mercoledì 13 marzo 2013

Bomba ecologica alle porte di Lecce


Inchiesta sull'ex inceneritore Saspi

Cinque dirigenti indagati per gettito pericoloso di cose, danneggiamento, omessa bonifica e avvelenamento colposo della falda acquifera

di Chiara Spagnolo

http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/03/12/news/bomba_ecologica_alle_porte_di_lecce_inchiesta_sull_ex_inceneritore_saspi-54385579/

Consulenti della Procura a caccia di veleni nei terreni e nelle acque dell’ex Saspi, l’inceneritore che per decenni ha bruciato i rifiuti di Lecce e ora potrebbe essersi trasformato in una bomba ecologica pronta ad esplodere alle porte della città. Il pericolo è noto da tempo. Gli interventi delle forze dell’ordine, in passato, sono stati ripetuti ma ora il procuratore aggiunto di Lecce Ennio Cillo vuole vederci chiaro e capire se davvero quella zona vasta almeno due ettari rappresenti una spada di Damocle che pende sulla testa dei leccesi e chi debba assumersene la responsabilità. Il nodo delle bonifiche mai effettuate, infatti, è centrale nell’inchiesta delegata ai carabinieri del Noe, guidati dal maggiore Nicola Candido. 



Le ipotesi di reato di gettito pericoloso di cose, danneggiamento, omessa bonifica e avvelenamento colposo della falda acquifera sarebbero al momento contestate a cinque dirigenti dell’impianto.
Agli indagati non sarebbe stato ancora notificato alcun avviso di garanzia e anche l’accertamento tecnico disposto dal titolare dell’inchiesta sarebbe del genere “ripetibile”, non prevedendo quindi la partecipazione delle parti in causa. La storia dell’area ex Saspi, indipendentemente dal capitolo giudiziario aperto di recente, è lunga e complicata. L’inceneritore per anni ha inghiottito rifiuti, poi è stato dismesso ed è diventato discarica incontrollata alla mercé di chiunque avesse qualcosa di cui disfarsi. Zona franca per i pirati dello smaltimento, che non hanno esitato ad abbandonarvi materiali pericolosi. Fino a quando, nel 2012, il Comune che ne era proprietario è riuscito a mettere in sicurezza l’edificio ormai cadente, impedendo l’accesso incontrollato e lo sversamento di rifiuti all’interno. L’esterno, invece, è rimasto terra di nessuno e lo è ancora oggi che l’area è diventata proprietà privata. A poca distanza dall’inceneritore svetta, infatti, una collinetta alta alcuni metri che conterrebbe circa 100.000 tonnellate di materiali pericolosi, comprese ceneri di cui si ignora la composizione e la provenienza.
La bomba ecologica è ricoperta da uno strato di argilla, completamente tombata come nelle migliori tradizioni dello sversamento illegale. Sotto terra sono contenuti i segreti di chi, negli anni, ha interrato quintali di scorie, che presto potrebbero essere svelati dai consulenti della Procura, il chimico Mauro Sanna e il geologo Cesare Carocci, ai quali il procuratore Cillo ha chiesto di verificare il possibile inquinamento del suolo e delle acque. A fare partire l’inchiesta è stato l’esposto di un proprietario di un terreno vicino, che ha ipotizzato la contaminazione dell’area, inducendo la magistratura a puntare i riflettori su quello che contiene il sottosuolo e anche sulle eventuali responsabilità dell’amministrazione comunale e dell’attuale proprietario dell’ex Saspi, partendo proprio dalla verifica della posizione dei cinque attuali indagati.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

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