Un
convegno con dati allarmanti
di Manuel Venturi da
Bresciaoggi
Brescia capitale mondiale
delle diossine.
La drammatica rivelazione
riguarda la concentrazione di diossine e Pcb nel sangue dei
bresciani: se la concentrazione media a livello mondiale è di 13,2
picogrammi per grammo di grasso, nel sangue di chi risiede in città
il valore sale a 54, quattro volte la media mondiale.
E il dato è ancora più
preoccupante se si guarda a chi vive o ha vissuto nell´area Caffaro:
coloro che sono stati esposti all´inquinamento della zona hanno un
valore di 82 picogrammi, mentre per chi ha consumato i generi
alimentari che venivano prodotti nelle fattorie della Caffaro schizza
a 419.
Questi dati sono stati
presentati nel corso del convegno «Brutta storia: i tumori
aumentano», organizzato dal Comitato per l´ambiente Brescia sud
nella sala della circoscrizione di via Livorno. Al dibattito hanno
preso parte Fulvio Porta, primario dell´Unità di oncoematologia
pediatrica dell'Ospedale dei bambini di Brescia e Marino Ruzzenenti,
studioso di storia industriale e ambientale.
Davanti a un pubblico molto
nutrito, i due hanno tracciato un quadro estremamente preoccupante
della situazione ecologica bresciana, una vera a propria «bomba»
pronta a esplodere. Anzi, che già è esplosa, anche se rimane
sottaciuta, senza che i bresciani conoscano davvero i danni provocati
dall'inquinamento, in particolar modo del´area Caffaro.
Un dato è certo: i tumori
stanno aumentando. Parola di Porta, che è anche presidente
dell'Associazione italiana di Ematologia e Oncologia pediatrica: «La
fortuna del nostro Paese è che l'assistenza medica è gratuita, non
ci sono invidie tra gli ospedali e c´è collaborazione tra i centri
di ricerca. Siamo diventati bravi a curare le malattie, ma il
problema vero è che la gente e i bambini non dovrebbero ammalarsi».
Fortunatamente, ha sottolineato Porta, i tumori infantili sono rari,
e colpiscono «solo» 50-60 bambini all'anno: «Sono malattie rare,
ma mortali se non vengono curate nel modo corretto. Il problema
grosso è avere una rete che riesca a diagnosticare correttamente la
malattia. Siamo aiutati dai protocolli di diagnosi e terapia che
abbiamo sviluppato e che sono uguali per tutti i bambini».
La bella notizia è che il
70 per cento dei bambini guarisce, perché reagiscono meglio alle
terapie. Ma le malattie sono cambiate: «Negli ultimi anni sono
cambiati i tipi di tumori: c´è stato un forte aumento dei tumori
ossei e cerebrali». Brescia città è uno dei siti italiani in cui
questo ampliamento è avvenuto in percentuali maggiori, e lo stesso
vale per la Franciacorta.
Ma è tutta l´Italia a
vedere aumentare pericolosamente i tumori infantili, più che tutti
gli altri Paesi europei: «Ma la cosa più grave è che l´incremento
riguarda soprattutto i bambini sotto l´anno di vita, con una
crescita dei tumori del 3,2 per cento», ha notato Porta, prima di
lanciare un altro allarme: «Ciò che respiriamo resta dentro di noi,
e potrebbe cambiare il nostro codice genetico. C´è il rischio che
l´inquinamento ambientale modifichi il nostro Dna, e che si possa
trasmettere ai propri figli».
Ruzzenenti ha trattato
soprattutto il caso Caffaro, comparandolo con l'Ilva di Taranto e
l'Icmesa di Seveso.
«A Brescia non c´è ancora
la consapevolezza dell'inquinamento del sito, che ha coinvolto tutti
i bresciani. L´inquinamento è iniziato ottanta anni fa, trent´anni
fa è terminata la produzione ma la contaminazione è continuata fino
all´inizio del Duemila, e forse prosegue anche oggi», ha spiegato
Ruzzenenti, prima di illustrare i dati relativi alla concentrazione
di Pcb e diossine nel terreno.
I dati non lasciano spazi a
repliche. Al di fuori dell'Ilva di Taranto ci sono 458 microgrammi
Teq per metro quadrato di Pcb, nell'area della Caffaro sono 6.300;
per quanto riguarda la diossina, a Taranto ci sono dieci microgrammi
Teq per metro quadrato, a Brescia 3.300. Nel sangue umano, la
concentrazione di Pcb e diossine è di 46,7 pgTeq/g nei coltivatori
vicini all'area dell'Ilva, mentre nei bresciani che non vivono nel
sito della Caffaro è di 54 pgTeq/g. Valori molto superiori anche
alle aree più inquinate di Stati Uniti e Francia.
La presenza di diossine è
preoccupante anche per quanto riguarda il latte materno.
Ruzzenenti ha parlato del
caso di una mamma nel cui latte erano contenuti 147 picogrammi,
livello estremamente allarmante: «A questa signora nessuno ha mai
detto che il suo latte era contaminato a quei livelli: quel bambino
ha assorbito una dose di diossine 441 volte oltre il limite», ha
spiegato. Ruzzenenti ha poi attaccato l´inceneritore – «Non serve
a nulla, chiudiamolo» -, e la mancata erogazione di fondi per la
bonifica della Caffaro: «Per siti di importanza molto minore sono
stati stanziati milioni di euro, per Brescia nemmeno un euro.
Dobbiamo spingere il governo e l´Europa a risolvere il problema».
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GCR
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