Mi sembra di aver capito che
quei pochi che non approvano l'art 14 della Legge di Iniziativa
Popolare "Rifiuti Zero" ( www.leggerifiutizero.it
) facciano questa scelta, in quanto contrari alla combustione del
biogas e all'inquinamento che questa combustione produce.
Per principio costoro sono
contrari a tutte le combustioni, a prescindere.
Personalmente faccio dei
distinguo: io sono contrario a tutte le combustioni evitabili.
Però, debbo fare un
ulteriore distinguo per le combustioni inevitabili: riscaldare la
casa, cuocere la pasta, farsi una doccia, produrre elettricità,
muovere un automezzo, un treno, un metrò....
In questi casi, sono
favorevole a che si faccia uso solo di combustibili a basso impatto
ambientale.
E metano e biometano hanno
esattamente questa caratteristica: sono i combustibili con il più
basso fattore di emissione.
A parità di energia
prodotta, metano e biometano producono, in assoluto, la minore
quantità di polveri sottili, ossidi di azoto, policiclici aromatici,
diossine, tra tutti i combustibili a nostra disposizione ( legna,
carbone, gasolio, olio combustibile...)
Chi non vuole la digestione
anaerobica, preferisce il compostaggio come trattamento dei nostri
scarti organici?
Certamente il compostaggio è
da preferire in tutti i casi in cui questa tecnologia sia
praticabile, tuttavia chi non vuole combustioni deve aver presente
che il compostaggio richiede energia per il suo funzionamento e che
il processo di compostaggio comporta anche emissioni gassose
"inquinanti" (ammoniaca, composti organici volatili).
Per compostare una
tonnellata di frazione organica occorre da 130 a 160 chilowattore di
energia, in gran parte energia elettrica per alimentare i compressori
che forniscono l'aria necessaria per il processo di compostaggio.
E per produrre questi
130-160 chilowattore, nella attuale situazione, occorre bruciare
qualche cosa, da qualche parte e quindi produrre inquinamento da
ossidi di azoto, nanopolveri, diossine...
Inoltre, le naturali
emissioni gassose di un impianto di compostaggio, hanno anche
effetti sul cambiamento climatico, sulla formazione di ozono e anche
sulla nostra salute, in quanto nelle emissioni sono presenti anche
composti tossici per l'uomo.
A fronte di tutto questo,
non compostiamo più i nostri scarti organici? Mandiamo tutto in
discarica? Li termovalorizziamo?
La risposta ovviamente è
no, in quanto l'impatto ambientale e sanitario di discariche e
termovalorizzatori, a parità di materiali trattati, è nettamente
superiore a quello del compostaggio!
Rispetto al compostaggio
"energivoro", la digestione anaerobica ci evita, anch'essa,
i problemi della putrescibilità dei nostri scarti ma ha il vantaggio
di produrre un gas (il metano) che può essere usato per tutti le
necessità energetiche di questo stesso impianto (calore, energia
elettrica, autotrazione).
E il metano, che sia fossile
o prodotto 50 giorni prima con la digestione anaerobica, è in
assoluto il combustibile più pulito che abbiamo a disposizione.
Il politecnico di Milano ha
documentato addirittura l'assenza di nanopolveri se si usa il metano
come combustibile. Secondo i suoi studi, da una caldaia a metano
escono meno nanopolveri di quelle presenti nell'aria di Milano, usata
per alimentare la caldaia utilizzata per le misure.
Pertanto, un digestore
anaerobico è energeticamente autosufficente ed evita di dover
produrre altrove l'energia che gli serve per funzionare e il
corrispondente inquinamento.
Se il biogas si depura a
biometano, riducendo la concentrazione di anidride carbonica del
biogas, si ottiene un gas composto per oltre il 95% di metano, ossia
la stessa concentrazione di metano nel gas naturale, quello che
depurato alla fonte in Libia, nei mari del Nord, in Siberia, ci
arriva in casa attraverso i gasdotti, i tubi del gas, nei fornelli
della cucina e nel bruciatore della calderina, dove viene (ahimè!)
bruciato per fornirci calore.
In conclusione, sia il
compostaggio che la digestione anaerobica hanno, inevitabilmente,
impatti ambientali, tra di loro molto simili ed in entrambi i casi,
nettamente inferiori a quelli della termovalorizzazione.
Mi si dirà che un impianto
di compostaggio potrebbe essere alimentato con energia fotovoltaica
ed eolica e in tal modo ad impatto ancora più basso
In effetti questo in parte
già avviene, ma con costi elevati che non giustificano l'intera
copertura dei fabbisogni energetici di un impianto di compostaggio.
Inoltre, oggi le fonti di
energia rinnovabile senza combustione, coprono solo l'11% dei nostri
consumi di energia elettrica.
E quando tra qualche anno
non avremo più disponibile metano siberiano o libico?
Piaccia o no (a me piace
moltissimo), quando saremo a quel punto, la digestione anaerobica dei
nostri scarti organici, oltre a far funzionare questi impianti, ci
fornirà un bel po' di bio-metano per continuare a far da mangiare,
farci la doccia, riscaldare casa, muovere l'automobile.
Biometano che, fin da ora
dobbiamo imparare a produrre e ad usare con sobrietà, in quanto
l'autoproduzione non sarà certo in grado di coprire gli attuali
nostri consumi.
Ma "meno male che il
biometano c'è" e ci sarà.
Federico Valerio
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
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