mercoledì 24 novembre 2010

Benevento docet (e non siamo al Nord...)

Se c’è una cosa che i campani hanno capito in questi giorni è che meno rifiuti si producono e meglio è. Una cosa ovvia ma che pare non essere per nulla auspicata nel Piano della Provincia di Napoli. Ovviamente si parla di raccolta differenziata, in realtà lo si fa da 16 anni, ma per capire se un Piano è realmente rivolto a questo obiettivo bisogna vedere che impianti sono previsti e dove vengono indirizzati gli investimenti. Il Piano industriale della provincia di Napoli parla di “nuove tecnologie e nuovi sistemi per favorire ed incrementare la raccolta differenziata... nonchè di nuove tecnologie e sistemi per la distruzione dei rifiuti non riutilizzabili e/o pericolosi”.
Non una parola per il recupero di materia. L’unico obiettivo sembra mantenere bassi i livelli di raccolta differenziata per bruciare tutto il resto negli inceneritori.
Di tutto altro respiro quello della Provincia di Benevento: “La filosofia del presente Piano sarà incentrata sulle azioni di riduzione, riuso e riciclo delle merci e Trattamento meccanico biologico escludendo l’utilizzo dell’incenerimento”, si legge nel Piano rifiuti.



Nell’intraprendere questa strada la Provincia di Benevento ha stilato un accordo con il centro riciclo di Vedelago (Treviso) per costruire una linea di recupero materia da secco indifferenziato all’interno del tritovagliatore (Stir) di Casalduni.
Non un semplice adeguamento, ma un vero e proprio stravolgimento del ciclo. L’obiettivo è infatti produrre materiale plastico, detto di seconda vita, che sul mercato vale 30-80 euro (a seconda della qualità).
Viceversa oggi lo Stir “produce” rifiuto da mandare in discarica o all’incenerimento, con un costo di smaltimento che oscilla tre gli 80 e i 150 euro a tonnellata.
Cui bisogna sommare i costi ambientali e di gestione di una discarica e le ceneri prodotte dall’inceneritore, circa il 30 per cento della materia bruciata, che vanno smaltite in discariche speciali. Visto l’evidente problema per la provincia di Napoli di individuare invasi nel suo territorio, la scelta di avere ben due inceneritori nel proprio territorio sembra un carico ambientale ed economico difficilmente supportabile.
L’attuale impianto di Acerra è sovradimensionato per la provincia di Napoli, soprattutto se in futuro si deciderà di puntare sulla differenziata. Benevento ha quindi fatto una scelta coraggiosa, avvantaggiata di certo dal contesto urbano e dal numero di abitanti, ma in Campania decidere di diminuire i rifiuti da smaltire e recuperare al massimo la materia è rivoluzionario.
Anche in provincia di Napoli esistono molti Comuni “virtuosi” e in alcuni quartieri della città, coinvolti nel porta a porta, si raggiungono eccellenti percentuali di differenziata. Bisognerebbe quindi programmare una graduale riconversione degli impianti esistenti coinvolgendo le aree virtuose per incanalarle in un ciclo che prevede il recupero di materia. Incentivando poi gli altri territori, con una tassazione inferiore, ad adottare questo sistema, allargando il bacino di utenza.
Una proposta simile è arrivata dal presidente della Commissione ambiente della provincia di Napoli Bellerè, nella speranza che sia approvata ed applicata.
La strada verso la virtù è tracciata.
Basterebbe seguirla sul serio.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 24 novembre 2010
-529 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+177 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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