Sulla
collina soprastante lo stabilimento Citterio, al Poggio Sant'Ilario,
c'è un via vai di ruspe e camion per il movimento terra.
Di
fronte al pericolo di frana che grava sullo stabilimento, ci si è
mossi per farvi fronte.
I
macchinari stanno terrazzando il pendio e si sta cercando di drenare
l'acqua con piccole canalizzazioni che stornino la sua direzione di
discesa dal lato stabilimento verso altri adiacenti.
Di
fatto, la collina è diventata un cantiere ed il suo assetto è
completamente stravolto.
Le
famiglia che abitano le palazzine adiacenti guardano allibite allo
scempio in atto e si domandano se ci sia stata una autorizzazione o
se Citterio possa fare ciò che vuole.
L'azione
va infatti ben oltre i confini della proprietà dello stabilimento,
delimitati da una recinzione metallica.
Ad
una prospezione in situ, salendo la collina, si notano tracce di
un'opera di contenimento precedente gli attuali lavori. Una linea di
pali a scendere da dove le ruspe stanno ora scavando.
Continuando
a salire, si notano tre nicchie di distacco di più di un metro di
profondità proprio sotto la casa posta sulla cima, a contornare
tutto il lato della collina visibile dalla strada.
Lo
sviluppo delle nicchie di distacco evidenzia come il moto franoso
avviluppi ormai la collina in toto.
Da
testimonianze di gente del posto, si apprende che dove ora si sta
scavando per terrazzare si era creata una nicchia di distacco ancora
più grossa, superiore all'altezza di un uomo e tale da minacciare
direttamente lo stabilimento.
La
nicchia di distacco c'era anche l'anno precedente, anzi era l'unica
che si fosse realizzata. In pratica costituiva la testimonianza di
una frana relitta che caratterizzava proprio la collina sopra lo
stabilimento.
Citterio
non è nuova a tali interventi verso la collina.
Per
ricavare spazio utile ad erigere l'edificio di rendering ed il
cogeneratore stesso, Citterio aveva provveduto a tagliare una fetta
di collina che degradava all'interno della sua proprietà e ad
erigervi un muro di contenimento. Tutto il materiale di risulta dello
sbancamento era stato portato su un prato adiacente, cambiandone la
conformazione, da piatto che era, in declivio, parte integrante della
collina che scende verso il piano.
Pur
consapevoli che l'attivazione del moto franoso della collina è in
gran parte dovuto, come per le altre innumerevoli frane
dell'Appennino, alla enorme quantità di precipitazioni, ci si
domanda se quello sbancamento e quel muro eretto dall'azienda abbia
contribuito al fenomeno franoso.
Il
troncamento brusco, il muro e soprattutto il grosso sbancamento,
potrebbero costituire uno sbarramento artificiale al normale deflusso
delle acque del rilievo ed avere l'effetto di spostare ulteriormente
a monte l'erosione, innescando un processo franoso che coinvolgerebbe
l'intera collina.
Recita
lo studio geologico delle frane : “l'asporto di materiale al piede
dell'area di frana può modificare pericolosamente le pressioni
neutrali o disturbare gravemente il deflusso delle acque
superficiali”.
Le
attuali misure di contenimento messe in cantiere, il terrazzamento e
i canaletti di drenaggio, possono diminuire e sviare l'effetto
franoso che ha il muro, ma non possono eliminarlo.
Anzi
proprio il tentativo di sviarlo, tramite i canali di drenaggio
rivolti sul lato a fianco, possono rivolgere il moto franoso verso il
campo adiacente, mettendo a rischio anche le palazzine che lo
contornano.
Ci
si chiede se l'intervento di sbancamento iniziale di Citterio per
ricavare lo spazio piano per erigere il cogeneratore sia stato
autorizzato dal Comune.
Ci
si chiede se esista una relazione geologica sugli effetti di tale
opera.
Ci
si chiede, altresì, se l'attuale intervento di modifica dell'assetto
generale della collina sia a sua volta autorizzato
dall'amministrazione e con quali direttive e prescrizioni.
I
cittadini avrebbero diritto ad avere piena conoscenza della
situazione.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente
Parma
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