lunedì 1 agosto 2011

La maglia verde di Noceto, all'86% di raccolta differenziata

Noceto, quasi tredicimila abitanti, comune a 20 km a est di Parma a ridosso della Pedemontana, raggiunge in maggio l'86% di raccolta differenziata, riducendo di 2/3 i rifiuti indifferenziati e i relativi costi di smaltimento.
Un dato sorprendente, riferito dal vicesindaco Lorenzo Ghirarduzzi, che ha la delega all'ambiente e dal sindaco Giuseppe Pellegrini.
Un balzo eccezionale, dal 54,8 % del 2010, quando la raccolta non era ancora porta a porta, messo in atto in pochi mesi o potremmo quasi dire poche settimane.



Rifiuti Zero, o molto vicino a tale cifra nulla, è quindi possibile, con l'aiuto dei cittadini, che a Noceto, a quanto pare, ci mettono del loro.
Una dimostrazione con i fatti, come capita anche in tanti altri centri indipendenti e quartieri periferici di Parma.
Si può addirittura migliorare, perché la raccolta differenziata porta a porta ha margini per ulteriori scatti qualitativi e quantitativi, ad esempio introducendo la tariffazione puntuale, che premia i cittadini virtuosi che curano in modo particolare la differenziazione degli scarti.
Ma il dato che ci interessa c'è tutto e mette in crisi nera le stime di materiali che il piano provinciale di gestione dei rifiuti aveva previsto nel 2005, che trascorsi oltre 6 anni, avrebbe proprio bisogno di una revisione, se la Provincia ne avesse il coraggio.
Già lo scorso anno i risultati sono andati oltre le previsioni e si capisce che il passaggio del sistema di raccolta dei rifiuti da stradale e domiciliare porta a porta è il momento clou che determina percentuali bulgare da cui non si riesce più a tornare indietro.
Il dato 2010 riferito all'intera provincia di Parma riporta una quantità di rifiuto indifferenziato da smaltire pari a 65.300 tonnellate, portate fuori provincia a Reggio, Piacenza, Pavia.
Siamo già con due anni di anticipo al limite minimo previsto come apporto dei rifiuti urbani all'inceneritore. Già quest'anno il dato passerà sotto le 65 mila tonnellate, ponendo seri interrogativi su che cosa verrà bruciato a Ugozzolo.
Se Parma dovesse procedere con la raccolta domiciliare spinta in tutti i quartieri sarebbe crisi nera per le previsioni impiantistiche.
La caldaia sarebbe mezza vuota e ci si domanda cosa si intenda bruciarvi.
Pur necessitando di rifiniture e correzioni il sistema domiciliare porta a porta ha dato in tutta Italia i migliori risultati in termini di percentuali di raccolta differenziata e qualità dei materiali recuperati.
Certamente è necessario un atteggiamento ricettivo e collaborativo con i cittadini, per andare incontro alle problematiche che emergono via via che l'applicazione del sistema viene implementato.
Dubbi coma la frequenza settimanale di raccolta dell'indifferenziato, oppure la criticità estiva quando ci si allontana dal domicilio nel giorno “sbagliato”, quando cioè non è prevista la raccolta presso le abitazioni.
Ma risolte queste emergenze la raccolta può procedere spedita verso percentuali che superano abbondantemente il 70 % e si avvicinano all'80, con picchi virtuosi come quello di Noceto, che si avvicina al 90%.
Sono cifre toccasana anche per le casse dei comuni.
Differenziare di più significa incassare maggiori contributi Conai dai materiali riciclati venduti ai consorzi e soprattutto far calare di netto i costi dello smaltimento che sono direttamente proporzionali alla quantità dell'indifferenziato da trattare.
Considerando che a fine 2010 la popolazione servita con il porta a porta era di 225.000 unità, ci sono gli spazi per un netto ulteriore miglioramento, nonostante il risultato 2010 abbia già dei punti di merito notevoli, come il dato di 17 comuni che sono oltre il 70% di raccolta differenziata, centomila persone che differenziano oltre ogni più florida aspettativa.
Un segno importante di svolta nella gestione dei nostri materiali post utilizzo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 1° agosto 2011

+31 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma

+427 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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