venerdì 14 giugno 2013

Legge Rifiuti Zero. la via maestra

Legge Rifiuti Zero, la via maestra
Un'analisi puntuale, anche delle critiche ingiuste

di Massimo Piras



La proposta di Legge Rifiuti Zero è dal 27 marzo 2013 una realtà concreta ed uno strumento decisivo per costruire una fase di lotta anche in Parlamento e soprattutto nei territori dopo un iter che è partito a giugno del 2012 da una proposta pubblica all'assemblea alla Sapienza a Roma che è stata poi pienamente accolta dall’intera Rete nazionale rifiuti zero e dagli alleati movimenti per i Beni Comuni che hanno dato il loro sostegno, come il Forum Italiano Acqua Pubblica ed i Coordinamenti sull’Energia Sostenibile e sulla Mobilità Sostenibile.
Dopo decenni di vertenze locali contro discariche ed inceneritori, vertenze in cui i comitati e le associazioni si sono dovuti spesso appellare a ricorsi al TAR contro l’applicazione di leggi che consentono tuttora di continuare a distruggere ambiente e salute con questi impianti tossici, questo passaggio avviene a seguito del nuovo atteggiamento del Parlamento Europeo del 2012 con la risoluzione “per una Europa efficiente verso il recupero di materia”.
A fronte di un lavoro di ben otto mesi di elaborazione, con due assemblee nazionali a Roma, e con la partecipazione iniziale di ben 150 Comitati ed associazioni specifiche sia locali che nazionali abbiamo visto crescere costantemente la partecipazione e le proposte di integrazione e modifica ad una bozza che ha visto almeno una decina di versioni via via aggiornate con un confronto avvenuto sia su piattaforma condivisa googlegroups che con le due assemblee partecipate.
A questo confronto sin dall’inizio si sono sottratti una decina tra comitati laziali e campani che avevano tentato, con l’assemblea alla Sapienza di giugno a Roma, di lanciare un “movimento nazionale” che ben presto è naufragato per mancanza di partecipazione ulteriore ed ha tentato una ulteriore acrobazia nel lanciare un “Coordinamento nazionale rifiuti ed energia” avendo già compreso che la battaglia già avviata contro le Centrali a biomassa “agricole” prometteva meglio di quella sui rifiuti. Tra questi spiccava sin dall’inizio quello NoInc di Albano, da sempre contrario a qualsiasi “proposta di legge o referendum”, e che quindi non si vede per quale motivo oggi invece si dovrebbe preoccupare di avversare una proposta di legge veramente popolare, ma che forse gli ha sottratto la visibilità e soprattutto la credibilità dovuta al fatto che le barricate non bastano da sole a contrastare la lobby inceneritorista ma occorre anche una concreta “proposta alternativa”.
Ovviamente del tutto legittimamente ma anche astutamente hanno ritenuto di fare una vera e propria operazione di “sommatoria” tra la vertenza preesistente già da tempo nel Centro e Nord Italia contro le Centrali a biomassa “agricole”, battaglia che ha una sua piena e concreta validità per contrastare l’abbandono dell’agricoltura tradizionale per coltivare mais per fare biogas, con vertenze locali contro impianti di digestione anaerobica per rifiuti partendo dalla base che il processo tecnico di base è lo stesso sebbene sia evidente a chiunque conosca il problema che hanno norme di legge, procedure tecniche e problemi del tutto diversi.
Ma tant’è ecco il “No Biogas”, slogan facile facile che non necessita di spremersi troppo le meningi sul fatto che se da una parte difendiamo il territorio agricolo dall’altra continueremmo a mandare il rifiuto organico che non riusciamo a “compostare” in discarica per l’80% dei casi, producendo lo stesso biogas ma libero in atmosfera ed il percolato nelle falde idriche.
Un dettaglio per loro di poco conto, evidentemente, se non ci si pone neppure il problema di provare a capire che la digestione anaerobica esiste in Italia da decenni e non è neppure lontanamente assimilabile all’incenerimento, come pure hanno provato a sostenere questi “professionisti della barricata”.
Ovviamente nella stesura della Legge Rifiuti Zero non potevamo certo ignorare i dei sistemi di trattamento “naturali” della frazione organica, in quanto entrambe sono reazioni prodotte da batteri che esistono da prima della razza umana, sia quella Aerobica già noto nel Lazio che quella Anaerobica già nota nel Nord ma di recente avvio anche nel Lazio.
Sul primo sappiamo molto bene che ha dei grossi limiti di applicazione, infatti oggi si tratta appena il 20% della frazione organica, in quanto richiede di miscelare all’organico sino al 40% di frazione “verde o strutturante”(potature, cippato ligneo) che nelle grandi città non è disponibile ed in quanto questi impianti hanno in genere grossi problemi di cattivi odori dati dallo sviluppo di gas nella fermentazione che anche i biofiltri spesso non riescono a trattenere con il risultato che molti residenti ne chiedono poi la chiusura anche se sono posti in aree agricole. Hanno infatti necessità di grandi aree di trattamento, circa due metri quadrati a tonnellata trattata cioè 6 ettari per 30mila tonnellate, e consumano una quantità enorme di energia, circa 70 Kwh per tonnellata trattata quindi circa 2 MegaWh per 30mila tonnellate, che da qualche parte dovrà essere prodotta bruciando magari altro carbone.
