sabato 5 novembre 2011

Vento Veneto

Non si sono più rifiuti da bruciare: inceneritori a rischio chiusura

Leggendo alcune pagine sul Web, in questi giorni sembra di trovarsi di fronte a comunicati del Gcr, che come un virus si sono propagati nella Penisola.
Sul Corriere della Sera e su Affari Italiani la situazione dei rifiuti in Veneto è al collasso, ma non perché non si sa dove metterli, ma esattamente il contrario.
E' Il rovescio della medaglia del riciclo, quella che il Veneto ha appuntata al petto ormai da diversi anni, e mette in fila numeri sconfortanti, conti in affanno, previsioni lacrimevoli.
Gli impianti di incenerimento e le discariche arrancano perché più la gente differenzia, meno rifiuti da smaltire ci sono. E meno rifiuti si smaltiscono, meno soldi si incassano.



Il che ha delle conseguenze pratiche, perché stiamo pur sempre parlando di aziende, con i loro bilanci da chiudere ed i loro dipendenti da stipendiare al 27 del mese.
Per questo l’assessore all’Ambiente Maurizio Conte è deciso a dire no al rilascio di qualunque autorizzazione per l’apertura di nuovi inceneritori nel Piano rifiuti che vedrà la luce ai primi di febbraio: “Non ci saranno nuovi impianti perché, al momento, registriamo difficoltà a far funzionare quelli che ci sono. Di più: stiamo studiando la possibilità di convertire una parte delle linee dedicate allo smaltimento dei rifiuti urbani, oggi sottoutilizzate, per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Quelli che, per intendersi, gli industriali di Treviso vorrebbero incenerire in due termovalorizzatori nuovi di zecca”.
La conversione potrebbe trattenere in Veneto una parte dei rifiuti speciali, specie pericolosi, che oggi vengono esportati fuori regione, all’estero.
Dove?
In Germania, per lo più, ma anche in Cina e nei Balcani. Rifiuti che potrebbero contribuire a saturare le linee di Fusina, Padova e Rovigo, che nei mesi scorsi hanno più volte chiesto alla Regione di poter importare rifiuti dal resto d’Italia, per portare a regime ed ottimizzare i loro sistemi che oggi creano diseconomie destinate a ripercuotersi sui bilanci. Resta solo da capire se il servizio eventualmente reso dagli impianti esistenti possa essere concorrenziale: il mercato dei rifiuti speciali è infatti un mercato privato, in cui le aziende si rivolgono a chi fa il prezzo migliore, sia esso veneto, lombardo o tedesco.
Ma come sarebbe a dire? I politici di Parma, i nostri amministratori, tanto lungimiranti, sono anni che ci dicono esattamente il contrario.
Affermano che la raccolta differenziata va di pari passo con l’incenerimento, che i due si completano tra loro, nel perfetto sistema integrato, il gotha della gestione dei rifiuti, l'archetipo ideale.
Sostengono ancora oggi che Parma non può fare senza inceneritore pur puntando ad elevate e virtuose percentuali di raccolta differenziata.
E noi, incomprese Cassandre, sostenevamo l'esatto contrario, per anni ed anni, con inossidabile costanza. Iren, dicevamo, per sua stessa ammissione riciclerà poco più del 17% della plastica raccolta e il resto lo brucerà, perché un inceneritore per bruciare ha bisogno di combustibile e se il combustibile migliore è rappresentato proprio da plastica e carta, pace all’anima della raccolta differenziata.
Noi a urlare nel deserto che gli impianti esistenti non hanno, ed avranno sempre meno, combustibile sufficiente, perché la normativa prevede di raggiungere elevate percentuali di raccolta differenziata che toglieranno combustibile ai forni, a meno che non si sacrifichi la raccolta differenziata stessa, in barba a tutte le normative europee e nazionali, per alimentare impianti che una volta costruiti dovranno funzionare per 30 anni.
Ora quanto affermato da noi lo ritroviamo nelle parole dell’assessore all’ambiente della regione Veneto.
Non ha senso costruire nuovi impianti, l’Emilia Romagna ne ha già 8.
Ma siccome nemo propheta in patria est speriamo che almeno vengano ascoltate le voci che vengono da lontano, da una regione da tutti riconosciuta come guida virtuosa nel campo del rifiuti.

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2011/4-novembre-2011/pochi-rifiuti-impianti-rosso-regione-stoppa-discariche-1902044642355.shtml

http://affaritaliani.libero.it/green/rifiuti-veneto-inceneritori-discariche051111.html


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 5 novembre 2011

-32 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+523 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 183 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

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