venerdì 23 agosto 2013

A Torino inceneritore ko, è la quarta volta in pochi mesi

Si bloccano le pompe, inceneritore ko
E Legambiente preoccupata attacca
La società di gestione (Trm): “Emissioni minime”

di Alessandro Mondo
La Stampa


E quattro. Nuovo fermo impianto per il termovalorizzatore del Gerbido, che lungi dall’andare in ferie continua a far parlare di sé.
Il guasto
L’ultimo episodio, verificatosi tra il 10 e il 12 agosto alla linea due, rimanda al blocco della pompa che porta l’acqua, necessaria per generare vapore durante la combustione, alla grande caldaia. A quanto pare di capire, l’abbassamento della pressione, seguito dallo stop automatico del componente, sarebbe stato causato da un eccesso di vibrazioni. Sollecitazione che probabilmente rimanda al malfunzionamento di qualche valvola. Peccato che non siano subentrate le pompe di riserva.
Lo stop
Conclusione: l’impianto è stato immediatamente fermato ma la combustione è proseguita per inerzia: un’ora, un’ora e mezza con emissioni di monossido di carbonio superiori alla norma (le temperature ottimali per la combustione devono superare i 900 gradi). Superiori di quanto? Niente di che, replicano da Trm. Mauro Pergetti, ingegnere e direttore generale, risponde con un esempio: «Ogni ora in tangenziale transitano 16 mila veicoli. E’ come se ne avessimo aggiunti 27».
Anche così, meglio farne a meno. È il motivo che non solo ha prodotto il fermo impianto (durerà fino al 28 agosto) e la segnalazione ad Arpa Piemonte e Provincia di Torino, ma impone di cercare l’origine del guasto: se sarà il caso, e non ci sono dubbi, perfezionando i sistemi di sicurezza.
Trm rassicura
«A scanso di equivoci - precisa Pergetti con riferimento all’allarme sui siti «No inceneritore»-, parlare di diossina è un nonsenso, per una ragione molto semplice: non esistono strumenti in grado di monitorarla in continuo. Ci basiamo su campionature, tramite filtri smontati e analizzati una volta al mese. Dato che l’attività dell’impianto è agli inizi, non abbiamo ancora smontato le cartucce». «Nessun danno ambientale - rassicura Paolo Foietta, presidente Ato rifiuti -. Giusto agire con la massima sollecitudine e trasparenza, ma senza allarmi infondati. Parliamo di una struttura sofisticata e quasi del tutto automatizzata in fase di esercizio provvisorio, per impianti di questo genere i fermi sono nell’ordine di decine. La fase di testing serve proprio perchè permette di perfezionare i problemi: normalmente servono da 6 mesi a un anno per mettere a regime un impianto nuovo che lavorerà per altri 20».
Legambiente attacca
Il che non consola i cittadini e il fronte ambientalista: anzi. «Questo susseguirsi di problemi tecnici ci preoccupa anche perché non sono per nulla chiare le conseguenze sul fronte delle emissioni inquinanti - , replica per Legambiente Piemonte Fabio Dovana, il presidente -. Il monitoraggio previsto fino a oggi è da rimettere in discussione per contare su quadro completo e chiaro di quanto sta accadendo: questo perchè il periodo di rodaggio dell’inceneritore si sta svolgendo in un’atmosfera molto nebulosa».
Al contrario, per Dovana servono maggiore informazione e trasparenza nei confronti dei cittadini, che hanno tutto il diritto di sapere quanto sta accadendo.» A maggior ragione, aggiunge, a fianco di una società dove la quota privata è diventata prevalente. Da qui le preoccupazioni: «Preoccupazioni che difficilmente cesseranno dopo il periodo di rodaggio».

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Gcr
Parma, Torino, il destino lega queste due città.
Un inceneritore in avviamento, stessa società di gestione.
A Torino è il quarto blocco dell'inceneritore dal suo recentissimo avvio e giustamente la popolazione è preoccupata.
Sono macchine pericolose, fragili, di difficile gestione, potenzialmente capaci di immettere in atmosfera quantità di inquinanti imponenti.
Spaventano inoltre alcune considerazioni come quella di Pergetti che sostiene non esistano sistemi di monitoraggio in continuo delle diossine.
Sistemi che invece esistono eccome.
Il sistema modello DMS (DIOXINMONITORING SYSTEM) consente il campionamento in continuo di diossine (PCDD), furani (PCDF), Policlorobifenili (PCBs) e Idrocarburi Policiclici aromatici (PAHs) nei gas in emissione secondo l’applicazione del metodo della diluizione (Dilution method) contemplato dal metodo UNI EN 1948-1.
Mettiamo anche un allegato che spiega i dettagli tecnici.
Non varrebbe forse la pena applicare anche a Parma il monitoraggio in continuo delle diossine?
Tra l'altro questo sistema consenta anche di impostare il blocco automatico in caso di malfunzionamento e superamento dei limiti emissivi.
Vista la grande preoccupazione della popolazione e la certezza del gestore di avere a disposizione un impianto di ultima generazione sicuro al 100% perché non adottare questo ulteriore controllo?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 agosto 2013

L'inceneritore di Parma avrebbe dovuto accendersi
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giorni fa

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