giovedì 14 marzo 2013

Inceneritore Citterio, un'analisi puntuale del progetto

Nove tesi che smontano il progetto, coscia per coscia

A Poggio Sant'Ilario il cogeneratore di Citterio per bruciare grassi animali. La cittadinanza è contraria, l'amministrazione nicchia. Un'analisi punto per punto.

di Giuliano Serioli

L'iter di approvazione
E' durato neanche 5 mesi.
La presentazione del progetto di Citterio allo sportello unico di Traversetolo è avvenuta il 30/06/2012, la concessione dell'autorizzazione da parte della Provincia nella conferenza dei servizi è del 19/11/2012.



L'amministrazione comunale ha dato subito il suo benestare urbanistico, anche se la normativa prevede una distanza minima di 500 metri dalle abitazioni, che al Poggio sono a 100 metri dallo stabilimento. Il sindaco Lori motiva la concessione in deroga alla normativa perché l'area in questione è definita industriale e quindi bastano 100 metri per gli impianti dalle abitazioni.
A chi le chiede perché abbia informato la cittadinanza solo il 4 ottobre, il sindaco risponde che il titolare di Citterio, in quanto privato cittadino, ha diritto alla privacy come chiunque altro.
Come se il diritto di una parte potesse travolgere quello di tutti gli altri, che hanno diritto di essere informati su un tema che riguarda direttamente la loro salute.
In questi 5 mesi si tengono ben 3 conferenze dei servizi, presso la sede della Provincia di Parma.
Ma la rapidità dell'iter è la conseguenza della sudditanza delle amministrazioni all'aspettativa di Citterio di non perdere il finanziamento europeo, che scadeva il 31/12/2012.
Il sindaco Lori presenta il progetto alla cittadinanza il 4 ottobre, assieme alla dirigenza di Citterio, dopo che il 29 settembre la Regione si era espressa a favore e i giochi ormai erano fatti. Il 19 novembre si tiene la 3a conferenza dei servizi che da l'autorizzazione, dopo ben 2 conferenze andate a vuoto in estate perché la Regione non aveva ancora espresso parere.

L'autorizzazione
La richiesta della ditta era di bruciare grasso come combustibile ricavato dagli scarti di lavorazione, i SOA, ma l'autorizzazione arriva da Regione e Provincia per la combustione di R1 ed R13, cioè per bruciare rifiuti trattati.
E' a tutti gli effetti un inceneritore perché il grasso è considerato un rifiuto.
A questo punto, però, ci si chiede se sia corretto formalmente e sostanzialmente bruciare rifiuti in un motore endotermico e non in una caldaia ad incenerimento. Il problema è sostanziale: in un motore endotermico le temperature arrivano a non più di 500 °C, in una caldaia di un inceneritore la temperatura può arrivare anche a 1200 °C. La cosa non è secondaria, in quanto le polveri e le diossine vengono abbattute maggiormente alle alte temperature.
Il dott. Monfredini, del comitato di Castelvetro Modenese, interroga sul fatto la Direzione Generale della Salute dei Consumatori ( DG SANCO) della CE a Bruxelles.
Questa così risponde: “Grazie per la sua domanda. Posso confermarle che qualsiasi proposta per un nuovo metodo alternativo di trattamento dei rifiuti dovrebbe essere accertata e valutata da EFSA”.
In altri termini, bruciare rifiuti in un motore endotermico non rientra nelle normative europee.

Il combustibile
Il grasso animale ha una viscosità decisamente superiore a quella già elevata degli oli vegetali, non a caso la stessa ditta che fornisce il cogeneratore a Citterio dichiara nella relazione tecnica di dover usare ogni tanto come combustibile l'olio di colza per pulire iniettori e valvole del motore endotermico.
La viscosità degli oli vegetali è, però, già elevata: da 11 a 17 volte superiore a quella del gasolio.
L'olio di colza ha una viscosità 15 volte maggiore del gasolio.
Per questo motivo l'utilizzo dei grassi nei motori diesel provoca una combustione incompleta, formazione di depositi carboniosi agli iniettori, diminuzione di efficacia termica e di potenza nei motori, gelatinizzazione dell'olio lubrificante.
Il grasso viene mantenuto fluido tramite preriscaldamento. Il preriscaldamento provoca un aumento delle temperature in camera di combustione che, unitamente ad un elevato tenore di ossigeno delle molecole di grasso, determina polimerizzazioni degli acidi grassi e formazione di concrezioni carboniose agli iniettori ed alle valvole e grandi emissioni di NOx.
Il grasso, dai dati stessi della relazione tecnica, contiene uno 0,5% di acqua, anche dopo la centrifugazione meccanica e la degommazione. Nell'acqua sono sciolti anioni di cloro, presenti strutturalmente per la salatura dei prosciutti.
Dalla combustione di sostanze organiche in presenza di cloro si formano diossine.

