domenica 17 marzo 2013

Allarme tumori all'inceneritore di Baciacavallo


Livelli di diossina 12 volte superiori al consentito

E’ di nuovo allarme tumori per le ricadute ambientali e sanitarie derivanti dall’attività di trattamento di fanghi industriali dell’inceneritore di Baciacavallo, provincia di Prato, (gli stessi fanghi che si vogliono bruciare a Parma).
Un nuovo studio commissionato ad un pool di esperti universitari di Mestre, promosso dall’associazione Vita, ambiente e Salute onlus, ha rilevato nel raggio di due chilometri intorno all’impianto di Baciacavallo, livelli di diossina superiori fino a 12 volte rispetto a quanto consentito dalla legge.
In particolare l’analisi è stata svolta su tre campioni, due polli ed una anatra, allevati nell’area di ricaduta di Baciacavallo.



Tutti e tre i campioni sono risultati gravemente contaminati per la presenza di diossine e Pcb (Policlorobifenili). Sostanze quest’ultime messe al bando dalla convenzione di Stoccolma del 2001 che aveva lo scopo di proteggere la salute umana da queste molecole.
Dalle varie analisi effettuate in tutta Italia è emerso che nel raggio di 10 chilometri da questi impianti aumenta il rischio malformazioni, mentre nel raggio di tre chilometri aumentano le probabilità di essere colpiti da tumori allo stomaco, al fegato o da linfomi.
Nel caso specifico dell’inceneritore di Baciacavallo il rischio maggiore è quello di essere colpiti dal cancro ai polmoni. “Questi sono dati che non ci stupiscono – spiega il medico oncologo Patrizia Gentilini, che ha collaborato alla stesura del documento – Già nel 2007 era emerso dalle indagini dell’Asl di Pistoia sull’inceneritore di Montale, che il livello più alto di diossine, superiore di 11 volte al consentito, si trovava in un territorio “bianco”, proprio quello nell’area di Baciacavallo. Nonostante tutto ciò l’inceneritore di Baciacavallo continua indisturbato nella sua attività”.
“Noi diciamo basta ad opere dannose, inutili e costose – commenta Gabriele Pecchioli, vicepresidente di Vas – il rischio è quello che a rimetterci non saremo solo noi ma anche le generazioni future”.

Stefano De Biase

La storia recente è una sequela infinita di notizie allarmanti sugli effetti che gli inceneritori provocano sui territori, e quindi sulle persone, ove operano. Anche gli impianti di ultima generazione non sfuggono. L'inceneritore è un semplice trasformatore di materia, che dallo stato solido viene compattata e poi dispersa in atmosfera. Fatto 100 il quantitativo di rifiuti bruciati, 30 sono le scorie pesanti e leggere che si ritrovano nel forno, ma il restante 70 è gas fetido che viene emesso in atmosfera, con le conseguenze di cui sopra. Quando male ci dovremo fare ancora prima di porre un rimedio definitivo?

Anche l'inceneritore di Bagnacavallo è un impianto di ultima generazione (2007).
Anche Bagnacavallo ha i suoi sensori, i suoi filtri, i suoi controlli in continuo.
Eppure a nulla sono serviti i controlli a fermare l'emissione di diossina (controllata 8 ore tra volte l'anno), ricaduta sui terreni circostanti l'impianto.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

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