lunedì 29 ottobre 2012

Democrazia inquinata


Il 31 ottobre al Toscanini

L’Ilva di Taranto, l’emergenza rifiuti di Napoli, la costruzione dell’inceneritore di Parma rimbalzano cupe sulle pagine dei quotidiani nazionali e locali, mettendo in luce l'insostenibilità di un modello di sviluppo basato sul saccheggio di diritti e risorse. Dietro questi tre simboli del declino di tale modello di sviluppo, c’è innanzitutto il dramma del lavoro e della salute.



Le perizie epidemiologiche, effettuate sul territorio tarantino, parlano chiaro: in sette anni 11.590 morti e 26.399 ricoveri. Persino l’aggiornamento del progetto "Sentieri", eseguito dall'Istituto Superiore di Sanità sui siti italiani inquinati, e presentato dal Ministro Balduzzi a Taranto, ci insegna che perdere il controllo sulla produzione di inquinanti porta a malattie, morti e, alla fine, al fallimento economico di interi territori.
Non si tratta di semplici dati statistici. E' una strage. Una fabbrica in cui si produce, regalando la morte, anche la paura dell’instabilità. Per sopravvivere devi lavorare, anche se lavorare ti toglie, a rate, la vita. La paura dell’instabilità e della precarietà è un prodotto necessario per assicurare continui profitti nell’economia finanziarizzata.

Parallelamente altri impianti mortiferi come inceneritori e discariche, proliferano sui nostri territori, dalla Campania all’Emilia, lesionando l'autonomia decisionale di intere popolazioni e sottoponendole ad un brutale ricatto in cui la posta in gioco è la stessa vita.
Reputiamo, perciò, necessario mettere al centro del dibattito politico queste tematiche, che ci parlano direttamente di giustizia ambientale e sociale, insieme a comitati e liberi cittadini che si battono per attaccare i nodi di un sistema produttivo insostenibile ed estremamente nocivo.
Da una parte la ricerca, spesso autofinanziata, l’accesso alle  informazioni e gli incontri di approfondimento rappresentano strumenti indispensabili per svelare la verità. Dall’altra è, però, necessario porsi direttamente il problema di come trasformare la coscienza delle persone in movimenti di massa in grado di incidere direttamente sulle scelte politiche ed economiche di un territorio e sulla possibilità di chiudere o riconvertire questi impianti inquinanti. Movimenti capaci di monitorare il territorio, ma soprattutto di creare mobilitazioni incisive e campagne comuni, coinvolgendo anche tutte quelle realtà impegnate da tempo nella costruzione di un’alternativa alla devastazione del territorio.
Per il diritto alla salute e alla democrazia!

Ne parliamo con:
Antonio Musella –Commons / Rete dei comitati per i beni comuni Napoli e Provincia
Alessandro Terra – Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti Taranto
Aldo Caffagnini – Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse Parma
Gianluca Ori – Comitato Rubbiano per la vita

Introduce:
Luigi Iasci – Casa Cantoniera Autogestita / Anomalia Parma

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