Inchiesta
sull'ex inceneritore Saspi
Cinque dirigenti indagati
per gettito pericoloso di cose, danneggiamento, omessa bonifica e
avvelenamento colposo della falda acquifera
di Chiara Spagnolo
http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/03/12/news/bomba_ecologica_alle_porte_di_lecce_inchiesta_sull_ex_inceneritore_saspi-54385579/
Consulenti della Procura a
caccia di veleni nei terreni e nelle acque dell’ex Saspi,
l’inceneritore che per decenni ha bruciato i rifiuti di Lecce e ora
potrebbe essersi trasformato in una bomba ecologica pronta ad
esplodere alle porte della città. Il pericolo è noto da tempo. Gli
interventi delle forze dell’ordine, in passato, sono stati ripetuti
ma ora il procuratore aggiunto di Lecce Ennio Cillo vuole vederci
chiaro e capire se davvero quella zona vasta almeno due ettari
rappresenti una spada di Damocle che pende sulla testa dei leccesi e
chi debba assumersene la responsabilità. Il nodo delle bonifiche mai
effettuate, infatti, è centrale nell’inchiesta delegata ai
carabinieri del Noe, guidati dal maggiore Nicola Candido.
Le ipotesi
di reato di gettito pericoloso di cose, danneggiamento, omessa
bonifica e avvelenamento colposo della falda acquifera sarebbero al
momento contestate a cinque dirigenti dell’impianto.
Agli indagati non sarebbe
stato ancora notificato alcun avviso di garanzia e anche
l’accertamento tecnico disposto dal titolare dell’inchiesta
sarebbe del genere “ripetibile”, non prevedendo quindi la
partecipazione delle parti in causa. La storia dell’area ex Saspi,
indipendentemente dal capitolo giudiziario aperto di recente, è
lunga e complicata. L’inceneritore per anni ha inghiottito rifiuti,
poi è stato dismesso ed è diventato discarica incontrollata alla
mercé di chiunque avesse qualcosa di cui disfarsi. Zona franca per i
pirati dello smaltimento, che non hanno esitato ad abbandonarvi
materiali pericolosi. Fino a quando, nel 2012, il Comune che ne era
proprietario è riuscito a mettere in sicurezza l’edificio ormai
cadente, impedendo l’accesso incontrollato e lo sversamento di
rifiuti all’interno. L’esterno, invece, è rimasto terra di
nessuno e lo è ancora oggi che l’area è diventata proprietà
privata. A poca distanza dall’inceneritore svetta, infatti, una
collinetta alta alcuni metri che conterrebbe circa 100.000 tonnellate
di materiali pericolosi, comprese ceneri di cui si ignora la
composizione e la provenienza.
La bomba ecologica è
ricoperta da uno strato di argilla, completamente tombata come nelle
migliori tradizioni dello sversamento illegale. Sotto terra sono
contenuti i segreti di chi, negli anni, ha interrato quintali di
scorie, che presto potrebbero essere svelati dai consulenti della
Procura, il chimico Mauro Sanna e il geologo Cesare Carocci, ai quali
il procuratore Cillo ha chiesto di verificare il possibile
inquinamento del suolo e delle acque. A fare partire l’inchiesta è
stato l’esposto di un proprietario di un terreno vicino, che ha
ipotizzato la contaminazione dell’area, inducendo la magistratura a
puntare i riflettori su quello che contiene il sottosuolo e anche
sulle eventuali responsabilità dell’amministrazione comunale e
dell’attuale proprietario dell’ex Saspi, partendo proprio dalla
verifica della posizione dei cinque attuali indagati.
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Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
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