mercoledì 11 settembre 2013

Chianti o Food Valley, chi vale di più?

Stessi temi, opposte visioni
La Toscana da salvare, la Food Valley da condannare?
Miopie e rimorsi lungo il Po


“L'area del Chianti è, oltre che un distretto agroindustriale tra i più importanti d'Italia, uno dei simboli dell'immagine e dell'identità culturale toscana, ed è pertanto evidente che una oculata programmazione pubblica dovrebbe impedire nuovi insediamenti industriali oggettivamente incompatibili con le sue vocazioni produttive. In tal senso le specifiche esigenze di una Società di Capitali, anche quando svolge un servizio di pubblica utilità, non possono e non devono essere sovraordinate a quelle di una Amministrazione che decide in funzione dell'interesse collettivo.
A nostro avviso non è sensato continuare ad insistere con un programma che ha mostrato limiti tanto evidenti da rendersi inviso a gran parte della popolazione. Sarebbe piuttosto una dimostrazione di coraggio e razionalità decidere la completa rivisitazione del Piano provinciale dei rifiuti, ponendo alla sua base moderni criteri di gestione ed efficaci incentivi al risparmio”.
Basterebbe meditare sulla lettera firmata dal presidente del consorzio Chianti Marco Pallanti e del presidente della Fondazione Tutela del territorio Lapo Mazzei, senza ulteriori commenti.

“Quali turisti verranno ancora in un’area del Chianti sottoposta alle diossine dell’inceneritore? Chi comprerà ancora i prodotti agricoli e il vino prodotto in quelle zone, dal momento che proprio i prodotti agricoli sono i più a rischio contaminazione in casi di vicinanza a impianti di incenerimento di rifiuti? Oltre alla salute sono in gioco la vita di decine di aziende agricole e con loro centinaia di posti di lavoro”.
Basterebbe la dichiarazione del sindaco di Greve in Chianti Alberto Bencistà.

Il problema è un inceneritore nel bel mezzo di un territorio vocato alla produzione di qualità.
Ma come dobbiamo prendere atto della netta presa di posizione a strenua difesa della vera ricchezza del Chianti, i suoi prodotti, la sua fama, la sua immagine, dobbiamo altresì far emergere il grande stupore di fronte al silenzio dei nostri territori, al colpevole imbarazzo di chi, a stalla vuota, richiama i quadrupedi con voce stentorea.
In Toscana c'era il rischio di un inceneritore nel cuore delle loro terre vocate e la presa di posizione dei produttori tipici si è fatta sentire a chiare e forti lettere, una condanna senza mezze misure e una accusa agli amministratori portatori del progetto.

Quindi chi è dalla parte della ragione, chi ha mancato di farse sentire nei lunghi anni della progettazione del forno?
Ci sono gravi responsabilità a Parma di aver ideato e portato a termine questo nefasto progetto.
Chi ama il proprio territorio veramente si è comportato in modo ben differente.
Oggi vorremmo alla sbarra tutti quegli amministratori, industriali, sindacati, politici, amministratori che ci hanno portato a questa situazione.

Altro che due parole di Beppe Grillo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 settembre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
14

giorni fa

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