giovedì 28 marzo 2013

Inceneritore di Parma, interrogazione parlamentare di 53 senatori 5 Stelle


CASO INCENERITORE PARMA/ INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA DI 53 SENATORI DEL M5S DOPO L'ANNUNCIO DI RITIRO DA PARTE DI F2I CHE TEME SEQUESTRO O DEMOLIZIONE DELL'IMPIANTO A CAUSA DELLE INCHIESTE IN CORSO E RICORSO IN CASSAZIONE IL MOVIMENTO 5 STELLE PORTA IL CASO IN SENATO PRIMI FIRMATARI LE SENATRICI ED I SENATORI EMILIANI, PIEMONTESI E LIGURI "INCENERITORE DISECONOMICO E SUPERATO CI SONO ALTERNATIVE COME DIMOSTRANO LE RISPOSTE ARRIVATE AL COMUNE DI PARMA SU PIANI ALTERNATIVI"



Dopo lo scoop de "Il Fatto Quotidiano" che ha pubblicato la lettera riservata dell'amministratore delegato di F2I Vito Gamberale che in data 22 febbraio 2013 annuncia al direttore
generale di Iren Spa Andrea Viero l'intenzione di ritirarsi dalla partecipazione economica dell'investimento per l'inceneritore Iren di Parma, evidenziando come non è da escludersi a causa delle inchieste in corso (c'è un ricorso della Procura di Parma in Corte di Cassazione) il sequestro o la demolizione dell'impianto in fase di realizzazione ad Uguzzolo (Parma), l'intero gruppo parlamentare al Senato del Movimento 5 Stelle con primi firmatari le senatrici emiliane Mussini, Bulgarelli, Montevecchi, Gambaro, i colleghi piemontesi Scibona, Airola, Martelli, e la senatrice ligure De Pietro ha portato l'argomento all'attenzione del governo italiano ed in particolare dei Ministri dell'Ambiente, dello Sviluppo Economico e delle Finanze.
Nell'interrogazione a risposta scritta, oltre a ricordare tutti i passaggi salienti della lettera dell'amministratore delegato di F2I a Iren Spa si ricorda che "il 25 febbraio 2013 il Comune di Parma, che si oppone alla realizzazione dell’impianto, ha chiuso il bando per la realizzazione di una “Fabbrica dei Materiali“, ricevendo 3 offerte.
Si tratta di un progetto che prevede un impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti “al fine di minimizzare il ricorso allo smaltimento e di utilizzare gli stessi materiali come risorsa per fini non solo ambientali ma anche economici e sociali”. La “fabbrica dei materiali”, già in realizzazione a Reggio Emilia, è un’alternativa all’inceneritore e seguirebbe un modello di trattamento alternativo già sperimentato con successo in altri Paesi, con costi a carico dei cittadini attorno ai 60 euro/tonnellata, contro gli oltre 160 euro/tonnellata indicati dal piano finanziario di Iren per il Polo Integrato Ambientale di Ugozzolo (Parma)".
A fronte di quanto emerso il Movimento 5 Stelle, chiede ai ministri dell'Ambiente dello Sviluppo Economico e delle Finanze "quale sia la posizione riguardo ad investimenti diseconomici come quello dell'inceneritore di Parma e non in linea con la risoluzione di indirizzo del Parlamento Europeo del 20 aprile 2012 che vieta l'incenerimento di tutti i rifiuti riciclabili e compostabili dal 2020, a fronte dell’esigenza di garantire un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale, che rappresenta l’unica via per far uscire il sistema Italia dalla crisi economica e sociale degli ultimi anni". Al tempo stesso Maria Mussini insieme agli altri 52 rappresentanti al Senato del Movimento 5 Stelle chiedono al governo "se a carico di Iren Spa, il cui piano finanziario prevede di fare pagare oltre 160 euro/tonnellata per lo smaltimento tramite incenerimento a fronte di sistemi alternativi molto più economici e sostenibili dal punto di vista ambientale, non si configuri un forte danno erariale potenziale e un aggravio ingiustificato di costi a carico dell’utenza interessata".

Maria Mussini, Michela Montevecchi, Elisa Bulgarelli, Adele Gambaro, Marco Scibona, Alberto Airola, Carlo Martelli Cristina De Pietro e altri.
Gruppo Movimento 5 Stelle
Senato della Repubblica