Il motore endotermico
Si tratta di un motore lento o navale, da 750 giri al minuto.
Ha una cilindrata di 98,5 litri, vale a dire di 98.500 cm3.
Sarebbe come avere al Poggio 10 grossi camion da 10.000 cm3 che rimangono accesi 24 ore al giorno.
I filtri del motore sono molto condizionati dal tipo di combustibile, dall'acidità dei grassi animali.
Il motore lento ha un basso rendimento elettrico rispetto a quello termico.
Ha un rendimento elettrico del 41% , energia elettrica prodotta circa 7000 Mwhe, a fronte di autoconsumo di soli 200 Mwe. Un rendimento termico del 42%, vale a dire 16.800 Mwht.
I gas di scarico usciranno da un camino alto 14 metri dopo depurazione. Una parte dei gas sarà convogliata ad una caldaia per il loro riutilizzo, unitamente all'acqua di raffreddamento del motore, per abbattere il consumo di metano della caldaia del rendering. Le emissioni dal camino E1/2 del cogeneratore consistono in circa 45.000 Nm3 annui di fumi.

Il sistema depurativo
Nella relazione tecnica di Citterio è presente un reattore catalitico selettivo (SCR) per ridurre gli NOx con l'aggiunta di urea nei fumi, seguito da un catalizzatore ossidante per abbattere il monossido di carbonio (OXICO). L'ing. Capponi di Termoindustriale, la ditta fornitrice, ha affermato in una pubblica assemblea che ci sarebbe anche un secondo catalizzatore ossidante a monte, cosa non vera anche perché confligge con la stessa relazione tecnica.
Se per gli oli vegetali grezzi è sufficiente un solo catalizzatore per abbattere le emissioni e rientrare nei range della normativa, per il grasso animale, nettamente più viscoso, ne occorrono due. Uno a monte che stabilizza la temperatura dei fumi di uscita (450-500°) su una temperatura di esercizio di 300°, soglia al di sotto della quale non vi è una completa trasformazione dell'urea in ammoniaca, e che nel medesimo tempo abbatte il CO.
Ed uno a valle che serve ad abbattere il particolato, le polveri sottili (COT).

Le emissioni
I camini da cui escono i gas di scarico sono due, entrambi alti 14 metri. Uno per gli scarichi del cogeneratore, l'altro per quelli del postcombustore posto all'esterno dell'impianto di rendering.
Le emissioni del primo sono di circa 45 milioni di Nm3, quelle del secondo di circa 2 milioni di Nm3.
In totale si hanno circa 50 milioni di Nm3 di gas di scarico.
La normativa italiana per le centrali a biomassa stabilisce questi limiti: polveri 100 mg/Nm3,
CO 350 mg/Nm3, NOx 500mg/Nm3. Anche dando per buone le emissioni dichiarate da Citterio :
100 mg/Nm3 di CO, 250 mg/Nm3 di Nox, 20 mg/Nm3 di polveri.
Nella zona si disperderebbero annualmente circa 5 tonnellate di monossido di carbonio, 12 tonnellate di ossidi di azoto e 1 tonnellata di polveri sottili.
Da non dimenticare le emissioni di CO2, circa 500 g per ogni Kwe. Vale a dire 3.500 tonnellate.
Si tratta certamente di energia rinnovabile, in quanto gli allevamenti industriali sfornano continuamente cosce di maiale, ma i suini non catturano la CO2 come il mais o i boschi, per cui non si può parlare di saldo zero di CO2, anzi ne emettono già molta di loro attraverso la digestione e le feci.
E questo alla faccia dei protocolli di Kyoto e dei cosiddetti comuni virtuosi, di cui Felino fa parte.
Da non dimenticare, poi, soprattutto le emissioni di diossina.
Nel grasso che va al cogeneratore c'è una percentuale dello 0,5% di acqua, dichiarata proprio nella relazione tecnica della Citterio, che contiene anioni di Cloro. La combustione di sostanze organiche in presenza di Cloro produce diossine, recita la scienza.
Ma anche il camino del postcombustore emette diossina, perché vi arrivano sostanze organiche volatili (SOV) e fumi di cloro, cioè cloruri dalla condotta d'aria forzata dell'impianto di rendering per la bollitura degli scarti dei prosciutti che per la salatura contengono il cloruro di sodio.

