lunedì 22 novembre 2010

Inceneritori, i conti non tornano

L'inceneritore non è complementare alla raccolta differenziata, ma alternativo.
Questo è il dato da cui partire per valutare costi e benefici di una gestione dei rifiuti rispetto ad un'altra.
Quindi 2 sistemi antitetici, opposti, che si fanno la guerra a oltranza.
Mors tua vita mea.
Differenziare e bruciare non vanno proprio d’accordo.
Ma la discarica alla fine copre tutto, scorie e ceneri, speculazioni e sprechi, corruzione e connivenze, affari leciti e scambi di favori, forse anche infiltrazioni mafiose.
Ma la torta è molto ricca e dove c’è politica e denaro la contaminazione è molto facile.
Gli interessi della politica e quelli dei cittadini non sempre coincidono.
Vediamo la situazione di Brescia dove la A2A, società di servizi, stretta emanazione della politica, gestisce l’inceneritore.



Costruito per bruciare 266 mila tonnellate all'anno (fabbisogno valutato), è stato subito innalzato a 500 mila e portato nel 2004 a 800 mila, con l’aggiunta di una terza linea, peraltro priva di autorizzazione e quindi sanzionata poi dall'Europa.
Alla società A2A interessa bruciare il più possibile, non perché l’inceneritore abbia una grande resa (è una macchina a bassissima efficienza, 24% rispetto al 55% di una centrale turbogas) ma perché i rifiuti bruciati vengono pagati 80/90 € alla tonnellata e la corrente prodotta il triplo del valore di mercato.
Tutto grazie ai famigerati Cip6, oggi certificati verdi, che naturalmente il cittadino ritrova in bolletta.
Della solita serie, trita e ritrita, tanto paga Pantalone.
Al cittadino al contrario interessa bruciare il meno possibile perché spende meno e inquina meno, e la sua salute è indirettamente proporzionale alla produzione di rifiuto.
Meno rifiuti più salute, più rifiuti più malattia.
I conti non tornano, il caso di Brescia è emblematico di come “iniziano” i progetti e di come poi “finiscano”.
E a pagarne le spese sono, come al solito, gli ignari contribuenti.
Ogni provincia dovrebbe smaltire i rifiuti che produce, la percentuale di differenziata nel 2010 dovrebbe essere almeno del 50%.
Partendo da queste considerazioni, i calcoli sono subito fatti.
Applichiamo i numeri di Brescia.
Un cittadino sprecone produce 1,5 Kg al giorno di rifiuti, con il 50% di differenziata ne rimangono 0,75 da bruciare, moltiplichiamo 0,75 x 1.200.000, numero di abitanti della provincia, otteniamo 900 mila Kg al giorno che per 365 giorni danno 328.500 tonnellate all'anno.
La capacità dell’inceneritore è di 800 mila: come si può far funzionare l’impianto e ottenerne il massimo rendimento, specialmente economico?
O importando rifiuti o aumentando la percentuale da inviare all’inceneritore. In tutti e due i casi il cittadino ha solo da perdere.
Vediamo ora i numeri di Parma.
La produzione giornaliera di rifiuti indifferenziati la si ottiene moltiplicando i 437 mila 308 abitanti della nostra provincia per 0,75 Kg.
Ecco il dato giornaliero: 327.981 Kg di rifiuti indifferenziati prodotti.
Ecco il dato annuale: 1.197.127 Kg.
Dobbiamo quindi trattare 120 mila tonnellate di indifferenziato, residuale dalla raccolta differenziata posizionato al 50%.
A Parma i preselettori (Cornocchio e Borgotaro) recuperano il 40% di rifiuti organico e quindi rimangono da smaltire 72 mila tonnellate all'anno di rifiuto secco indifferenziato.
Ma il nostro inceneritore è stato dimensionato sul doppio: 130 mila tonnellate.
Perché i cittadini dovrebbero respirare i fumi emessi da un impianto doppio rispetto alle esigenze di gestione dei rifiuti urbani.
Chi ci guadagna?
I conti non tornano.
Il profumo di business veleggia solo dalle parti di Iren, per noi solo fumi tossici.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 22 novembre 2010
-531 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+175 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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