giovedì 13 giugno 2013

Scandalo biomasse, in manette Dario Scotti

Il patron del gruppo industriale ai domiciliari.
Manette ai polsi anche per tre funzionari del Gse (Gestore servizi energetici)

da Il Mondo di Pavia
http://www.ilmondodipavia.it/pagina.php?b=QddHzH--qG

Dario Scotti, presidente e amministratore delegato del gruppo industriale Scotti Riso è da questa mattina agli arresti domiciliari. La Guardia forestale e la Dia, su ordine della procura di Milano, hanno dato il via questa mattina a un blitz che ha fatto scattare le manette ai polsi anche ad Andrea Raffaelli, funzionario del Gse (Gestore servizi energetici) di Roma, la società pubblica che ha il compito di gestire gli incentivi per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili; Elio Nicola Ostellino, consulente esterno di Assoelettrica e Nicola Farina, commercialista di fiducia del Gruppo Scotti con studio a Milano. Le accuse: traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni di ente pubblico, frode in pubbliche forniture e corruzione. Al centro dello scandalo, la centrale elettrica della Scotti a Pavia, dove secondo l’accusa al posto delle biomasse venivano bruciati rifiuti di vario tipo, alcuni dei quali classificati come pericolosi. L’operazione di oggi è la seconda tranche di un’indagine partita nell’autunno scorso, che già aveva coinvolto dirigenti e amministratori della Scotti e titolari dei laboratori di analisi a Pavia. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal Gip di Milano, Stefania Donadeo, che ha accolto le richieste del pm Ilda Boccassini controfirmate dal Procuratore capo del capoluogo lombardo, Edmondo Bruti Liberati.



La centrale a biomasse Riso Scotti Energia di Pavia era infatti stata messa sotto sequestro nel novembre scorso, durante l’operazione «dirty energy», coordinata dalla procura della Repubblica di Pavia (diretta dal procuratore capo Gustavo Adolfo Cioppa) e condotte dai sostituti Roberto Valli, Luisa Rossi e Paolo Mazza. Sette persone erano finite agli arresti domiciliari, tra cui il presidente della società, Giorgio Radice, e il direttore dell’impianto, Massimo Magnani, gli indagati nel complesso sono 12. Erano stati sequestrati 40 mezzi ed eseguite 60 perquisizioni in tutta Italia. Secondo le indagini condotte dal Corpo forestale, nell’impianto, insieme alla lolla, si bruciavano anche rifiuti di varia natura (tra cui legno, plastiche, imballaggi e fanghi di depurazione di acque reflue) con concentrazioni di inquinanti (soprattutto metalli pesanti) superiori ai limiti consentiti dalla legge. Un traffico di 40.000 tonnellate di rifiuti urbani e industriali non regolarmente trattati, provenienti da impianti di smaltimento in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Tutto ciò sarebbe stato possibile grazie ai falsi certificati rilasciati da laboratori di analisi chimiche compiacenti, per un giro d’affari che, secondo le prime stime, si aggira intorno ai 30 milioni di euro, grazie anche agli incentivi statali che questo genere di impianti riceve.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, nell'autunno 2010 erano partite nuove intercettazioni telefoniche, sia per riscontrare le ipotesi di truffa aggravata e di frode in pubbliche forniture, sia per raccogliere nuovi elementi di eventuali corruzioni riconducibili a Riso Scotti Energia nei confronti di funzionari del Gse per ottenere il mantenimento degli incentivi economici. Incentivi che a seguito di una verifica ispettiva erano stati sospesi, tanto che era stata formalmente richiesta alla Riso Scotti Energia la restituzione di 7 milioni di euro. Dalle intercettazioni sarebbe emerso sin da subito il tentativo di Riso Scotti Energia, avallato e sostenuto dalla proprietà, di risolvere in modo favorevole il contenzioso maturato con il Gestore Servizi Energetici attraverso l’intervento di persone amiche, dipendenti e collaboratori della Pubblica Amministrazione, in grado di modificare e annullare le decisioni sfavorevoli assunte dalla società pubblica che dopo l’esplosione dell’inchiesta avevano bloccato la corresponsione dei contributi. La pratica sarebbe stata infatti «sbloccata positivamente», vale a dire che erano stati mantenuti gli incentivi economici di cui era stata in precedenza chiesta la restituzione, grazie all’intervento di Franco Centili, all’epoca dei fatti funzionario del Gestore Servizi Energetici, e, dopo il pensionamento, consulente esterno del Gestore pubblico, in stretto contatto con Nicola Ostellino, consulente in materia energetica, soggetto molto influente.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


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