L'impianto di rendering
Durante la cuocitura si verifica autossidazione del grasso con formazione di aldeidi e polimerizzazione degli acidi grassi.
Le sostanze organiche volatili e i vapori di cloro causati dalla cuocitura dei SOA a 135° di temperatura a 3 Bar di pressione vengono convogliati in forzata al postcombustore che funziona 8 ore al giorno per 260 giorni.
Le emissioni dal postcombustore attraverso il camino sono di 1000 Nm3/h, cioè di 2 milioni di Nm3 annui.
Dalla combustione nel postcombustore fino a 950 °C oltre ai valori di CO, NOx e polveri dichiarati c'è anche diossina. La provoca la cuocitura stessa che origina sostanze organiche e cloruri. Il postcombustore, alimentato a metano con gran dispendio di calore e di energia, non riesce ad abbatterla perché non raggiunge le temperature che garantiscono maggiore abbattimento negli inceneritori tradizionali, tra 900 e 1200 °C, per i quali tuttavia occorrerebbe un consumo di metano ancora maggiore, eccessivo per l'intento speculativo di Citterio.
Nella relazione tecnica si dichiara che l'abbattimento del cloruro di sodio nel grasso attraverso il degommaggio porta questo da valori di 190 ppm a 15 ppm.
Anche se questi valori fossero reali, dalla combustione di 1. 170.000 kg di grasso, nelle emissioni si avrebbero ogni anno 15 kg di cloro che insieme agli idrocarburi policiclici aromatici derivati dalla combustione del grasso produrrebbero diossina.

La zona rossa
Queste emissioni di CO2 e di inquinanti pericolosi in quantità non certo irrilevanti si sommano agli NOx ed alle polveri sottili (PM10 e nanopolveri) di una zona dichiarata "rossa" dall'amministrazione regionale stessa.
Una zona, cioè, in cui ogni nuova attività produttiva ed industriale non dovrebbe fare aumentare in alcun modo gli inquinanti esistenti, ma dovrebbe essere come minimo a saldo zero.
Anzi in un comune virtuoso, come ama definirsi l'amministrazione di Felino, le nuove attività produttive dovrebbero abbassare gli inquinanti.
Il dott. De Munari, direttore di Arpa, manifestando la sua impotenza nel dover autorizzare un impianto che rispetta formalmente le normative, ha dichiarato che trova assurdo che gli enti approvino centrali a biomassa così inquinanti per una zona ad alto rischio inquinamento.
Altrettanto grande è stata la meraviglia del prof. Setti dell'università di Bologna venuto a presentare il PAES a Felino. Non sapeva nulla del cogeneratore Citterio e ha dichiarato tutta la sua meraviglia e la sua contrarietà ad un imbarazzato assessore all'ambiente di Felino.

L'effetto contagio
Già corrono voci di un'altra richiesta di bruciare grasso da scarti di prosciutto.
Questa volta nella zona di Langhirano, in un capannone in disuso tra Quinzano e Cozzano.
Pare sia già stata concessa l'autorizzazione urbanistica da parte del comune.
Il comitato sta percorrendo in lungo e in largo i comuni della pedemontana proprio perché consapevole che ad essere coinvolta è tutta la zona di produzione del prosciutto.
Altro che effetto Nimby, come dice qualche amministratore riferendosi alle preoccupazioni dei cittadini. Il comitato teme che una volta realizzatosi l'intento speculativo di Citterio, possa essere seguito da quello di molti altri produttori,ansiosi di intascare gli incentivi pubblici portando ad un inquinamento grave ed ulteriore della fascia pedemontana.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
14 marzo 2013

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