Insieme per la speculazione?
Si chiama “Fotovoltaico insieme” il progetto della Provincia di Parma per dotare ogni comune venga di un campo solare che produca energia elettrica.
L'amministrazione ha dichiarato di essere riuscita ad attirare nel nostro territorio ben 120 milioni di euro di investimenti. I parchi fotovoltaici crescono come funghi e non c'è comune che non ci stia.
Ma qualcosa non è chiaro.
Quando si vanno a leggere gli articoli della Gazzetta si vengono a sapere altri fatti, altre informazioni.
A Fidenza, a fronte di un parco fotovoltaico della potenza di 998 Kwh, costato 3,8 milioni di euro e che produrrà 1,2 milioni di Kwh, il comune incassa solo 100.000 euro, mentre il volume degli incentivi prodotto dall'impianto sarà invece di 530.000 euro.
A Varsi, a fronte di un impianto di 800 Kwh di potenza, che dovrebbe rendere circa 400.000 euro di incentivi, il comune ne introita solo 50.000.
Come mai?
La risposta è semplice. Le amministrazioni locali si occupano solo dell'affitto del terreno, e tutto il resto se lo intasca chi ha allestito il progetto.
A Roccabianca il comune incamererà solo 100.000 euro, anzi 80.000 perché 20.000, scrive il giornalista della Gazzetta, li dovrà dare alla Provincia per le consulenze.
Anzi, ancora meno. Spetterà ancora al comune pagare l'affitto al proprietario del terreno, che è un privato.
Qualcosa non torna.
Tutti ormai sanno che il fotovoltaico, con gli incentivi, rende circa il 12% annuo del capitale investito. Quasi tutte le banche sono disposte a concedere mutui ai municipi per impiantare campi fotovoltaici fino ad un massimo di 5 milioni di euro.
Anche se le banche chiedono interessi del 6%, gli incentivi sono sufficienti a ripagare mutuo ed interessi e resta sempre un gruzzolo da utilizzare, soprattutto perché nel frattempo il costo dei pannelli tende continuamente a diminuire.
Perché allora ogni comune della provincia non fa in modo di dotarsi di impianti energetici propri? Perché non copiare Monchio, che utilizzerà una parte dei proventi degli incentivi per ristrutturare le case del paese ai fini del risparmio energetico?
O meglio ancora come Fornovo che, costituita una ESco, coinvolge i cittadini stessi e i loro tetti nell'impianto, facendo lavorare artigiani del luogo all'installazione.
Se l'energia rinnovabile è un'occasione di diffusione di nuova impresa nel territorio, come tutti concordano, non si capisce perché ogni comune non ne possa diventare il motore.
Non si capisce perché gli incentivi, prelevati dalle nostre bollette, debbano finire nella maggior parte dei casi in tasca ad aziende già ampiamente consolidate ed estranee al mondo del lavoro locale, sia per la progettazione che per l'installazione.
Certo, si può capire che piccoli comuni di montagna o della bassa non si sentano tecnicamente attrezzati per farlo da soli. Ecco allora che si capirebbe l'intervento della Provincia per sussidiarli, integrando le loro capacità. Non certo per sostituirsi ad essi, delegando ai privati sia il lavoro che il finanziamento e gli introiti. O peggio, addirittura per chiedere quel 5% ai comuni che ha il sapore di un balzello per non dire di peggio.
I soldi degli incentivi vengono da tutti noi e devono principalmente finire in tasche pubbliche. Devono servire a finanziare opere e servizi per il bene comune e rivitalizzare quell'imprenditoria minuta che è alla base della democrazia economica.
Ma questo non sembra proprio l'intento del meccanismo messo in piedi dalla Provincia.
Un impianto fotovoltaico sui tetti riceve una tariffa di incentivazione, un impianto a terra ne ricava una inferiore.
I parchi fotovoltaici di cui stiamo parlando, quelli da 1 Mwh, in gran parte vengono installati a terra. Se un'azienda o una finanziaria se li intestassero, ne fossero i proprietari, percepirebbero 0,30 euro di tariffa onnicomprensiva. Per i comuni, al contrario, sia che l'impianto sia sui tetti, sia che sia a terra la tariffa onnicomprensiva è la stessa, quella massima, cioè 0,44 euro.
Tutto questo, nelle intenzioni, è per favorire i Comuni.
Ma le cose nella pratica vanno diversamente.
Nel conto energia che fa capo al Gse è prevista la possibilità di cedere la concessione ventennale di cui si è intestatari ad altri, ad una banca, ad una finanziaria. Una volta che, con atto notarile, la concessione ventennale è passata alla finanziaria, è questa che riceve tutti i soldi della incentivazione.
Il meccanismo della Provincia funziona proprio in questo modo.
L'amministrazione, attraverso il project-financig, raccoglie investitori disposti a mettere i soldi.
I comuni si intestano il parco fotovoltaico da costruire e quando arriva l'omologazione dal Gse cedono la concessione ventennale alla finanziaria, che si tiene la tariffa onnicomprensiva
corrispondente all'energia prodotta, cioè tutti soldi degli incentivi.
Ma in quel modo intasca il massimo della tariffa garantita ai comuni, gli 0,44 euro a Kwh e non gli 0,30 euro che spetterebbero ad una normale azienda privata.
In tal modo, le finanziarie truffano legalmente il Gse per 0,14 euro a Kwh.
Moltiplicando gli 0,14 euro per i 30 milioni di Kwh prodotti da tutti gli impianti coinvolti, circa 24 parchi fotovoltaici come affermato dalla Provincia, si ottengono circa 4.200.000 euro che, moltiplicato 20, gli anni di concessione, fanno circa 84 milioni di euro.
Questo l'importo totale che le finanziarie agguantano al Gse e che, guarda caso, corrisponde
a più dei due terzi del capitale che hanno investito.
Tutto il resto degli incentivi è quindi per loro guadagno netto, grasso che cola.
Ma andiamo avanti.
L'energia che viene prodotta e che fa scattare gli incentivi è energia elettrica, ha un valore definito, cioè 0,09 euro a Kwh, e viene venduta a quel prezzo all'Enel.
Un impianto da circa 1 Mw di potenza produce mediamente 1200 Mwh, cioè 1.200.000 Kwh.
Provate voi a fare i conti. Sono circa 108.000 euro.
Proprio quei centomila euro da cui eravamo partiti, a Fidenza: i soldi che il comune si prende da tutta la storia.
In altre parole, le finanziarie girano ai comuni solo i proventi della vendita all'Enel dell'elettricità prodotta.
Anzi, un po' meno perché c'è da dare qualcosa alla Provincia che ha organizzato il project-financing attraverso l'assessorato all'ambiente.
Pare siano 20.000 euro ad impianto.
Alle finanziarie va la massa dei soldi degli incentivi. Alla fine coi circa 30 Mw installati e i 120 milioni di euro investiti si prenderanno circa 15 milioni annui per venti anni, cioè 300 milioni.
I comuni non avranno nemmeno l'energia elettrica gratis, ma solo pochi spiccioli, chi più chi meno.
Ma soprattutto non avrranno colto l'occasione di diventare impresa, di essere in grado di produrre progetti e lavoro.
Alla Provincia andrà la sua piccola percentuale per il disturbo che, però, moltiplicata per 24, il numero degli impianti, fa una cifra niente male.
Appunto per questo si chiama "fotovoltaico insieme".
Ma insieme a chi, in realtà? Insieme alla speculazione, ci sembra di poter dire.
E questa massa di denaro che circola, a quali tasche giunge?
Giuliano Serioli
www.reteambienteparma.org
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