Si
bloccano le pompe, inceneritore ko
E
Legambiente preoccupata attacca
La società
di gestione (Trm): “Emissioni minime”
di Alessandro Mondo
La Stampa
E quattro. Nuovo fermo
impianto per il termovalorizzatore del Gerbido, che lungi dall’andare
in ferie continua a far parlare di sé.
Il guasto
L’ultimo episodio,
verificatosi tra il 10 e il 12 agosto alla linea due, rimanda al
blocco della pompa che porta l’acqua, necessaria per generare
vapore durante la combustione, alla grande caldaia. A quanto pare di
capire, l’abbassamento della pressione, seguito dallo stop
automatico del componente, sarebbe stato causato da un eccesso di
vibrazioni. Sollecitazione che probabilmente rimanda al
malfunzionamento di qualche valvola. Peccato che non siano subentrate
le pompe di riserva.
Lo stop
Conclusione: l’impianto è
stato immediatamente fermato ma la combustione è proseguita per
inerzia: un’ora, un’ora e mezza con emissioni di monossido di
carbonio superiori alla norma (le temperature ottimali per la
combustione devono superare i 900 gradi). Superiori di quanto? Niente
di che, replicano da Trm. Mauro Pergetti, ingegnere e direttore
generale, risponde con un esempio: «Ogni ora in tangenziale
transitano 16 mila veicoli. E’ come se ne avessimo aggiunti 27».
Anche così, meglio farne a
meno. È il motivo che non solo ha prodotto il fermo impianto (durerà
fino al 28 agosto) e la segnalazione ad Arpa Piemonte e Provincia di
Torino, ma impone di cercare l’origine del guasto: se sarà il
caso, e non ci sono dubbi, perfezionando i sistemi di sicurezza.
Trm rassicura
«A scanso di equivoci -
precisa Pergetti con riferimento all’allarme sui siti «No
inceneritore»-, parlare di diossina è un nonsenso, per una ragione
molto semplice: non esistono strumenti in grado di monitorarla in
continuo. Ci basiamo su campionature, tramite filtri smontati e
analizzati una volta al mese. Dato che l’attività dell’impianto
è agli inizi, non abbiamo ancora smontato le cartucce». «Nessun
danno ambientale - rassicura Paolo Foietta, presidente Ato rifiuti -.
Giusto agire con la massima sollecitudine e trasparenza, ma senza
allarmi infondati. Parliamo di una struttura sofisticata e quasi del
tutto automatizzata in fase di esercizio provvisorio, per impianti di
questo genere i fermi sono nell’ordine di decine. La fase di
testing serve proprio perchè permette di perfezionare i problemi:
normalmente servono da 6 mesi a un anno per mettere a regime un
impianto nuovo che lavorerà per altri 20».
Legambiente attacca
Il che non consola i
cittadini e il fronte ambientalista: anzi. «Questo susseguirsi di
problemi tecnici ci preoccupa anche perché non sono per nulla chiare
le conseguenze sul fronte delle emissioni inquinanti - , replica per
Legambiente Piemonte Fabio Dovana, il presidente -. Il monitoraggio
previsto fino a oggi è da rimettere in discussione per contare su
quadro completo e chiaro di quanto sta accadendo: questo perchè il
periodo di rodaggio dell’inceneritore si sta svolgendo in
un’atmosfera molto nebulosa».
Al contrario, per Dovana
servono maggiore informazione e trasparenza nei confronti dei
cittadini, che hanno tutto il diritto di sapere quanto sta
accadendo.» A maggior ragione, aggiunge, a fianco di una società
dove la quota privata è diventata prevalente. Da qui le
preoccupazioni: «Preoccupazioni che difficilmente cesseranno dopo il
periodo di rodaggio».
*
Gcr
Parma, Torino, il destino
lega queste due città.
Un inceneritore in
avviamento, stessa società di gestione.
A Torino è il quarto blocco
dell'inceneritore dal suo recentissimo avvio e giustamente la
popolazione è preoccupata.
Sono macchine pericolose,
fragili, di difficile gestione, potenzialmente capaci di immettere in
atmosfera quantità di inquinanti imponenti.
Spaventano inoltre alcune
considerazioni come quella di Pergetti che sostiene non esistano
sistemi di monitoraggio in continuo delle diossine.
Sistemi che invece esistono
eccome.
Il sistema modello DMS
(DIOXINMONITORING SYSTEM) consente il campionamento in continuo di
diossine (PCDD), furani (PCDF), Policlorobifenili (PCBs) e
Idrocarburi Policiclici aromatici (PAHs) nei gas in emissione secondo
l’applicazione del metodo della diluizione (Dilution method)
contemplato dal metodo UNI EN 1948-1.
Mettiamo anche un allegato
che spiega i dettagli tecnici.
Non varrebbe forse la pena
applicare anche a Parma il monitoraggio in continuo delle diossine?
Tra l'altro questo sistema
consenta anche di impostare il blocco automatico in caso di
malfunzionamento e superamento dei limiti emissivi.
Vista la grande
preoccupazione della popolazione e la certezza del gestore di avere a
disposizione un impianto di ultima generazione sicuro al 100% perché
non adottare questo ulteriore controllo?
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
23 agosto 2013
L'inceneritore
di
Parma
avrebbe
dovuto
accendersi
474
giorni
fa
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