenza e l’influenza dell’azienda non potessero fermare, traslocare, bloccare la costruzione del termovalorizzatore, che il colosso alimentare non avesse sufficiente peso politica sulla giunta che ne approvò la realizzazione?
Chiediamocelo. E la risposta potrebbe non piacerci.
Cosa potremo fare? Forse nulla, se non sperare che la prossima generazione di parmigiani abbia tre teste e sette mani. Tutte le tre bocche, ovviamente, sarebbero sfamate con pasta pronta Barilla.
(Francesca Devincenzi)
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