sabato 23 ottobre 2010

Solidarietà ai patrioti rifiutati

Quanta strada dovranno ancora percorrere i cittadini italiani, per essere finalmente ascoltati?
Quante botte dovranno ancora prendere i cittadini italiani, per far capire alle autorità che la salute deve venire prima di ogni altro interesse?
Non lo sappiamo, ma la speranza non si affievolisce, nonostante il dramma di Terzigno.



Siamo lo specchio del Paese e ci meritiamo i governi che abbiamo scelto. Fino a giungere alla stanchezza definitiva e senza ritorno, dobbiamo sopportare, subire, cercare di capire cosa ci ha portato a questi punti estremi.
Certamente la situazione dei rifiuti a Napoli rispecchia un modo vecchio di vedere il problema e di sollecitare le risposte. Perché nonostante tutto quello che capita la risposta delle autorità rimane soltanto la scelta della discarica, legata all'incenerimento.
Una strada di distruzione, di affari sporchi, di aria, acqua e suoli inquinati.
Solo la gente ha capito che non si esce da questo cul de sac senza capovolgere la gestione dei rifiuti, che devono essere prima di tutto ridotti alla fonte, per non diventare problema inaffrontabile a valle.
Ancora non sentiamo parlare di riduzione, di riuso, di riciclo, ma solo di discariche, di inceneritori, di commissariamenti e di interventi cruenti e impositivi, che ricalcano scelte vecchie e sorpassate.
Non vale nemmeno il richiamo dell'Europa, che lo stesso Bertolaso ha sbeffeggiato come un intervento fuori luogo, che mette il naso in affari altrui. E' lo stesso Risolvitutto che dava lezioni ad Haiti e per la stanchezza accumulata, chiedeva un robusto massaggio al suo ritorno in patria.
Si vive di emergenze, si guadagna di emergenze, non c'è mai fine alle emergenze italiane, che non trovano mai il bandolo della matassa, coprendo le buche con fragili catrami appiccicosi, che saltano al primo mezzo pesante che vi passa sopra.
Terzigno insegna che difendere la salute del proprio territorio non basta. Anche questo gesto estremo, il bloccare i camion di morte che vogliono parcheggiare veleni nel tuo giardino, non è più un diritto, non fa più parte degli estremi rimedi, pronto il fronte della legalità apparente a scaricare su di te il dito della colpevolezza, il marchio infame del disordine e della resistenza a pubblico sopruso.
Dalla nostra terra maggiormente consapevole, ma in bilico sul baratro dell'inceneritore, non può che giungere un segno di speranza. L'associazione che a Parma si batte da 4 anni contro l'inceneritore di casa nostra è vicina ai resistenti di ogni inceneritore che sporca l'aria d'Italia. Sappiamo con certezza che lo sforzo pedagogico che stiamo facendo, gli investimenti enormi di privati cittadini che ci stanno mettendo anima e corpo, alla fine daranno i loro risultati.
Sappiamo che una semina abbondante reca fertilità anche in un terreno arido, siamo convinti che il percorso intrapreso sia a senso unico e non consenta deviazioni verso le posizioni di partenza. Un'intera città sta camminando verso una nuova consapevolezza, distruggendo falsi credi che impedivano il risveglio, la presa di coscienza.
Un nuovo sentiero liberato dalle foglie ci conduce lontano e si fa sempre più sicuro e luminoso.
Il segreto che non è tale è il non avere altri scopi, nessuna dietrologia o interesse da nascondere e da difendere, aperti a tutti per dialogare e passare insieme qualche ora sul sentiero, certi che alla fine il segreto svelato possa sconfiggere ogni altro effimero interesse.
Terzigno, Parma, Pietrasanta, Montale, Trento, Verona, quanti popoli si ritrovano senza saperlo sulla stessa strada? E' la nostra arma migliore, ingenua ma inarrestabile.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 23 ottobre 2010
-561 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+145 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

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