Stessi
temi, opposte visioni
La Toscana
da salvare, la Food Valley da condannare?
Miopie e
rimorsi lungo il Po
“L'area del Chianti è,
oltre che un distretto agroindustriale tra i più importanti
d'Italia, uno dei simboli dell'immagine e dell'identità culturale
toscana, ed è pertanto evidente che una oculata programmazione
pubblica dovrebbe impedire nuovi insediamenti industriali
oggettivamente incompatibili con le sue vocazioni produttive. In tal
senso le specifiche esigenze di una Società di Capitali, anche
quando svolge un servizio di pubblica utilità, non possono e non
devono essere sovraordinate a quelle di una Amministrazione che
decide in funzione dell'interesse collettivo.
A nostro avviso non è
sensato continuare ad insistere con un programma che ha mostrato
limiti tanto evidenti da rendersi inviso a gran parte della
popolazione. Sarebbe piuttosto una dimostrazione di coraggio e
razionalità decidere la completa rivisitazione del Piano provinciale
dei rifiuti, ponendo alla sua base moderni criteri di gestione ed
efficaci incentivi al risparmio”.
Basterebbe meditare sulla
lettera firmata dal presidente del consorzio Chianti Marco Pallanti e
del presidente della Fondazione Tutela del territorio Lapo Mazzei,
senza ulteriori commenti.
“Quali turisti verranno
ancora in un’area del Chianti sottoposta alle diossine
dell’inceneritore? Chi comprerà ancora i prodotti agricoli e il
vino prodotto in quelle zone, dal momento che proprio i prodotti
agricoli sono i più a rischio contaminazione in casi di vicinanza a
impianti di incenerimento di rifiuti? Oltre alla salute sono in gioco
la vita di decine di aziende agricole e con loro centinaia di posti
di lavoro”.
Basterebbe la dichiarazione
del sindaco di Greve in Chianti Alberto Bencistà.
Il problema è un
inceneritore nel bel mezzo di un territorio vocato alla produzione di
qualità.
Ma come dobbiamo prendere
atto della netta presa di posizione a strenua difesa della vera
ricchezza del Chianti, i suoi prodotti, la sua fama, la sua immagine,
dobbiamo altresì far emergere il grande stupore di fronte al
silenzio dei nostri territori, al colpevole imbarazzo di chi, a
stalla vuota, richiama i quadrupedi con voce stentorea.
In Toscana c'era il rischio
di un inceneritore nel cuore delle loro terre vocate e la presa di
posizione dei produttori tipici si è fatta sentire a chiare e forti
lettere, una condanna senza mezze misure e una accusa agli
amministratori portatori del progetto.
Quindi chi è dalla parte
della ragione, chi ha mancato di farse sentire nei lunghi anni della
progettazione del forno?
Ci sono gravi responsabilità
a Parma di aver ideato e portato a termine questo nefasto progetto.
Chi ama il proprio
territorio veramente si è comportato in modo ben differente.
Oggi vorremmo alla sbarra
tutti quegli amministratori, industriali, sindacati, politici,
amministratori che ci hanno portato a questa situazione.
Altro che due parole di
Beppe Grillo.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
11 settembre 2013
L'inceneritore
di
Parma
è stato acceso
14
giorni
fa
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