La
multiutility colpita dalla Fata Smemorina
Iren tenta lo slalom con la clamorosa
notizia bolognese, che ha rivelato come il contratto con Ato Parma
sia scaduto da un anno e la gestione attuale sia portata avanti in
proroga.
Iren cerca di ribaltare a suo favore il
ragionamento del direttore generale della regione Emilia Romagna, che
afferma che l'inceneritore non ha attinenza con il contratto del
2004.
Così annuncia che il progetto del Paip
ne esce riabilitato, dato che il direttore generale distingue i due
processi, raccolta e smaltimento, come separati e indipendenti tra
loro.
Ma questa è una notizia nefasta, non
buona come la vuol fare intendere Iren.
La regione, affermando che il contatto
del 2004 non riguardava la fase dello smaltimento, ha di fatto
tagliato alla radice il progetto dell'inceneritore, disconoscendone
la paternità.
Nel 2006 Iren si presentò ad Ato ed al
Comune di Parma con una premessa molto puntuale e indispensabile per
dare il via al progetto del Paip: “Siamo la società incaricata da
Ato per lo smaltimento dei
rifiuti dell'intera provincia”.
Come fa Iren a sostenere oggi il
contrario, affermando che quella convenzione non c'entrasse nulla con
la fase dello smaltimento?
Hanno tutti preso lucciole per
lanterne?
La delibera 45/11 recita che “Enìa
S.p.A. è una società a totale capitale pubblico, derivante dalla
fusione per unione delle tre società Amps S.p.a di Parma, Tesa
S.p.A. di Piacenza ed Agac S.p.A. di
Reggio Emilia, dedicata allo
svolgimento di pubblici servizi anche in materia ambientale;
che, ai sensi degli artt. 15 e 16 della sopracitata L.R. n. 25/1999,
e s.m.i., l’allora Amps S.p.A. (ora Enìa S.p.A.) ha siglato, in
data 27 dicembre 2004, la convenzione con l’Agenzia d’Ambito
Territoriale 2 (Parma) dell’Emilia-Romagna, nella quale si
individua in Enìa S.p.A. (Amps S.p.A.) il soggetto gestore del
servizio pubblico di raccolta, trasporto, recupero e/o smaltimento
della totalità dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi
assimilati agli urbani conferiti per un periodo di dieci anni; che
nella predetta convenzione è stato precisato che lo smaltimento
venga effettuato preferibilmente con strutture proprie”
Tra due versioni contrastanti non si
può sceglierne una nei giorni pari e l'altra nei giorni dispari.
Da notare anche che l'aggettivo
“preferibilmente” (che da una spintarella benevola al gestore) è
un termine che non esiste nella convenzione del 2004.
Iren afferma poi che le tariffe di
smaltimento sono state approvate da Ato e poi dai piani finanziari
dei comuni.
E ci mancherebbe altro che le tariffe
le decidesse Iren!
Il problema è che le tariffe
applicate, che spesso sforano del 50% e anche del 100% la media
regionale del periodo, non sono mai state messe in discussione ne
autorizzate come prevedeva la norma regionale.
Una dimenticanza che potrebbe essere
costata ai cittadini molte decine di milioni di euro.
Recita l'articolo 18 comma 2 della
legge regionale 25/99: “La tariffa applicata all'utenza ai sensi
dell'articolo 49 del decreto legislativo n. 22 del 1997 assicura la
copertura integrale dei costi del servizio ivi compresi quelli per il
recupero e lo smaltimento dei rifiuti presso impianti di eventuali
soggetti terzi. A tal fine i gestori dello smaltimento concordano con
l'Agenzia il prezzo del recupero e dello smaltimento articolato per
tipologia e caratteristiche degli impianti. Qualora quest'ultimo si
discosti più del 20 per cento da quello medio regionale, determinato
periodicamente dall'Autorità di cui all'articolo 20 della presente
legge, dello scostamento deve essere data apposita motivazione e la
medesima è sottoposta al parere dell'Autorità”.
Dove sono le motivazioni e
l'approvazione da parte di Ato2 Parma?
Infine.
Se davvero fosse come afferma Iren,
cioè che lo smaltimento dei rifiuti non riguarda la convenzione del
2004 con Ato, ma un rapporto diretto con i comuni, con piani
finanziari che hanno validità di un anno, sarebbe scattato
l'obbligo dei comuni a conferire i loro rifiuti dove costa meno,
preferendo a Iren tutti quegli impianti e gestori che trattano
l'indifferenziato residuo sotto i 100 euro la tonnellata come
Brescia.
Quale motivo avrebbero infatti gli enti
locali di spendere di più per lo stesso servizio quando a pagare
sono le tasche dei contribuenti?
Non è forse una materia da Corte dei
Conti?
Iren ha proprio un rapporto difficile
la fata smemorina.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
30 novembre 2012
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