Un altro (l'ennesimo per la verità) studio epidemiologico, che attesta la nocività degli impianti di incenerimento di rifiuti, è stato pubblicato recentemente su un'importante rivista scientifica (Occup Environ Med 2010; 67, 493-499).
Lo studio è stato condotto in Francia. Riguarda l'insorgenza di malformazioni al tratto urinario in bambini nati da madri esposte, prima del concepimento o nelle primissime fasi della gravidanza, ad emissioni di impianti di incenerimento di rifiuti.
Lo studio ha identificato 304 casi di malformazioni di questo tipo, diagnosticate nel periodo 2001- 2003 nel sud est della Francia, ove sono attivi 21 inceneritori. Ha evidenziato, entro 10 km dalla fonte ed in base all'esposizione a diossine calcolata su un modello di ricaduta, un rischio di insorgenza di malformazioni variabile da tre a quasi sei volte l'atteso.
Ancora più interessante dello studio stesso però è l'editoriale che compare nella prestigiosa rivista scientifica in cui lo studio è pubblicato, che afferma ciò che ormai da anni numerosi medici (e non solo) vanno dicendo.
Questi impianti, oltre che immettere fumi in atmosfera, producono ceneri tossiche che da qualche parte vanno collocate, contribuiscono al riscaldamento globale e, soprattutto, una volta costruiti, vanno alimentati con rifiuti, ostacolando quindi il diffondersi di pratiche molto più virtuose quali la riduzione, il recupero/riciclo ecc.
I danni che gli inceneritori provocano sono ormai indiscutibilmente riconosciuti. Nello studio condotto in prossimità dei due inceneritori di Forlì non sono state purtroppo indagate anche le malformazioni, tuttavia, nel livello sub-massimale di esposizione, il più popolato, si è avuto un incremento del rischio di abortività spontanea del 44%.
Malformazioni ed abortività spontanea sono eventi strettamente correlati in quanto quest'ultima riflette l'azione nociva sull'embrione e sul feto delle sostanze tossiche cui la madre esposta e che, qualora non si arrivi all'aborto, può portare malformazioni.
Sempre lo stesso studio documenta, nel livello di esposizione citato e nelle sole donne, un aumento di ricoveri per una serie di problematiche anche gravissime
Malattie renali (oltre il 200%), infarto, infezioni respiratorie, scompenso cardiaco ed un aumento di morte per tumori (stomaco, colon retto, polmone, sarcomi, linfoma di Hodgkin, vescica, cervello, leucemie) e complessivamente nell'intera area esaminata ben 116 decessi oltre l'atteso fra le donne nei 3 anni presi in esame.
Tutto ciò non deve stupire se si pensa che nelle emissioni di questi impianti, nonostante l'utilizzo di tecnologie adeguate ed a norma di legge, sono comunque presenti inquinanti di ogni specie (dal particolato, ai metalli pesanti, alle diossine).
Del resto, da quanto di recente emerso sulla stampa, anche l'inceneritore di Montale (Toscana) non è stato da meno, se si sono registrati ben 152 morti per cancro in eccesso nei soli comuni di Montale ed Agliana (Montemurlo, l'altro comune soggetto alle ricadute, non ha disponibili i dati).
Ma c'è davvero bisogno di continuare a fare studi per avvalorare ciò che il semplice e comune buon senso indica: perché continuare a spargere veleni, tanti o pochi che siano, quando ne possiamo fare assolutamente a meno?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 22 agosto 2010
-623 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+83 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
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