venerdì 18 gennaio 2013

Lo avevamo detto 7 anni fa


Quattro arrestati, venti indagati.
E' Public Money, l’ennesima inchiesta che sta rivoltando i vertici amministrativi che negli anni scorsi hanno fatto della nostra città un territorio privato di conquista.
Ora tanti si fanno vanto di “aver fiutato” il losco, di aver denunciato e condannato il malaffare di questi anni. Forse in troppi, altrimenti questo impianto di corruzione e collusione non sarebbe stato sostenibile di fronte a decise, inattaccabili ed integerrime opposizioni.
O vogliamo pensare che una ventina di persone possano da sole congegnare un così vasto illecito, mettere in ginocchio una città, senza avere un ampio silenzio politico interno?
Un silenzio/assenso che oggi coinvolge un colore politico, domani magari il suo opposto, attraverso tacite e reciproche convenienze.



La questione inceneritore è proprio il simbolo di questo sistema che attinge la sua forza nella commistione tra pubblico e privato, tra amministrazioni coinvolte di opposta appartenza (Comune e Provincia), che però convergono nel progetto, e nella distorsione del ruolo di Iren, società privata quotata in borsa che ha come fine il lucro e la sua funzione di azienda che fornisce un servizio pubblico.
Nel maggio 2006 scrivevamo: “Ci facciamo tante domande sull’affidabilità delle nostre amministrazioni e di Enia quando dicono di voler portare avanti una corretta gestione rifiuti. Come possiamo fidarci delle promesse dei nostri amministratori di una seria raccolta differenziata quando non riescono a far funzionare nemmeno un impianto di compostaggio? Come possiamo fidarci se 48.000 tonnellate di rifiuti e ceneri sono da anni stoccate in condizione di pericolo per la collettività? Come possiamo fidarci di amministratori pubblici che danno mandato ad un’azienda che opera nelle 3 province in condizione di monopolio? Come possiamo fidarci di amministrazioni che indicano alla stessa azienda la raccolta differenziata quando la massima convenienza per quest'ultima è incenerire più rifiuti possibile?”.
Ingenuità, lungimiranza?
Da allora continuiamo a sostenere che l’inceneritore non risponda ad interessi funzionali alla collettività, ma ad interessi politici, privati, personalistici ed ovviamente economici.
Gli elementi ed i personaggi ci sono tutti.
L’ex sindaco Vignali, tra i maggiori sostenitori del forno, che si fa finanziare la campagna elettorale 2007 da Enìa – come poteva sfuggire il simbolo di Enìa sui pamphlet pubblicitari del candidato - , per poi cavalcare le tesi GCR bloccando la costruzione dell’impianto per fini elettorali.
Il ras del PDL, uomo di partito ed espressione dei cittadini, messo dal comune sulla poltrona di vicepresidente di Iren, uomo pubblico in commistione con il privato, che fa gli interessi suoi personali.
L’amministrazione provinciale, con la farsa del permesso a costruire che non c’è, che non si trova ma sicuramente c'è, con il sostegno verso un progetto a loro dire perfetto ed integerrimo.
E a proposito di quest’ultima parte politica, sempre per quel discorso di trasparenza prima introdotto, saremmo curiosi di sapere chi ha pagato la campagna elettorale a sindaco di Bernazzoli, lo scorso anno.
Stai a vedere che la storia potrebbe ripetersi?
Queste sono solo alcune rappresentazioni di un sistema, che alla base ha un principio dominante, quello di ottenere interessi privati profittando di ruoli di potere pubblici.
Intorno al progetto del forno in questi anni abbiamo visto e rappresentato di tutto.
E' particolarmente triste dover dire oggi ai cittadini che sette anni fa noi “ve l’avevamo detto”.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 18 gennaio 2013

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