lunedì 6 dicembre 2010

Schiavi di un padrone disonesto

Assomiglia a un epico racconto dei tempi grami dell'emigrazione italiana oltre frontiera, oggi appannaggio di altri sfortunati del pianeta.
Oggi collaboriamo passivamente ad un gioco che non è più nostro, contribuendo alla creazione di denari che non saranno equamente distribuiti ma, anzi, usati addirittura a nostro danno.
Da un lato c'è il cosiddetto “green washing”, un modo di apparire attenti all'ecologia che rimane però solo apparenza e niente sostanza. Un “far finta” di essere amici dell'ambiente per poi colpirlo alle spalle con brutalità.



Dall'altro la vera, concreta, nuda e cruda realtà, fare soldi e spallucce a qualunque protesta, tanto siamo solo schiavi, per di più, volenti o nolenti, diretti elettori del nostro padrone.
Il trucco è riuscito molto bene, tanto che ancora in molti si sentono liberi e felici di collaborare con l'aguzzino, certi di fare il proprio dovere nei confronti dell'ambiente e dunque certi di trovare la stessa serietà dall'altra parte.
L'amara realtà è però difficile da trattenere a lungo, le fitte trame di inchiostro si allargano senza indietreggiare mai, la parte immacolata dell'incoscienza si riduce giorno dopo giorno.
Sale rabbia dal nostro quotidiano gesto interessato a migliorare, se stessi e il nostro mondo attorno, gesti inutili e coperti dalle risa di chi li rende innocui e impercettibili, perché li cancella.
Perché tutto è stato delegato e le briglie sono ormai lentissime.
Il gestore decide e programma ed ora è ancor più lontano dal territorio e le orecchie si fanno insensibili ad ogni richiamo, pulci sulla spalla di Golia.
Richiami, solleciti, che diventano ormai consigli, bisbigli, richieste?, suppliche?
Avevamo in mano un volante, che guidava il mezzo dove noi volevamo.
Lo abbiamo via via trasformato, mettendolo a guidare tre auto contemporaneamente.
Poi è arrivato il pilota automatico.
Oggi non c'è nemmeno la cabina di pilotaggio, trasportata altrove e resa inaccessibile.
C'è veramente poco o niente di cui essere fieri.
Cosa abbiamo portato ai nostri territori con questa fine strategia?
Quali sono i vantaggi che così a fatica noi non riusciamo proprio ad individuare?
Ci ritroviamo in sempre più persone a guardare preoccupati in direzione nord, là dove presto l'orizzonte sarà oscurato, non tanto dai fumi, perché apparentemente nulla sarà evidente, ma da quello che di invisibile ed impalpabile ma venefico verrà sparso a profusione su di noi, sulla nostra terra, sul nostro futuro.
Ce lo siamo fatti in casa con un bel tortello di San Giovanni, ingrediente per ingrediente, condimento per condimento, con una tale attenzione ai passaggi da rendere ora il pasto indigesto e da buttare... nei rifiuti pericolosi.
Pericolosi perché verrà costruito un impianto doppio rispetto alla produzione dei cittadini, e quindi dentro ci andrà di tutto. E fuori torneranno tutte le sostanze che erano arrivate, trasformate in briciole infinitesime ed impalpabili e di nuova sconosciuta formazione, e proprio per questo molto dannose.
Pericolosi perché manco sappiamo cosa costerà il giochino, e neanche un'intimazione di un primo cittadino ha convinto a rendere pubblici questi dati.
Pericolosi perché la stessa altissima tariffa applicata è sostenuta da una scusa, l'esportazione nel materiale, che lo stesso gestore alimenta ed incrementa tutti i giorni, con tutti i mezzi a disposizione, gettando a iosa materiali recuperabili, buttando a più non posso risorse nobili, tanto a pagare, siamo sempre noi.
Ma soprattutto, togliendo dal mucchio del nostro puntuale separare, la maggior parte del materiale raccolto, davvero una provocazione oltre ogni misura.
Quando il privato si impossessa del pubblico ed ottiene quel telecomando di cui sopra, facendo scemare i controlli fino a farseli in autonomia, sono tristi giorni per tutti.
In giro per l'Italia la litania dei piccoli grandi drammi è una infinita quaresima di dolenti stazioni del Golgota.
Alle quali manca Parma.
Sabato prossima la città potrebbe gridare voce la sua contrarietà a tutto questo partecipando in massa alla fiaccolata.
Intanto la questione inceneritore è sbarcata sui media nazionali. Di oggi una video inchiesta di Repubblica.
Ieri abbiamo denunciato la censura sull'affaire Bernazzoli, oggi ci fa piacere segnalare la pubblicazione dell'articolo su Parma Today, http://www.parmatoday.it/cronaca/figlia-bernazzoli-dirigente-iren-gcr.html e su Repubblica Parma, http://parma.repubblica.it/cronaca/2010/12/05/news/bernazzoli_l_illustre_dipendente_di_iren-9862085/

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 6 dicembre 2010
-517 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+189 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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