Ancora diossina dall'inceneritore di Ospedaletto, dove è stata chiusa anche la linea 1.
L’impianto ora è fermo. I valori di emissioni di diossina fuori norma sono stati riscontrati anche sulla linea che era rimasta attiva, dopo la chiusura della Linea 2 per la stessa ragione.
L'impianto resterà fermo per lavori di manutenzione straordinaria e verifica di tutti i processi di combustione, nel frattempo i rifiuti saranno portati alla discarica di Legoli.
Che la situazione all'interno dell'inceneritore di Ospedaletto fosse molto complessa lo si era capito il 2 novembre, quando la Geofor, gestore dell'impianto, in accordo con Provincia e Arpat aveva deciso di spegnere la linea 2 a causa dell'emissione di diossina sopra i valori previsti dalla legge.
In quella circostanza si era affermato che tutto era nella norma per la linea 1 che, al contrario, poteva continuare a funzionare regolarmente.
Invece è giunta la conferma che il lavoro all'interno dell'impianto non poteva più proseguire neppure lungo la linea 1: fermo totale dell'impianto.
I rifiuti destinati a Ospedaletto verranno ora trasferiti alla discarica di Peccioli, procedura che varrà per tutta la durata della chiusura dell'inceneritore, quindi circa 5.000 tonnellate di Rsu.
Ad annunciare questa decisione è la stessa Geofor: “La verifica interna dei dati relativi alle emissioni dell'impianto di termovalorizzazione di Ospedaletto - si legge in una nota - hanno segnalato un disallineamento parziale, seppur limitato, rispetto alla norma. Per senso di responsabilità e seguendo come sempre il criterio del massimo scrupolo nel rispetto della salute dell'ambiente, dei cittadini e dei lavoratori impiegati, d'accordo con le competenti autorità, abbiamo deciso di chiudere anche la linea uno dell'impianto. Avevamo già chiuso in questi giorni la linea due per gli stessi motivi”.
L'impianto è così arrestato totalmente e saranno anticipati i lavori di manutenzione straordinaria già previsti, quali il rinnovo dei filtri a manica e una prima revisione dell'impianto per monitorare tutte le fasi del processo di combustione, compreso un aumento dei carboni attivi per il contenimento delle emissioni.
“I tecnici sono al lavoro per capire le ragioni di questa discontinuità dei dati - conclude il presidente Paolo Marconcini - anche rispetto all'andamento storico del termovalorizzazione entro i limiti della norme di legge. Si sta ponendo attenzione anche alla mutata composizione del rifiuto in arrivo in seguito all'aumento consistente della raccolta differenziata. Arrivano infatti ad Ospedaletto rifiuti sempre meno umidi e più "secchi" con diversa capacità comburente. Tale fenomeno si sta registrando in diversi altri impianti del Paese e presuppongono probabilmente la modifica dei criteri di gestione. L'impianto riaprirà una volta effettuate tutte le verifiche e svolti i necessari controlli da parte delle autorità e sarà seguito da un piano di monitoraggio condiviso con gli enti stessi”.
Naturalmente sono tante le domande che sorgono per quanto sta avvenendo; come mai a distanza di soli 5 giorni si è deciso di chiudere repentinamente una linea reputata nella norma, decidendo di tenere fermo tutto l'impianto fino a quando non saranno fatti i lavori reputati come necessari?
A dare una prima risposta a questa domanda è l'assessore provinciale all'Ambiente Valter Picchi: “Abbiamo deciso tutti insieme di chiudere, visto che persistevano problemi di sforamento nei livelli di diossina. Sull'inceneritore di Ospedaletto - aggiunge - occorre un lavoro di manutenzione straordinaria, inutile procedere con ritocchi che magari durano qualche mese e poi ritrovarsi con i medesimi problemi”.
Secondo Picchi “potrebbe volerci almeno un mese” per i lavori di ripristino, lavori che definisce “straordinari e sostanziali, e che non si devono limitare al monitoraggio”.
Per quanto riguarda invece il futuro del termovalorizzatore - è prevista nei prossimi anni un'operazione di revamping, ovvero una ristrutturazione massiccia che costerà circa 16 milioni di euro - dopo questi episodi, non è affatto messa in dubbio l'opportunità di procedere viste le condizioni dell'impianto.
Per Picchi è probabile anzi che “l'azienda decida di accelerare in questa direzione, anche se ci sono ancora da fare i progetti e si richiederebbero in questo caso tempi più lunghi”.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 2 dicembre 2011
-5 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+550 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Mancherebbero 156 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.
Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.
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