In
piazza Garibaldi, sotto i portici del grano, mercoledì pomeriggio
c'erano anche alcune mamme del comitato del Poggio di Felino, nato
contro l'inceneritore della Citterio.
Mamme arrivate con i loro bambini e con i cartelli della loro denuncia al collo, che nessun giornale cartaceo ha riportato, tranne i quotidiani on line "Il Mattino di Parma" e "Parmaonline".
Un
silenzio sul cogeneratore a grasso animale del Poggio di S.Ilario
Baganza che stride con la realtà di una protesta dei cittadini che
ha raccolto già diverse centinaia di firme e che ha visto più di
cento persone presenti all'assemblea costitutiva.
Una
protesta che si sta allargando a Felino e che ha visto l'associazione
ambientale locale “Natura e vita” dare la sua adesione e
mostrarsi molto preoccupata per le conseguenze sulla salute dei
cittadini e per la possibilità che l'intento speculativo della
Citterio si allarghi ad altri grossi prosciuttifici della
pedemontana.
La
gravità dell'iniziativa non è solo per chi ci abita e deve
respirare aria inquinata, ma anche per l'immagine del Consorzio del
prosciutto e per l'indotto alimentare di eccellenza di tutta la zona.
Arpa,
Ausl, Provincia e Comune di Felino, in Conferenza dei servizi, a
novembre hanno dato il benestare a bruciare grasso animale per
produrre energia elettrica, accettando per buone le rassicurazioni
del proponente sul fatto che le emissioni del cogeneratore
rientreranno nei range da loro fissati.
Ma
il rispetto di detti range è solo formale e per di più auto
certificato dall'azienda medesima.
La
realtà dei fatti è molto diversa.
La
pubblicistica scientifica in merito afferma che il grasso animale ha
una viscosità molto maggiore dello stesso gasolio e che nel motore
che lo brucerà e si creeranno concrezioni carboniose che
accresceranno esponenzialmente le emissioni di ossidi di azoto e di
particolato.
Per
filtrare l'azoto occorrerebbero tanti riduttori catalitici selettivi
in serie.
Ma
l'azienda ne prevede uno solo, visto che sono molto costosi.
Per
catturare il particolato serve poco o niente uno scrubber, una torre
di lavaggio e sarebbe necessario alternare la combustione del grasso
con quella di olio di colza diluito con acqua.
Preoccuparsi
della reale portata delle emissioni non interessa certo all'azienda,
mentre dovrebbero essere le amministrazioni pubbliche a tenerne
conto. E il Comune di Felino dovrebbe essere il primo.
Come
sempre tocca ai cittadini.
Una
fonte di energia cosiddetta rinnovabile è sostenibile per la salute
e l'ambiente?
Diamo
voce ai cittadini, apriamo un dibattito serio.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente
Parma
12
gennaio 2013
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