giovedì 25 aprile 2013

La frana che minaccia Citterio


Sulla collina soprastante lo stabilimento Citterio, al Poggio Sant'Ilario, c'è un via vai di ruspe e camion per il movimento terra.
Di fronte al pericolo di frana che grava sullo stabilimento, ci si è mossi per farvi fronte.
I macchinari stanno terrazzando il pendio e si sta cercando di drenare l'acqua con piccole canalizzazioni che stornino la sua direzione di discesa dal lato stabilimento verso altri adiacenti.
Di fatto, la collina è diventata un cantiere ed il suo assetto è completamente stravolto.
Le famiglia che abitano le palazzine adiacenti guardano allibite allo scempio in atto e si domandano se ci sia stata una autorizzazione o se Citterio possa fare ciò che vuole.
L'azione va infatti ben oltre i confini della proprietà dello stabilimento, delimitati da una recinzione metallica.



Ad una prospezione in situ, salendo la collina, si notano tracce di un'opera di contenimento precedente gli attuali lavori. Una linea di pali a scendere da dove le ruspe stanno ora scavando.
Continuando a salire, si notano tre nicchie di distacco di più di un metro di profondità proprio sotto la casa posta sulla cima, a contornare tutto il lato della collina visibile dalla strada.
Lo sviluppo delle nicchie di distacco evidenzia come il moto franoso avviluppi ormai la collina in toto.
Da testimonianze di gente del posto, si apprende che dove ora si sta scavando per terrazzare si era creata una nicchia di distacco ancora più grossa, superiore all'altezza di un uomo e tale da minacciare direttamente lo stabilimento.
La nicchia di distacco c'era anche l'anno precedente, anzi era l'unica che si fosse realizzata. In pratica costituiva la testimonianza di una frana relitta che caratterizzava proprio la collina sopra lo stabilimento.
Citterio non è nuova a tali interventi verso la collina.
Per ricavare spazio utile ad erigere l'edificio di rendering ed il cogeneratore stesso, Citterio aveva provveduto a tagliare una fetta di collina che degradava all'interno della sua proprietà e ad erigervi un muro di contenimento. Tutto il materiale di risulta dello sbancamento era stato portato su un prato adiacente, cambiandone la conformazione, da piatto che era, in declivio, parte integrante della collina che scende verso il piano.
Pur consapevoli che l'attivazione del moto franoso della collina è in gran parte dovuto, come per le altre innumerevoli frane dell'Appennino, alla enorme quantità di precipitazioni, ci si domanda se quello sbancamento e quel muro eretto dall'azienda abbia contribuito al fenomeno franoso.
Il troncamento brusco, il muro e soprattutto il grosso sbancamento, potrebbero costituire uno sbarramento artificiale al normale deflusso delle acque del rilievo ed avere l'effetto di spostare ulteriormente a monte l'erosione, innescando un processo franoso che coinvolgerebbe l'intera collina.
Recita lo studio geologico delle frane : “l'asporto di materiale al piede dell'area di frana può modificare pericolosamente le pressioni neutrali o disturbare gravemente il deflusso delle acque superficiali”.
Le attuali misure di contenimento messe in cantiere, il terrazzamento e i canaletti di drenaggio, possono diminuire e sviare l'effetto franoso che ha il muro, ma non possono eliminarlo.
Anzi proprio il tentativo di sviarlo, tramite i canali di drenaggio rivolti sul lato a fianco, possono rivolgere il moto franoso verso il campo adiacente, mettendo a rischio anche le palazzine che lo contornano.
Ci si chiede se l'intervento di sbancamento iniziale di Citterio per ricavare lo spazio piano per erigere il cogeneratore sia stato autorizzato dal Comune.
Ci si chiede se esista una relazione geologica sugli effetti di tale opera.
Ci si chiede, altresì, se l'attuale intervento di modifica dell'assetto generale della collina sia a sua volta autorizzato dall'amministrazione e con quali direttive e prescrizioni.
I cittadini avrebbero diritto ad avere piena conoscenza della situazione.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma

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