Oltre gli
incidenti, i botti di fine anno causano forte inquinamento ambientale
Abbiamo tutti davanti
l'immagine dell'orizzonte urbano attorno la mezzanotte del 31
dicembre.
Un velo spesso di nebbiolina
è cosparso un po' ovunque in tutti i quartieri cittadini.
La coltre si mantiene
sospesa a lungo, rinnovata dai continui scoppi dei fuochi di
artificio di fine anno.
L'Italia intera esplode di
“botti” ogni fine d'anno, con la sequela di feriti, mutilati, a
volte purtroppo anche morti a causa dei numerosi incidenti che,
avendo a che fare con degli ordini esplosivi, pur nella maggior parte
di essi “mini”, portano con sé evidenti margini di rischio per
scoppi accidentali, errori di manipolazione, collocazione, quantità.
Non si registrano invece
notizie sul loro impatto ambientale.
Siamo di fronte a esplosioni
di polvere pirica, quindi a vere e proprie mini bombe che deflagrano
all'aria aperta, ad altezze variabili, con forti concentrazioni in
tempo e luogo.
Le nuvole di cui sopra non
sono composte da vapore acqueo ma da polveri sottili della peggior
specie.
La prova di tutto ciò
l'abbiamo con i rilievi delle centraline pubbliche che registrano
l'inquinamento atmosferico dovuto alle Pm10 e o polveri ancora più
infinitesime come le Pm2,5.
Arpa Veneto evidenzia i
picchi orari concomitanti con le prime ore del nuovo anno in quel di
Venezia: http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Aria-Venezia.pdf
Tutte le altre centraline
dislocate in zona rivelano la stessa situazione.
I fuochi di artificio di
Capodanno sono caratterizzati per la produzione di dense nubi di
polveri sottili che fanno scattare le centraline e portano i valori
fuori norma.
Non solo feriti visibili
quindi ma anche intossicazione a minaccia all'apparto respiratorio
dei cittadini che si trovano a respirare in quelle ore in quella
atmosfera.
Ecco un altro importante
motivo per giungere finalmente a porre fuori legge i botti.
A cominciare dalla
legislazione locale per arrivare a quella nazionale.
Siamo di fronte a un
inquinamento da fonte e danno certi, sottovalutato da sempre
dall'opinione pubblica che al massimo ne rileva il carattere di
rischio dovuto a malfunzionamenti o incidenti.
Mentre invece i fuochi
contribuiscono anche a peggiorare, se mai ce ne fosse bisogno, il
clima delle nostre città.
Ai botti di Capodanno si
aggiungano poi anche i roghi tipici della Befana, quando si
accendono, specie in campagna e nelle aree montane, quei cumuli di
legname vario per “bruciare” il vecchio e auspicare un futuro
migliore.
Che certo è invece
aggravato dall'incendio presente, che genera enormi quantità di Co2
e polveri, bruciando a cielo aperto e senza alcun filtro importanti
quantità di legname, spesso non di stagionatura adeguata e magari
con vernici, o anche solo residui delle irrorazioni delle produzioni
agricole chimicate.
Una tradizione che è molto
sentita specie nella marca trevigiana (il cosiddetto “panevin”).
I falò così cari alla
tradizione contadina diventano micidiali vapori tossici che anche
l'Oms ha decretato nell'ottobre scorso come cancerogeni.
Una occasione per
festeggiare ed essere felici non può e non deve tramutarsi in un
attacco feroce alla salute, anche perché spesso le categorie più
deboli a protette, bambini e anziani, sono in prima fila in queste
occasioni di festa.
Se abbiamo raggiunto la
coscienza dei rischio, non possiamo più fare finta di niente.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
2 gennaio 2014
L'inceneritore
di
Parma
è stato acceso
127
giorni
fa
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