L'Istituto
superiore per la protezione e la ricerca ambientale pubblica la mappa
dei siti industriali potenzialmente pericolosi: in Emilia Romagna
sono 99
L'Istituto superiore per la
protezione e la ricerca ambientale pubblica la mappa dei siti
industriali potenzialmente pericolosi: in Emilia Romagna sono 99
Elantas Italia Srl a
Collecchio, Socogas Spa a Fidenza, Synthesis Spa a Fontevivo, Guazzi
Srl a Parma, Latermec Sas di D. Benassi & C a Torrile, Lampogas
Emiliana Srl a Fontevivo, La Metalcrom Srl a Parma, Cromital Spa a
Parma.
Questo elenco di 8 nomi con
relativo comune di “residenza” è una black list a metà, o,
meglio, una potenziale black list.
Sono, infatti, gli
stabilimenti industriali potenzialmente ad alto rischio, ovvero
l’elenco degli edifici produttivi che in caso di incidenti si
rivelerebbero particolarmente pericolosi per l’uomo e l’ambiente.
Uno stabilimento industriale
su 9 comuni è a rischio e l’Emilia Romagna ne conta 99 dei quali
8 sono in provincia di Parma. Questi i dati emersi dal lavoro
certosino condotto da una squadra Ispra sotto la direzione
dell'ingegner Alberto Ricchiuti. Una mappatura del rischio
potenziale, una cartina dell’Italia dove vengono uno per uno
segnalati i siti degli stabilimenti industriali che, in caso di
incidenti, si rivelerebbero particolarmente pericolosi per via delle
sostanze con le quali si lavora all’interno.
Questa mappata geografia del
rischio va inesorabilmente a braccetto con quella dello sviluppo
industriale, così che dei 1.142 stabilimenti segnalati come
pericolosi oltre il 50% è concentrato al Nord della Penisola, tra
Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, le regioni più
produttive.
A fare di uno stabilimento
industriale uno stabilimento RIR, ovvero a Rischio di Incidente
Rilevante, è la detenzione o l’utilizzo di grandi quantità di
sostanze classificabili come tossiche, infiammabili, esplosive o
comunque potenzialmente minacciose per l’uomo e l’ambiente.
I riflettori sul tema hanno
iniziato ad accendersi negli anni ’70, con un caso di cronaca nera
ambientale. A seguito del gravissimo incidente ecologico che colpì
il comune brianzolo di Seveso -per via della fuoriuscita di una nube
della pericolosissima diossina del tipo TCDD dalla valvola di
sicurezza di un reattore dell’azienda ICMESA di Meda- l'Unione
Europea decise infatti di adottare norme severissime in materia.
È nata così la «direttiva
Seveso», che mescola elementi per garantire la sicurezza degli
impianti e la tutela di città e abitanti e indicazioni di protezione
civile.
La conoscenza della
situazione, ora capillarmente messa nero su bianco dall’Ispra, è
il primo, fondamentale passo perché il pericolo eventuale non si
trasformi in tragedia. Ora però deve seguire a ruota l’adeguamento
delle norme per la sicurezza sul lavoro. “Si deve fare di più in
alcuni ambiti – esorta l'ingegner Ricchiuti, curatore del rapporto
Ispra -. Mi riferisco ai controlli, allo snellimento di alcune
procedure di valutazione fatte dai gestori, alla sperimentazione dei
piani d’emergenza esterni. Temi su cui occorre un impegno forte
della pubblica amministrazione». Solo così la mappatura del rischio
potrà diventare da luttuosa sibilla utile strumento per la
prevenzione.
L'inceneritore di Parma sarà
il nono incluso?
La mappatura dell'Ispra
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
12 luglio 2013
L'inceneritore
di
Parma
avrebbe
dovuto
accendersi
432
giorni
fa
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