giovedì 21 marzo 2013

Cogeneratori a grasso animale, la parola ai produttori

Ci aspetta un cielo grigio come Milano?”

Al Consorzio del Prosciutto di Parma
Alla Unione Industriali di Parma
La mia famiglia produce prosciutto da 50 anni e mio nonno costruì il primo stabilimento, parecchi anni prima che esistesse il Consorzio del prosciutto di Parma.
Ho trovato fino ad ora subdolo il silenzio che il Consorzio del Prosciutto di Parma ha tenuto con riferimento alla vicenda del Cogeneratore ad olio animale di Citterio al Poggio; ma appare ancora più vergognosa la risposta data ufficialmente dalla direzione/presidenza del suddetto Consorzio al comitato degli abitanti del Poggio.



La cogenerazione e il bruciare ossa niente ha a che fare con la “responsabilità sociale per la gestione dei rifiuti”: è solo un business speculativo di fronte ad incentivi, e poi vendere l'energia prodotta e riacquistarla a meno. L'ambiente si riempirà di polveri sottili inquinanti e se la combustione non avviene ad alte temperature data la presenza di materiale salato possono potenzialmente contenere anche diossina (e date le correnti scenderanno su Felino e quindi anche sulla mia testa) e tutto sarà ammorbato dal puzzo delle ossa bruciate.
Sapete cosa succede quando accendono il motore? Si alza una colonna di fumo scuro molto alta e compatta che poi inizia ad aprirsi e a diffondersi col vento.
Decine sono le famiglie che abitano accanto e che dovranno subire - non per loro scelta - una qualità di vita più bassa, un rischio per la salute e la perdita di valore delle loro abitazioni. E questo è il “particolarismo” che deve essere superato dalla “responsabilità sociale”?
Quei “particolari” che devono essere per voi sacrificati sono persone e non cose o oggetti sacrificabili sull'altare di una presunta “responsabilità sociale” che in questi casi, guarda caso, non è esente dal guadagno ma non della comunità solo per qualcuno, quello che si è costruito il motore.
Chiamate Food Valley la nostra vallata e la vostra ultima pubblicità faceva vedere verdi colline bucoliche e prosciutti che diventavano buoni perché respiravano il “marino”.
E ora i prosciutti di Citterio o del prossimo stabilimento che si costruisce il cogeneratore a fianco cosa respirano? Il puzzo di fritto del grasso e delle ossa?
Il prosciutto di Parma compie quest'anno 50 anni e fra altri 50 anni cosa vedremo?
Una vallata con un cielo grigio e un'aria intrisa di inquinamento così come è oggi il cielo di Milano oscurato dalle polveri sottili, con le persone e i bambini che soffrono di allergie e malattie respiratorie croniche, come vi può confermare qualunque medico di Milano.
E cosa è rimasto dello spirito originale del prodotto madre della nostra vallata , quello che da centinaia di anni i nostri contadini hanno prodotto? Niente.
La vostra risposta testimonia dell'inaridimento di tutti gli ideali che aveva la fondazione del Consorzio l'amore per il prodotto per la lavorazione artigianale per la produzione reale; la vostra risposta testimonia il vostro chinare capo e schiena di fronte agli interessi economici non del comparto ma di pochi potenti industriali della nostra filiera, spesso neanche originari della nostra terra parmense.
Potevate rispondere in modo generico, potevate dire che il consorzio si occupa solo del prosciutto e non delle scelte delle aziende in quanto imprese di capitale, potevate anche fare la figura dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia dicendo che non conoscete il problema e che va approfondito, comunque potevate esprimere una parola di vicinanza alle famiglie coinvolte e che protestano con grande compostezza e dignità e cercano il sostegno e il supporto al loro dramma, e senza “ideologie” preconcette se non la difesa delle loro case e delle loro famiglie.
E invece avete risposto come una casta che difende fortemente e con decisione i suoi diritti - presunti diritti -, mascherati da “responsabilità sociale”, una casta anche un po' arrabbiata perché una amministrazione ascoltando il fermento della cittadinanza ha sospeso un nuovo progetto nella zona di Langhirano.
La vostra è una risposta di cui mi vergogno e che io come produttore e cittadino della vallata e come essere umano (perché oltre a fare i produttori di prosciutti bisogna anche ricordarsi di essere degli esseri umani) non condivido minimamente.
Era meglio il rimanere in silenzio.
E poi il rifiutare l'invito alla riunione del comitato, neanche fare finta di ascoltare: un altro segno di disprezzo per quel “particolarismo” che è da superare, che è trascurabile.
Ma chi credete di essere?
In fin dei conti mettiamo un po' di sale su una coscia di porco e dopo un po' la vendiamo, non siamo soggetti particolarmente superiori o che si debbano ritenere tanto depositari di virtù da calpestare, se pur legalmente, gli altri come trascurabili per il nostro personale ed esclusivo benessere economico.
Era davvero meglio il rimanere in silenzio.
Spero abbiate il buon senso di non rendere pubblico questa vostra visione della situazione perché vi attirereste il biasimo e le critiche della opinione pubblica, di quei “particolari” che possono essere sacrificati alla alta “responsabilità sociale” del bruciare le ossa per puro guadagno di pochi, di quegli “emotivi” che a centinaia hanno firmato (me compresa) per il comitato del Poggio e sono andati alle riunioni e restano informati nella rete di facebook ed infine, cosa non trascurabile, sono gli acquirenti del nostro prosciutto di Parma.
E' anche piuttosto disdicevole che il consorzio del prosciutto di Parma non pensi minimamente alla tutela della integrità della sua preziosa food valley - al contrario di quello che ha fatto il Consorzio del Parmigiano Reggiano -, valle in cui peraltro ci sono tanti altri prodotti agroalimentari a cui non gioverebbe una pubblicità così negativa: avere una vallata piena di grossi pentoloni puzzolenti che bollono e sciolgono ossa per poi bruciare l'olio in un motore grande come quello di una nave non sarebbe un bel vedere.
Per cui chiedo anche che l'Unione Parmense delle Industrie, che fino ad ora ha tenuto un atteggiamento opportunamente prudente ma attento sull'argomento, ponga un freno al Consorzio del Prosciutto di Parma nell'esprimere così cinicamente e freddamente le sue opinioni su un tema tanto delicato , anche dal punto di vista umano, che tocca il nostro territorio parmense, e affinché lo stesso consorzio si limiti ad attenersi a quello che riguarda la produzione del prosciutto di Parma e a non prendere posizione così sfacciatamente di parte su decisioni private di singole aziende non legate direttamente alla produzione ma a scelte finanziarie, in modi tali da arrecare pregiudizio di immagine a quegli industriali del parmense che ancora hanno sani valori legati alla produzione reale del territorio.

Greci e Folzani Spa
(dr. Folzani Maria Margherita)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

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