martedì 23 aprile 2013

Federico Valerio, lezione sul biometano


Mi sembra di aver capito che quei pochi che non approvano l'art 14 della Legge di Iniziativa Popolare "Rifiuti Zero" ( www.leggerifiutizero.it ) facciano questa scelta, in quanto contrari alla combustione del biogas e all'inquinamento che questa combustione produce.
Per principio costoro sono contrari a tutte le combustioni, a prescindere.
Personalmente faccio dei distinguo: io sono contrario a tutte le combustioni evitabili.
Però, debbo fare un ulteriore distinguo per le combustioni inevitabili: riscaldare la casa, cuocere la pasta, farsi una doccia, produrre elettricità, muovere un automezzo, un treno, un metrò....
In questi casi, sono favorevole a che si faccia uso solo di combustibili a basso impatto ambientale.
E metano e biometano hanno esattamente questa caratteristica: sono i combustibili con il più basso fattore di emissione.



A parità di energia prodotta, metano e biometano producono, in assoluto, la minore quantità di polveri sottili, ossidi di azoto, policiclici aromatici, diossine, tra tutti i combustibili a nostra disposizione ( legna, carbone, gasolio, olio combustibile...)
Chi non vuole la digestione anaerobica, preferisce il compostaggio come trattamento dei nostri scarti organici?
Certamente il compostaggio è da preferire in tutti i casi in cui questa tecnologia sia praticabile, tuttavia chi non vuole combustioni deve aver presente che il compostaggio richiede energia per il suo funzionamento e che il processo di compostaggio comporta anche emissioni gassose "inquinanti" (ammoniaca, composti organici volatili).
Per compostare una tonnellata di frazione organica occorre da 130 a 160 chilowattore di energia, in gran parte energia elettrica per alimentare i compressori che forniscono l'aria necessaria per il processo di compostaggio.
E per produrre questi 130-160 chilowattore, nella attuale situazione, occorre bruciare qualche cosa, da qualche parte e quindi produrre inquinamento da ossidi di azoto, nanopolveri, diossine...
Inoltre, le naturali emissioni gassose di un impianto di compostaggio, hanno anche effetti sul cambiamento climatico, sulla formazione di ozono e anche sulla nostra salute, in quanto nelle emissioni sono presenti anche composti tossici per l'uomo.
A fronte di tutto questo, non compostiamo più i nostri scarti organici? Mandiamo tutto in discarica? Li termovalorizziamo?
La risposta ovviamente è no, in quanto l'impatto ambientale e sanitario di discariche e termovalorizzatori, a parità di materiali trattati, è nettamente superiore a quello del compostaggio!
Rispetto al compostaggio "energivoro", la digestione anaerobica ci evita, anch'essa, i problemi della putrescibilità dei nostri scarti ma ha il vantaggio di produrre un gas (il metano) che può essere usato per tutti le necessità energetiche di questo stesso impianto (calore, energia elettrica, autotrazione).
E il metano, che sia fossile o prodotto 50 giorni prima con la digestione anaerobica, è in assoluto il combustibile più pulito che abbiamo a disposizione.
Il politecnico di Milano ha documentato addirittura l'assenza di nanopolveri se si usa il metano come combustibile. Secondo i suoi studi, da una caldaia a metano escono meno nanopolveri di quelle presenti nell'aria di Milano, usata per alimentare la caldaia utilizzata per le misure.
Pertanto, un digestore anaerobico è energeticamente autosufficente ed evita di dover produrre altrove l'energia che gli serve per funzionare e il corrispondente inquinamento.
Se il biogas si depura a biometano, riducendo la concentrazione di anidride carbonica del biogas, si ottiene un gas composto per oltre il 95% di metano, ossia la stessa concentrazione di metano nel gas naturale, quello che depurato alla fonte in Libia, nei mari del Nord, in Siberia, ci arriva in casa attraverso i gasdotti, i tubi del gas, nei fornelli della cucina e nel bruciatore della calderina, dove viene (ahimè!) bruciato per fornirci calore.
In conclusione, sia il compostaggio che la digestione anaerobica hanno, inevitabilmente, impatti ambientali, tra di loro molto simili ed in entrambi i casi, nettamente inferiori a quelli della termovalorizzazione.
Mi si dirà che un impianto di compostaggio potrebbe essere alimentato con energia fotovoltaica ed eolica e in tal modo ad impatto ancora più basso
In effetti questo in parte già avviene, ma con costi elevati che non giustificano l'intera copertura dei fabbisogni energetici di un impianto di compostaggio.
Inoltre, oggi le fonti di energia rinnovabile senza combustione, coprono solo l'11% dei nostri consumi di energia elettrica.
E quando tra qualche anno non avremo più disponibile metano siberiano o libico?
Piaccia o no (a me piace moltissimo), quando saremo a quel punto, la digestione anaerobica dei nostri scarti organici, oltre a far funzionare questi impianti, ci fornirà un bel po' di bio-metano per continuare a far da mangiare, farci la doccia, riscaldare casa, muovere l'automobile.
Biometano che, fin da ora dobbiamo imparare a produrre e ad usare con sobrietà, in quanto l'autoproduzione non sarà certo in grado di coprire gli attuali nostri consumi.
Ma "meno male che il biometano c'è" e ci sarà.

Federico Valerio

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

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