Parma al
quinto posto, davanti a Milano,
siamo
forse una metropoli dell'inquinamento?
Il camino
non aiuterà certo a migliorare.
Nelle città italiane si
respira davvero una brutta aria.
L’allarme arriva
dall’edizione 2013 di Mal’aria di Città, la tradizionale
campagna di Legambiente che monitora la qualità dell’aria nei
centri urbani d’Italia.
Grave, in particolare, la
situazione delle polveri sottili: delle 95 città incluse nella
classifica “PM10 ti tengo d’occhio” sono ben 51 quelle che
hanno superato il tetto di 35 giorni di sforamento del valore medio
giornaliero (50 microgrammi/metro cubo) stabilito dalla legge.
Ecco la classifica delle 10
città peggiori per quanto riguarda le concentrazioni di PM10:
Alessandria (123 giorni fuori legge), Frosinone (120 giorni), Cremona
(118 giorni), Torino (118 giorni), Parma (115 giorni), Vicenza (114),
Brescia (106), Milano (106), Verona (103), Bergamo (99)
Se il Nord Italia, in
particolare la Pianura Padana, si conferma come l’area più critica
dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico, note dolenti
arrivano anche dal Centro-Sud: 85 giorni di superamento a Napoli, 64
a Cagliari, 57 a Roma e 55 a Palermo.
Quanto ai valori del
famigerato PM2,5 (polveri con diametro inferiore ai 2,5 micron), sono
poche le città in cui i dati sono effettivamente disponibili,
nonostante il monitoraggio sia obbligatorio già a partire dal 2011.
Nella metà dei centri
urbani con informazioni disponibili, Legambiente ha trovato valori
fuori norma soprattutto a Torino, Padova e Milano. Preoccupa anche la
situazione degli ossidi di azoto, fuorilegge in 24 città sulle 83
monitorate, e dell’ozono che risulta troppo elevato in 44 delle 78
città controllate dall’associazione nel suo rapporto Ecosistema
Urbano. Da non trascurare, infine, gli elevati livelli di rumore cui
sono esposti i cittadini di quasi tutte le principali città
italiane.
Commenta la direttrice
generale di Legambiente, Rossella Muroni: “Il 2012 si chiude con
una conferma sugli elevati livelli di inquinamento atmosferico che
respiriamo nelle città italiane e lo smog è destinato a
caratterizzare anche l’anno appena cominciato. A chiedere
all’Italia misure risolutive per ridurre l’inquinamento
atmosferico a fine anno è stata pure l’Europa con una sentenza
della Corte di giustizia nei confronti del nostro Paese”.
Quanto alle cause principali
di livelli così elevati di smog, il Cigno indica prima di tutto il
traffico veicolare e i riscaldamenti, cui si deve l’emissione di
polveri fini, ossidi di azoto, dei precursori dell’ozono o di altri
inquinanti come gli idrocarburi policiclici aromatici o il monossido
di carbonio. Fuori dai centri urbani, contribuiscono alla
contaminazione anche i processi industriali e di produzione di
energia.
La soluzione, secondo
Legambiente, consiste nell’inasprire i controlli e nell’attuazione
di una serie di misure per promuovere l’efficienza energetica, la
mobilità sostenibile e la produzione di energia da fonti
rinnovabili.
Aggiunge Rossella Muroni:
“Quello che serve, ancor prima dei singoli provvedimenti è una
capacità politica di pensare e di immaginare un modo nuovo di usare
il territorio, un altro tipo di mobilità a basso tasso di
motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione,
spazi pubblici più sicuri, più silenziosi, più salutari, più
efficienti, dove si creino le condizioni per favorire le relazioni
sociali, il senso del quartiere, della comunità. Provvedimenti
immediati, come la riduzione della velocità a 30 chilometri orari in
ambito urbano o la creazione di aree car free nei pressi delle
scuole, permetterebbero un rapido miglioramento della situazione e
predisporrebbero a nuovi e più strutturali interventi, come la
progettazione di un piano di rete ciclabile portante, la
ridefinizione degli spazi urbani, la diffusione all’interno delle
aree urbane del meccanismo del road pricing e del park pricing, fino
alla riduzione del parco auto circolante”.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
21 luglio 2013
L'inceneritore
di
Parma
avrebbe
dovuto
accendersi
441
giorni
fa
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