Se Parma è
sporca conosciamo i responsabili
Lo spettacolo di queste
settimane nei quartieri del porta a porta ha dato l'immagine di
cittadini maleducati e irrispettosi delle regole.
Verso i rifiuti c'è sempre
stato un sentimento di ripulsa, che saliva dentro di noi dai tempi
che furono, da quando i rifiuti erano una poltiglia informe senza
identità.
I rifiuti erano il pattume,
il secchio nero, da tenere a distanza, i malcapitati addetti erano
sfortunati cittadini minori, costretti a quell'impiego dalle
necessità della vita.
Sovviene il ricordo, in un
paese della nostra montagna, del tipico bidone per i rifiuti.
Ci si buttava dentro tutto
senza sacco, era lasciato vicino al cancello e a frequenza cadenzata
passava il buon uomo addetto alla nettezza urbana, che gettata tutto
nel cassone del camioncino, che una volta colmo veniva portato alla
discarica, fuori paese, in un luogo pressoché nascosto ed
invisibile, dove tutto si accumulava anno dopo anno, lontano dagli
occhi, lontano dai cuori e soprattutto lontano dai nasi.
Lo spazzino quasi non aveva
nome, era semplicemente “u spasòn”.
Il rifiuto era un qualche
cosa da cui stare alla larga, di cui parlare il meno possibile, un
argomento poco dignitoso e puzzolente solo a discorrerne, un non
argomento.
Da allora però sono passati
tanti anni.
Sono cresciuti i rifiuti, è
cresciuta la consapevolezza, il problema si è fatto serio.
Oggi sembrano passati anni
luce.
Eppure ancora un certo
numero di cittadini mantiene lo stesso atteggiamento di allora.
Provano un sentimento di
disgusto nei confronti degli scarti che loro stessi producono.
Li devono tenere a distanza,
liberarsene nel minor tempo possibile e nel modo più semplice.
Anche gettandoli a casaccio
per le strade.
Non si sentono responsabili
delle loro produzioni né del decoro della loro città.
Non si sentono obbligati a
farsene carico, perché “deve pensarci il comune” a cui pagano la
bolletta.
Come se l'uso corretto e le
regole da rispettare non facessero parte anch'esse dell'accordo.
E' come se avendo
sottoscritto un contratto per l'energia pretendessimo che il gestore
venisse a casa nostra ad accendere e spegnere le luci alla bisogna,
visto che paghiamo la bolletta...
Ovviamente non è così e la
maggior parte dei cittadini lo ha capito.
Fanno ancora errori, si
dimenticano dei giorni e degli orari di esposizione, criticano alcuni
aspetti organizzativi, ma hanno capito che si deve fare, che quella è
la strada giusta, e la percorrono.
Sono la Parma che amiamo.
Rimangono gli irriducibili,
forse gli stessi che gettano i mozziconi di sigaretta sui
marciapiedi, gli stessi che dalla tangenziale irrorano di rifiuti i
bordi strada, lanciando ogni genere di oggetti dal finestrino, gli
stessi che si divertono a sporcare i muri e appiccicarvi avvisi e
manifesti, abbandonano nei parchi e sui prati bottiglie, lattine,
resti di cibo, plastica varia, quelli insomma che contribuiscono a
rendere Parma meno pulita, meno civile, meno europea, quelli che
lasciano traccia del loro passaggio, i novelli Attila.
Situazioni da condannare
senza remora alcuna.
L'essere cittadini di questa
città significa allora e soprattutto anche rispettarla.
Significa trattarla come il
nostro tinello, la nostra cucina, il nostro bagno.
Non diciamo pulirla come
facciamo a casa, ma semplicemente non lordarla, come cerchiamo di
fare nel nostro domicilio.
Chi se non i cittadini di
Parma sono i primi protagonisti della scena che presentiamo al mondo?
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
23 agosto 2013
L'inceneritore
di
Parma
avrebbe
dovuto
accendersi
474
giorni
fa
Nessun commento:
Posta un commento