giovedì 2 gennaio 2014

Fumi d'artificio

Oltre gli incidenti, i botti di fine anno causano forte inquinamento ambientale

Abbiamo tutti davanti l'immagine dell'orizzonte urbano attorno la mezzanotte del 31 dicembre.
Un velo spesso di nebbiolina è cosparso un po' ovunque in tutti i quartieri cittadini.
La coltre si mantiene sospesa a lungo, rinnovata dai continui scoppi dei fuochi di artificio di fine anno.
L'Italia intera esplode di “botti” ogni fine d'anno, con la sequela di feriti, mutilati, a volte purtroppo anche morti a causa dei numerosi incidenti che, avendo a che fare con degli ordini esplosivi, pur nella maggior parte di essi “mini”, portano con sé evidenti margini di rischio per scoppi accidentali, errori di manipolazione, collocazione, quantità.


Non si registrano invece notizie sul loro impatto ambientale.
Siamo di fronte a esplosioni di polvere pirica, quindi a vere e proprie mini bombe che deflagrano all'aria aperta, ad altezze variabili, con forti concentrazioni in tempo e luogo.
Le nuvole di cui sopra non sono composte da vapore acqueo ma da polveri sottili della peggior specie.
La prova di tutto ciò l'abbiamo con i rilievi delle centraline pubbliche che registrano l'inquinamento atmosferico dovuto alle Pm10 e o polveri ancora più infinitesime come le Pm2,5.
Arpa Veneto evidenzia i picchi orari concomitanti con le prime ore del nuovo anno in quel di Venezia: http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Aria-Venezia.pdf
Tutte le altre centraline dislocate in zona rivelano la stessa situazione.
I fuochi di artificio di Capodanno sono caratterizzati per la produzione di dense nubi di polveri sottili che fanno scattare le centraline e portano i valori fuori norma.
Non solo feriti visibili quindi ma anche intossicazione a minaccia all'apparto respiratorio dei cittadini che si trovano a respirare in quelle ore in quella atmosfera.
Ecco un altro importante motivo per giungere finalmente a porre fuori legge i botti.
A cominciare dalla legislazione locale per arrivare a quella nazionale.
Siamo di fronte a un inquinamento da fonte e danno certi, sottovalutato da sempre dall'opinione pubblica che al massimo ne rileva il carattere di rischio dovuto a malfunzionamenti o incidenti.
Mentre invece i fuochi contribuiscono anche a peggiorare, se mai ce ne fosse bisogno, il clima delle nostre città.
Ai botti di Capodanno si aggiungano poi anche i roghi tipici della Befana, quando si accendono, specie in campagna e nelle aree montane, quei cumuli di legname vario per “bruciare” il vecchio e auspicare un futuro migliore.
Che certo è invece aggravato dall'incendio presente, che genera enormi quantità di Co2 e polveri, bruciando a cielo aperto e senza alcun filtro importanti quantità di legname, spesso non di stagionatura adeguata e magari con vernici, o anche solo residui delle irrorazioni delle produzioni agricole chimicate.
Una tradizione che è molto sentita specie nella marca trevigiana (il cosiddetto “panevin”).
I falò così cari alla tradizione contadina diventano micidiali vapori tossici che anche l'Oms ha decretato nell'ottobre scorso come cancerogeni.
Una occasione per festeggiare ed essere felici non può e non deve tramutarsi in un attacco feroce alla salute, anche perché spesso le categorie più deboli a protette, bambini e anziani, sono in prima fila in queste occasioni di festa.
Se abbiamo raggiunto la coscienza dei rischio, non possiamo più fare finta di niente.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 2 gennaio 2014

L'inceneritore di Parma è stato acceso
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