Isde Emilia-Romagna contro il piano regionale rifiuti
La Giunta della Regione Emilia-Romagna, in data 30/7/2012, con delibera n. 1147/2012, cod. documento GPG/2012/1247, ha licenziato gli “indirizzi per l’elaborazione del Piano Regionale di gestione dei Rifiuti (PRGR)”.
Tale delibera desta non poche perplessità innanzi tutto per il divario esistente tra le enunciazioni di principio in essa contenute e le azioni concrete che si prospettano al fine di realizzare le suddette enunciazioni. Tale divario diviene ancor più evidente se si tiene conto della situazione di fatto relativa all’attuale trend produzione dei rifiuti ed alla dotazione impiantistica esistente. Infatti, l’analisi dell’attuale situazione della produzione dei rifiuti, così come emerge dallo stesso documento, mostra che le attuali politiche di gestione dei rifiuti nella nostra regione hanno fallito completamente rispetto al principale e prioritario obiettivo di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti: infatti la produzione dei rifiuti urbani, lungi dal diminuire, è aumentata dal 2001 al 2010 del 22% in termini assoluti e del 13% come produzione pro capite (tenuto conto dell’aumento del 9% della popolazione).
Eppure, in tutti i piani gestione dei rifiuti, sia a livello provinciale che regionale, in ottemperanza alle normative nazionali (a partire dal decreto Ronchi) veniva posto quale obiettivo prioritario da perseguire proprio la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti! La crescita complessiva dei rifiuti prodotti fa sì che, nonostante la crescita della percentuale di raccolta differenziata, la quota da smaltire sia tutto meno che “residuale”: si tratta, per riferirsi solo ai rifiuti urbani, di 1.500.000 tonnellate di rifiuti su un totale di circa 3.000.000 di tonnellate. In pratica, la crescita della produzione dei rifiuti si è “mangiata” gran parte del vantaggio ottenuto con l’aumento in termini percentuali della raccolta differenziata.
Poiché, come abbiamo visto, la fase finale della gestione dei rifiuti interessa circa il 50% di una massa di rifiuti che ha registrato finora un continuo aumento, come medici e cittadini interessati alla protezione della salute e dell’ambiente - in quanto a sua volta determinante della salute umana - riteniamo inaccettabile che sulla base degli indirizzi indicati dalla Giunta Regionale si preveda che tali rifiuti debbano essere avviati primariamente a recupero energetico, secondariamente ad incenerimento, e solo come opzione residuale in discarica.
Ciò diviene ancor più preoccupante in quanto la delibera prevede esplicitamente la progressiva chiusura delle discariche mentre per gli inceneritori esistenti non solo non parla minimamente di chiusure, ma esplicitamente prevede l’utilizzo prioritario degli inceneritori e termovalorizzatori per lo smaltimento finale dei rifiuti urbani prodotti nel territorio regionale nel rispetto del principio di prossimità. Siamo costretti a ricordare che, purtroppo, dai camini degli impianti che provvederanno allo smaltimento dei rifiuti indifferenziati mediante combustione (comunque li si vogliano definire) continueranno ad uscire inquinanti di comprovata tossicità che, anche nel rispetto delle normative, rimarranno comunque pericolosi per la salute umana, andando ad incrementare il carico inquinante che grava sull’intera regione, già di per sé una tra le aree più inquinate del pianeta.
Ricordiamo anche quanto recita l’articolo 4 del D.Lgs. n. 205/2010 (in recepimento della Direttiva Europea 2008/98/CE): “nel rispetto della gerarchia del trattamento dei rifiuti le misure dirette al recupero dei rifiuti mediante la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia”). Una quota dei rifiuti indifferenziati pari a circa la metà di tutti i rifiuti urbani prodotti, sta a indicare che i metodi adottati per la raccolta non sono adeguati alla finalità di un recupero ottimale della materia.
I rifiuti indifferenziati contengono ancora grandi quantità di materiali riciclabili. Avviare questi rifiuti “prioritariamente” all’incenerimento rappresenta oggettivamente un sovvertimento delle priorità indicate dalla normativa; inoltre, sul piano sanitario, ciò costituisce una violazione del principio di prevenzione o quanto meno di precauzione, visti i segnali non certo tranquillizzanti che continuano a venire dagli studi epidemiologici effettuati sulle popolazioni esposte alle emissioni degli inceneritori. Oltretutto appare improprio considerare l’incenerimento come fase finale di smaltimento per i rifiuti: non si può infatti dimenticare che l’inceneritore produce a sua volta dei rifiuti, ben più pericolosi di quelli in ingresso, che necessitano di essere smaltiti: scorie, ceneri pesanti, ceneri volanti e residui della filtrazione dei fumi.
Ciò desta in noi un’ulteriore preoccupazione, in quanto a pag. 20 della delibera, a proposito di recupero dei materiali, troviamo espressa la volontà di “valorizzare specifiche tipologie di rifiuti…...ovvero le scorie di incenerimento” dimenticando (o omettendo di ricordare) che si tratta di materiali che presentano elevate concentrazioni di inquinanti tossici, persistenti e cancerogeni e, come tali, da smaltire in sicurezza e non certo da “riciclare”: la delibera non specifica le modalità di riciclaggio di questi materiali che rappresentano una “scomoda eredità” del processo di incenerimento, ma sono note le proposte che vengono dall’industria cementiera e delle costruzioni, che auspicano l’impiego di scorie e ceneri da incenerimento miscelate al cemento in manufatti per l’edilizia o il loro utilizzo come sottofondi stradali. Non esitiamo a definire simili proposte come una vera e propria follia, che non mancherà, se realizzata, di provocare nel tempo conseguenze nefaste per la salute dell’uomo e per l’ambiente.
Come medici ISDE rivendichiamo un’ approfondita conoscenza del problema rifiuti e delle conseguenze sanitarie dovute agli impianti di incenerimento e non possiamo esimerci dall’esprimere profonda delusione dalle linee guida tracciate dalla Giunta Regionale per il piano rifiuti regionale, che si confermano come appiattite sulla difesa di interessi economici consolidati delle aziende partecipate .
Ribadiamo come la salute dei cittadini sia prioritaria rispetto all’economia e al mercato.
Richiediamo pertanto :
-la radicale modifica delle delibera in oggetto da parte della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna in quanto oggettivamente in contrasto con le direttive europee e con la legislazione nazionale.
-di avviare in tempi brevi la discussione presso la regione Emilia-Romagna della proposta di legge d’iniziativa popolare presentata da numerosi enti locali - di cui condividiamo obiettivi e finalità - che raccoglie l’adesione di oltre un milione di cittadini emiliano-romagnoli e rappresenta una proposta alternativa alla attuale delibera regionale, capace di indirizzare la futura gestione dei rifiuti nella direzione auspicata dalla Direttiva Europea 2008/98/CE, verso un’autentica “società del riciclaggio .
Sulla base di queste considerazioni, che reputiamo essere in perfetta sintonia con le linee strategiche della nostra Società sulla corretta gestione di rifiuti, riteniamo altresì che sia necessario rivolgere un appello alla Regione Emilia-Romagna per una modifica della deliberazione in oggetto secondo quanto previsto dalla recente normativa europea
Il referente Isde Emilia Romagna
Dott. Giuseppe Miserotti
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 9 novembre 2012
Sono passati
37
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77
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897
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184
Giorni dalla data prevista di accensione dell'inceneritore di Parma
172
Giorni dal voto amministrativo che ha fatto vincere il no all'inceneritore
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