Sul secondo sappiamo altrettanto bene che oggi operano con modalità inaccettabili, in quanto il biogas prodotto (metano al 60% ed anidride carbonica al 39% e poco altro) viene bruciato in loco con emissioni in atmosfera per produrre energia elettrica che viene pagata tre volte dal GSE come fosse da fotovoltaico e che il restante residuo “digestato” non ha ancora un obbligo di essere trattato successivamente in aerobiosi per il suo recupero come compost in agricoltura.
Quindi avendo ben chiaro che le Centrali a Biomassa “agricole” sono autorizzate con il D. Lgs. 28/2011 sulla produzione di Energia da fonti rinnovabili ma non attengono alla normativa sui rifiuti, al fine di evitare di mandare in discarica i rifiuti organici ”differenziati” laddove fosse impossibile il compostaggio aerobico, abbiamo inteso affrontare la modifica radicale del processo di digestione anaerobica per renderlo compatibile con il principio del Recupero totale di Materia e proponendolo:
1) Azzerando totalmente la combustione e le incentivazioni oggi già previste e normate con Decreto per la produzione di elettricità, che oltretutto recupera solo un terzo del contenuto energetico del biogas e spreca gran parte del calore prodotto non essendoci una utilizzazione concreta nell’impianto se non per una parte minoritaria, mantenendo solo una teorica e già prevista incentivazione alla pura “produzione” di biometano da rifiuti organici differenziati come materia ma che oggi non ha ancora il necessario Decreto ministeriale attuativo,
2) Prevedendo la totale purificazione del biogas a biometano, con processi che consentono di arrivare sino al 97% di metano puro, con vari sistemi ad esempio con il lavaggio ad acqua che è un processo semplice e non inquinante, da immettere nella Rete pubblica del gas naturale o per venderlo in distributori per uso autotrazione come già avviene in almeno cinque nazioni europee da dieci anni. Si prevede solo che una quota di biometano possa essere utilizzata in combustione per produrre il calore e l’elettricità per l’impianto stesso.
3) Prevedendo piccoli impianti per bacini di 150-200mila abitanti, evitando i grandi complessi industriali, al fine di favorire la “filiera corta di gestione” di rifiuti provenienti dalla Raccolta porta a porta, che possano trattare solo la forsu – Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani differenziata , che è quella che con l’avvio “per legge” o nei fatti della Raccolta porta a porta dovremo comunque trattare,
4) Con modalità “accelerata” che preveda il rilascio della autorizzazione entro e non oltre un anno compresa la V.I.A., dal momento che questi impianti sia Aerobici che Anaerobici se operano entro le 36mila tonnellate/anno oggi sono già autorizzati con la procedura “semplificata”dalla attuale Legge 152/2006.
Ora a fronte di questa serie di ragionamenti ci si aspetta anche una eventuale critica ma con le dovute argomentazioni a supporto, non certamente una serie di dichiarazioni false, infondate e che mescolano insieme alle problematiche oggi già esistenti le stesse proposte alternative contenute nella Legge Rifiuti Zero, di cui spesso i suoi detrattori confessano candidamente di non aver neppure letto il testo ma magari solo il “famoso articolo 14”, lettura che se scollegata dalla conoscenza degli articoli 4, 5, 10, 11, 17, 18 non solo non si inquadra ma si dicono solenni falsità.
Rigettiamo al mittente quindi qualsiasi accusa di gestione non trasparente della proposta di legge, qualsiasi tentativo di delegittimare scelte tecnologiche che non siano corredate dagli opportuni studi scientifici visto che abbiamo illustrato e sono scaricabili dal sito le nostre argomentazioni illustrate anche al Convegno nazionale a Roma sabato 1 giugno e qualsiasi provocazione fatta da sedicenti ecologisti ”da tavolino” che sinora hanno prodotto l’ottimo risultato della realtà attuale non avendo mai prodotto un modello concreto ed attuabile di trasformazione civile ed industriale.
Comunichiamo che l’aver raggiunto e superato l’obiettivo delle 50 mila firme richieste per il deposito in soli due mesi, avendo altri tre mesi a disposizione per triplicare il risultato, evidentemente ha spaventato chi pensava che non si sarebbero mai raggiunte le firme necessarie per portare anche in Parlamento una battaglia di civiltà che non accetta più né posizioni dogmatiche né tantomeno posizioni lobbystiche di chi vuole mantenere di fatto lo status quo.

Massimo Piras
Segreteria nazionale operativa
www.leggerifiutizero.it

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


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