domenica 27 marzo 2011

Noi, i talebani della salute

Ieri il nostro comunicato stampa sul consigliere comunale Carla Mantelli, che chiama l'inceneritore termovalorizzatore, pensando di indorare la pillola.
Poco dopo un fitto dibattito si è scatenato su Parma Repubblica On Line, dopo che Pantalone ci ha dato dei talebani, senza dar modo ai lettori di valutare loro stessi lo scritto.
Comunque per noi è positivo quando si discute, lo scambio di commenti e analisi porta sempre con sé un approfondimento dei temi che è e rimane il nostro principale scopo.
Non sarebbe però male che Repubblica avesse pubblicato anche il nostro comunicato stampa che commentava un'intervista di Carla Mantelli a Zerosette.
Oltre al commento di Pantalone, i lettori avrebbero il diritto di esprimere la loro posizione sulla scorta di uno sguardo complessivo e non basandosi solo sull'opinione del giornalista.
Tornando al comunicato che ha suscitato questo acceso e fitto rincorrersi di commenti, confermiamo qui la nostra posizione e il nostro indirizzo.



Sì, siamo talebani, ma talebani della salute, talebani del bene del nostro territorio, talebani di un principio cardine, che noi non abbiamo mai abbandonato.
Quando si tratta di affrontare temi come quello della salute, non c'è bandiera che possa sventolare sulle nostre teste, perché questo valore non può che essere da tutti condiviso e perseguito, aldilà di qualunque convinzione politica.
Eppure ci ritroviamo tutti i giorni a scontrarci con il contrario di quanto andiamo affermando.
All'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse vengono mosse accuse alternate di essere di sinistra o di essere di destra, a seconda dell'occhio che osserva.
Il tema dell'inceneritore, fino a un paio di anni fa costretto nel sottoscala da un vuoto pneumatico di notizie, è finalmente ritornato al posto che meritava, il primo, nelle questioni strategiche del nostro territorio.
La nostra associazione si trova tutti i giorni ad affrontare una difficile sfida, anche con i media, che spesso e volentieri cercano di riportare in seconda linea la vicenda dell'impianto di Ugozzolo targato Iren, con tutti i mezzi a disposizione.
Conosciamo bene da che parte stanno i poteri forti della città, che individuano in questo progetto una occasione di incrementare ulteriormente i loro bilanci, senza impegnarsi in una analisi di bilancio un po' più allargata rispetto a una nota di cassa.
L'aver accettato di buon grado di far costruire a due passi da Barilla, da Chiesi, da Greci, un impianto di incenerimento delle dimensioni di quello di Parma, che di fatto è doppio rispetto alle necessità di trattamento dei rifiuti solidi urbani del nostro territorio, è stato un clamoroso autogol, che nessuna moviola oggi riesce a cancellare.
L'imbarazzo è evidente. Un impianto lungo l'autostrada non è un biglietto da visita ottimale per Parma, città del buon cibo e della buona tavola, culla della salubrità degli alimenti, crogiolo della food valley.
L'inceneritore a pochi passi dallo spaghetto più conosciuto al mondo è una iperbolica cantonata per gli eredi di Pietro Barilla, che di certo non si sarebbe fatta sfuggire la situazione senza reagire con l'autorevolezza di cui era capace, della quale probabilmente mancano i figli.
I talebani della salute, titolo di cui andiamo molto fieri, hanno presente forse più di altri gli scenari del dopo accensione, perché hanno seguito in giro per l'Italia e anche fuori dal nostro Paese, tutte le vicende che sono accadute e accadono quando si ha a che fare con impianti di questa natura.
Non sono particolari doti di intelligenza che ci hanno consentito di vedere oltre la cortina di finti slogan cosa sta dietro il business dei rifiuti.
E' da una semplice “non soddisfazione” che siamo andati oltre i comunicati ufficiali pomposi e falsi che accompagnavano dalla nascita il forno, scoprendone via via le beghe e i sotterfugi, le furbizie e i calcoli.
E non solo abbiamo scoperto i furbetti del camino ma anche ci siamo resi conto che la soluzione tecnologica che permette di trattare i rifiuti senza incenerirli è già presente ed efficace, ed anche a Parma potrebbe essere implementata. Se qualche amministratore avesse il coraggio di togliere la benda dagli occhi.