Al Ministro dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare
Al Ministro dello Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti
Al Ministro dell’Economia e Finanze
Interrogazione a risposta scritta
Premesso che:
- sull’impianto di incenerimento di Ugozzolo (Parma), progettato e in costruzione da parte di Iren Spa su autorizzazione della Provincia di Parma, esiste un ricorso in Corte di Cassazione da parte della Procura di Parma che ne chiede il sequestro a fronte di diverse ipotesi di reato in corso d’accertamento;
- è dimostrata dal punto di vista industriale l’inutilità di tale impianto in una Regione come l’Emilia Romagna già dotata di 7 impianti d’incenerimento e dove, in province confinanti come quella di Reggio Emilia, sono già state avviate proposte alternative ad incenerimento e discarica che puntano su riduzione dei rifiuti, massimizzazione della raccolta differenziata tramite la raccolta domiciliare, riciclo, compostaggio, trattamento meccanico biologico e recupero dei materiali ferrosi-plastici, tramite un progetto innovativo chiamato“Fabbrica dei Materiali”;
considerato che:
- come evidenziato dal giornalista Mauro Meggiolaro su Il Fatto Quotidiano del 26 marzo 2013, F2i (Fondi Italiani per le Infrastrutture) potrebbe far saltare il progetto per il contestato inceneritore di Parma. Il documento “strettamente riservato e confidenziale”,datato 22 febbraio 2013 e oggetto dell’articolo, è indirizzato a Iren Spa ed è firmato dall’ing. Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i, fondo controllato da Cassa e Depositi e Prestiti;
- F2i sarebbe pronto ad acquisire il 49% di Iren Ambiente – la società che gestisce gli impianti di smaltimento di rifiuti del Gruppo Iren – per circa 80 milioni di euro, un’acquisizione condizionata dalle vicende dell’inceneritore di Parma e del PAI (Polo Ambientale Integrato), che “sarà uno dei punti di forza della joint venture tra il gruppo energetico e F2i”. Senza l’accensione del forno inceneritore di Parma, infatti, rischia di non concretizzarsi l’accordo Iren Ambiente e F2i e con esso il previsto “abbattimento” dei debiti di Iren Spa, un rischio che sembra farsi più concreto, come si evince dal documento sopracitato;
- nel medesimo, l’ing. Vito Gamberale ricorda infatti che l’avvio del procedimento penale in relazione a presunti illeciti connessi alla progettazione e costruzione del PAI “ha comportato l’integrazione e la modifica della struttura dell’accordo di investimento di F2i”. F2i ha richiesto “pareri legali” circa “eventuali rischi di confisca o demolizione del PAI”per tutelare la posizione del fondo dalle “eventuali conseguenze negative derivanti dal citato procedimento penale”, ma i pareri dei legali di Iren “non hanno escluso o considerato comunque remoto che il PAI possa essere oggetto di confisca o demolizione” e, pertanto, secondo F2i “non si sono soddisfatte le condizioni dell’investimento”;
- nella lettera dell’amministratore delegato di F2i si fa inoltre riferimento al fatto che, in conseguenza dell’ordinanza del Tribunale del Riesame di Parma del 5 dicembre 2012, i legali di Iren “hanno evidenziato la possibilità di incolpazione con riferimento all’ipotesi corruttiva”;
- sempre in tale lettera, si evidenzia la possibilità che la vicenda processuale si sviluppi con un aggravio “della impostazione accusatoria”, che porterebbe a non escludere “nuovi provvedimenti cautelari a valere sul patrimonio della società” o provvedimenti sanzionatori in capo a Iren, per effetto della legge 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle società. A impensierire il fondo F2i e Gamberale sono anche le “incertezze circa l’entrata in esercizio del PAI entro la data ultima per beneficiare degli incentivi di legge”. Da qui le conclusioni che trae F2i: “Allo stato, fino a quando non sarà delineata con chiarezza la risoluzione delle criticità relative al PAI, si ritiene opportuno sospendere l’investimento in IAM”, come si evince dall’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano;
- il 25 febbraio 2013 il Comune di Parma, che si oppone alla realizzazione dell’impianto, ha chiuso il bando per la realizzazione di una “Fabbrica dei Materiali“, ricevendo 3 offerte. Si tratta di un progetto che prevede un impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti “al fine di minimizzare il ricorso allo smaltimento e di utilizzare gli stessi materiali come risorsa per fini non solo ambientali ma anche economici e sociali”. La “fabbrica dei materiali”, già in realizzazione a Reggio Emilia, è un’alternativa all’inceneritore e seguirebbe un modello di trattamento alternativo già sperimentato con successo in altri Paesi, con costi a carico dei cittadini attorno ai 60 euro/tonnellata, contro gli oltre 160 euro/tonnellata indicati dal piano finanziario di Iren per il Polo Integrato Ambientale di Uguzzolo (Parma);
- il piano di Iren Spa per la messa in funzione dell’inceneritore si baserebbe, come è prassi, su tempi di ammortamento di 10 anni per le opere meccaniche e 20 anni per le opere civili, con il rischio che la multiutility sia costretta a ricalcolare al rialzo la tariffa (160 euro/tonnellata) visto che l’Unione Europea – come espresso da una risoluzione di indirizzo del Parlamento Europeo alla Commissione del 20 aprile 2012 – è orientata a vietare l’incenerimento di tutti rifiuti compostabili e riciclabili entro il 2020;
- un tale divieto all’incenerimento da parte dell’Unione Europea costringerebbe Iren a ridurre sensibilmente i tempi di ammortamento, cosa che – nella situazione attuale –porterebbe ad un aumento considerevole dei costi a carico dei cittadini, un motivo in più (quello economico) per decidere a favore di un trattamento più sostenibile dei rifiuti – secondo gli oppositori del progetto d’incenerimento;
Si chiede di sapere:
- quale sia la posizione riguardo ad investimenti diseconomici non in linea con la risoluzione di indirizzo del Parlamento Europeo richiamata sopra, come nel caso dell’inceneritore di Iren Spa di Parma, a fronte dell’esigenza di garantire un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale, che rappresenta l’unica via per far uscire il sistema Italia dalla crisi economica e sociale degli ultimi anni;
- se a carico di Iren Spa, il cui piano finanziario prevede di fare pagare oltre 160 euro/tonnellata per lo smaltimento tramite incenerimento a fronte di sistemi alternativi molto più economici e sostenibili dal punto di vista ambientale, non si configuri un forte danno erariale potenziale e un aggravio ingiustificato di costi a carico dell’utenza interessata.

I Senatori  

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