Quando anche i compagni oltre l'Enza ti girano le spalle, deve essere davvero dura mantenere l'aplomb e fare finta di niente, una volta ancora, tirando il carro, sempre più zavorrato e cigolante.
Con quale credibilità ora si potrà andare in giro a raccontarla, la favola della virtù che abita in Europa ed a Ugozzolo, ed è targata un partito ben preciso.
Favole come il forno necessario, come il senso di responsabilità che guida le scelte, la sicurezza di aver fatto un ottimo lavoro, la supponenza di ribadire l'inesistenza dell'alternativa.
Favole come la necessità del forno per scaldare le case dei cittadini, quando i cugini hanno una rete di teleriscaldamento molto più estesa, e dell'inceneritore ne faranno a meno.
E' tutta neve ormai sciolta e lorda, una propaganda incapace di sostenersi e di sostenere.
Come si può ancora andare a raccontarla nei circoli di partito, fingendo che i sostenitori della base non sappiamo cosa succede poco più in là, sostenendo tesi ormai cassate dalla realtà degli accadimenti.
E' un partito che chiede di cambiare, dal suo interno.
E' la base sana che chiede di riempire di giusti indirizzi di sinistra il menù del partito, l'ora di dire basta all'apparato, ai giochi con i potenti di turno, alla finta che un impianto così pericoloso sia un toccasana per i cittadini.
Nessuno ci casca più.
Il centro sinistra e il suo partito porta bandiera, hanno bisogno di cambiare, molto profondamente, per ascoltare finalmente il loro popolo che chiede onestà, giustizia, equità, ascolto.
Slogan oggi ridotti a vuote parole, che invece dovrebbero essere concreti e non rimanere concetti da gettare in una sala, al vento del giorno.
A Ugozzolo giace un cantiere, fino a ieri sequestrato, con la bolla infame dell'abuso edilizio.
Fino a dicembre la spada di Damocle dei giudici ondeggerà minacciosa.
A Ugozzolo la creatura delle meraviglie è uno sgorbio ingarbugliato, dalle mille mancanze, dalle poche certezze.
Lo sfinimento è alle porte, la sconfitta già chiede di prendere possesso dei luoghi, gli appelli non bastano più a convincere, distogliere, soprassedere, tranquillizzare.
A Reggio Emilia fanno a meno dell'inceneritore, perché Parma invece lo deve costruire?
Questa domanda, che pretende risposta proprio perché formulata dal di dentro, dalla base democratica e fiduciosa, fino a ieri, delle certezze dei ranghi superiori, a cui fino ad oggi si è concessa totale manleva.
Una domanda impervia, l'ultima a cui si voleva rispondere.
Una domanda impossibile, perché inchioda al muro delle responsabilità e delle colpe, chi credeva di avere ormai superato il declivio, che invece ogni giorno perde dolcezza, e guadagna pendenza, e grava sui muscoli stanchi.
Sconfitti dal tempo, che non è volato abbastanza in fretta, il cerino che acceso ancora si imbriglia nelle mani nodose.
A Reggio Calatrava, a Parma l'Inceneritore.
Pensate se mettessimo dei cartelli turistici lungo l'autostrada, belli evidenti.
Ecco alla vostra sinistra l'inceneritore, ecco nelle immediate vicinanze il meglio del made in Parma.
Che marketing, che pugno nello stomaco per i sostenitori.
Un altro cartello nel finale: “Grazie presidente per il suo regalo”.
La credibilità è perduta per sempre.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 21 ottobre 2011
-47 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+508 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Mancherebbero 198 giorni all'accensione dell'inceneritore. Se si farà.
Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.
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