Eppure siamo ancora alle tesi cospirative, che viste dal nostro fronte sono davvero fantasmagoriche e ci fanno sorridere. Davvero credete che siamo così potenti?
Ma tutto si potrà dire di noi fuorché accusarci di oscure manovre a favore di chicchessia.
Lo sanno bene i partiti che ci rimproverano il non poter esporre bandiera nelle manifestazioni.
Lo sa bene il partito democratico con il quale non abbiamo mancato di fornire informazioni che a nessuno abbiamo negato.
Lo sa la stessa maggioranza in comune che subisce i filmati contro l'assessore alle grigliate Sassi.
Lo sanno bene i cittadini che si sono presi la briga di venirci a conoscere, perché solo in questa maniera è possibile comporre un quadro utile a tirare somme e bilanci.
E noi non abbiamo porte chiuse, falsi indirizzi, silenzi stampa e documenti da tenere nascosti.
Abbiamo nomi, cognomi, luoghi di ritrovo.
Mille volte abbiamo incontrato mille interlocutori, senza dire no a nessuno.
Di fatto abbiamo e stiamo tentando di far comprendere a tutti che cosa significa nel quotidiano l'accensione di un forno inceneritore e tutte le conseguenze che ci saranno sul territorio e sulla popolazione.
Non possiamo allineare la questione dell'impianto di Ugozzolo ad un comune tema di dibattito sul quale ognuno può discutere senza entrare nel merito delle questioni.
Non un dibattito di idee filosofiche e di visioni della vita è questo.
Stiamo parlando della salute di noi tutti, e della qualità dell'aria che respireremo, e della qualità del mondo che lasceremo in eredità ai nostri figli, poco dopo domani.
Noi abbiamo cercato nel possibile di dare strumenti di approfondimento, alcune volte sono stati colti da molti, altre volte no, ma di seri strumenti di approfondimento si trattava.
E neanche abbiamo una regia occulta che dalle retrovie detta la linea e paga i convitati.
La nostra unica fonte di sostegno sono i versamenti liberi che la popolazione della provincia ha voluto donarci. Ovviamente chi più, chi meno.
Abbiamo la fortuna di avere tra noi persone che più di tutti gli altri ci hanno creduto con passione e ritengono talmente importante la questione da dare tutto se stesso alla causa.
Possiamo affermare senza smentite di aver portato a Parma alcuni tra i massini esperti a livello mondiale di questi temi così importanti per il nostro vivere presente e futuro.
Per concludere tutti ci accusano di accusare, nessuno entra nel merito della questione.
Noi di quello vogliamo discutere.
La città avrebbe diritto a sapere tutto di questo inceneritore, una informazione libera da aziende che finanziano enti di ricerca per ottenere risultati stranamente favorevoli alle aziende finanziatrici.
A volte ci viene da pensare che ci sia una sorta di autolesionismo che porta a non affrontare mai i nodi del problemi. Tutti se ne tirano fuori, passano il cerino in continuazione, mentre il cantiere avanza. Nessuno, nemmeno quella stampa che dovrebbe vivere di inchieste e approfondimenti, che ci mostri in quale contratto è scritto che Iren ha diritto a risarcimenti in caso di stop.
Nessuno ci dice come stanno le cose.
Intanto possiamo solo registrare che gli amministratori vivono di piccolo cabotaggio, sfruttando in modo irresponsabili la nostra terra, invece che proteggerla e sostenerla, migliorarla per migliorare il futuro. Ultima fra tutte le sciocchezze il voler trasformare i nostri boschi in un grande allegro rogo, per produrre poca energia e tante emissioni, con le centrali a biomassa, che non sono altro che inceneritori camuffati.
Intanto nessuno interviene a Rubbiano dove Laterlite dal 2000 brucia rifiuti tossici a norma di legge, con emissioni doppie di quelle del prossimo camino, in via del Mulino Nero numero 1.
Che follia l'uomo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 27 marzo 2011
-406 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+300 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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