Quattro arrestati, venti
indagati.
E' Public Money, l’ennesima
inchiesta che sta rivoltando i vertici amministrativi che negli anni
scorsi hanno fatto della nostra città un territorio privato di
conquista.
Ora tanti si fanno vanto di
“aver fiutato” il losco, di aver denunciato e condannato il
malaffare di questi anni. Forse in troppi, altrimenti questo impianto
di corruzione e collusione non sarebbe stato sostenibile di fronte a
decise, inattaccabili ed integerrime opposizioni.
O vogliamo pensare che una
ventina di persone possano da sole congegnare un così vasto
illecito, mettere in ginocchio una città, senza avere un ampio
silenzio politico interno?
Un silenzio/assenso che oggi
coinvolge un colore politico, domani magari il suo opposto,
attraverso tacite e reciproche convenienze.
La questione inceneritore è
proprio il simbolo di questo sistema che attinge la sua forza nella
commistione tra pubblico e privato, tra amministrazioni coinvolte di
opposta appartenza (Comune e Provincia), che però convergono nel
progetto, e nella distorsione del ruolo di Iren, società privata
quotata in borsa che ha come fine il lucro e la sua funzione di
azienda che fornisce un servizio pubblico.
Nel maggio 2006 scrivevamo:
“Ci facciamo tante domande sull’affidabilità delle nostre
amministrazioni e di Enia quando dicono di voler portare avanti una
corretta gestione rifiuti. Come possiamo fidarci delle promesse dei
nostri amministratori di una seria raccolta differenziata quando non
riescono a far funzionare nemmeno un impianto di compostaggio? Come
possiamo fidarci se 48.000 tonnellate di rifiuti e ceneri sono da
anni stoccate in condizione di pericolo per la collettività? Come
possiamo fidarci di amministratori pubblici che danno mandato ad
un’azienda che opera nelle 3 province in condizione di monopolio?
Come possiamo fidarci di amministrazioni che indicano alla stessa
azienda la raccolta differenziata quando la massima convenienza per
quest'ultima è incenerire più rifiuti possibile?”.
Ingenuità, lungimiranza?
Da allora continuiamo a
sostenere che l’inceneritore non risponda ad interessi funzionali
alla collettività, ma ad interessi politici, privati, personalistici
ed ovviamente economici.
Gli elementi ed i personaggi
ci sono tutti.
L’ex sindaco Vignali, tra
i maggiori sostenitori del forno, che si fa finanziare la campagna
elettorale 2007 da Enìa – come poteva sfuggire il simbolo di Enìa
sui pamphlet pubblicitari del candidato - , per poi cavalcare le tesi
GCR bloccando la costruzione dell’impianto per fini elettorali.
Il ras del PDL, uomo di
partito ed espressione dei cittadini, messo dal comune sulla poltrona
di vicepresidente di Iren, uomo pubblico in commistione con il
privato, che fa gli interessi suoi personali.
L’amministrazione
provinciale, con la farsa del permesso a costruire che non c’è,
che non si trova ma sicuramente c'è, con il sostegno verso un
progetto a loro dire perfetto ed integerrimo.
E a proposito di
quest’ultima parte politica, sempre per quel discorso di
trasparenza prima introdotto, saremmo curiosi di sapere chi ha pagato
la campagna elettorale a sindaco di Bernazzoli, lo scorso anno.
Stai a vedere che la storia
potrebbe ripetersi?
Queste sono solo alcune
rappresentazioni di un sistema, che alla base ha un principio
dominante, quello di ottenere interessi privati profittando di ruoli
di potere pubblici.
Intorno al progetto del
forno in questi anni abbiamo visto e rappresentato di tutto.
E' particolarmente triste
dover dire oggi ai cittadini che sette anni fa noi “ve l’avevamo
detto”.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
18 gennaio 2013
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