Terni,
inceneritore e incidenza sui tumori: i dati in un convegno
di Francesca Mancosu –
Umbria 24
http://www.umbria24.it/terni-inceneritore-e-incidenza-sui-tumori-i-dati-in-un-convegno/141531.html
“Dati inconfutabili
dimostrano che gli inceneritori aumentano la mortalità”.
A parlare è Giuseppe
Giorgio Nenci, professore ordinario di Medicina interna
all’Università degli Studi di Perugia, intervenuto sabato al
convegno “Inceneritori e salute: nessun rischio?”, organizzato
dal Comitato No Inceneritori Terni e dall’associazione LiberaMente.
Inconfutabili, garantisce
Nenci, ma in mancanza di dati recenti sugli inceneritori di Terni –
il termovalorizzatore Aria-Acea sarà a regime tra un paio di mesi,
quello dell’Asm è spento e sotto sequesto dal 2008, mentre il
Printer non è più attivo da tempo – sono stati presi in esame
alcuni studi condotti in altre regioni italiane e all’estero.
Sotto accusa le nanopolveri.
Secondo Nenci, un
inceneritore emette circa “circa 250 tipi di composti volatili, di
natura prevalentemente sconosciuta. Solo il 2% ricade sulla
superficie circostante; il resto, spinto dal vento, giunge al suolo,
contamina le acque, le coltivazioni, gli allevamenti e quindi il
nostro cibo. Da qui, o dalle vie aree, le polveri finiscono nel
sangue e in tutto l’organismo. Sono sostanze con effetto ossidante,
capaci di alterare il Dna delle cellule e di trasformarle in
cancerogene”.
I casi di Coriano e
Kirklees.
Significativo il caso di
Coriano (FC), con due inceneritori che bruciano rifiuti ospedalieri e
generici: “dal 1990 al 2004 la mortalità per tumore delle donne
residenti – per almeno 5 anni entro 3 chilometri – è passata dal
17 al 54%. A Kirklees, nel nord est dell’Inghilterra, nel 2010 il
livello di mortalità infantile nei distretti posti sottovento
rispetto all’inceneritore era pari al 9,6 per mille, mentre nei
distretti sopravento il tasso era fermo all’1,1”.
Altrettanto emblematico è
stato definito “lo Studio Moniter del 2011, commissionato dalla
Giunta regionale dell’Emilia Romagna, che ha rilevato un aumento
della mortalità del numero di neonati prematuri, aborti spontanei e
malformazioni congenite, in proporzione al numero di anni di
esposizione alle emissioni”.
Nonostante non ci sia la
certezza di un rapporto di causa ed effetto, ha affermato Nenci, “a
seguito della pubblicazione di questo studio, nel settembre 2012,
l’assessore regionale all’ambiente ha dichiarato che in Emilia
Romagna non si costruiranno più inceneritori, e che quelli esistenti
verranno progressivamente smantellati”.
Meglio la raccolta
differenziata. Ma dov’è la soluzione del problema?
Secondo Valerio Gennaro,
dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova,
“l’incenerimento non serve. L’unica, valida alternativa, come
dimostra il caso del Comune di Capannori (LU), che ha applicato una
tassa sui rifiuti a tariffa puntuale (per effettiva quantità
prodotta e non per metri quadri di proprietà) e ha una raccolta
differenziata all’80%, è il riciclo”. Ogni comune, poi “dovrebbe
acquisire i dati sulle quote di inquinamento, sul rilevamenti delle
centraline, sull’incidenza delle malattie, sui ricoveri, sul numero
di malformazioni e di aborti. Poi dovrebbe correttamente diffonderle
e permetterne lo studio”.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
16 gennaio 2013
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