domenica 16 gennaio 2011

La verità ti fa male lo so

Così siamo giunti all'ennesimo gioco di parole, per dire che l'inceneritore fa male, ma ce lo dobbiamo tenere. Così la prima autorità sanitaria di Parma, il sindaco Vignali, tentenna sul da farsi, cerca affannosamente una via d'uscita, che non gli lasci il cerino in mano, ma non la trova.
La verità fa male, anche l'inceneritore.
All'alba del 2011 nessuno si prende la responsabilità di fermarlo, il mostro di Ugozzolo.
L'inceneritore farà male e noi cittadini ce lo dovremo respirare, e i nostri politici ancora non si vergognano del posto che occupano, senza rispondere delle loro azioni a chi li ha votati, senza rispondere alla richiesta di salute di Parma.
Siedono su poltrone che non si meritano.
Sono tutti distanti osservatori, come se ci fossero persone che non respireranno quell'aria.
L'inceneritore farà male, all'economia della food valley, ma soprattutto ai cittadini.
L'inceneritore produrrà diossina e altre carezzevoli micidiali brezze.
Un auditorium ancora una volta gremito ancora non basta a prendere decisioni di responsabilità, per guardare avanti, e non indietro.
Ora aspettiamo di nuovo i medici, per rinfrescare la memoria ai consiglieri comunali sui rischi dell'impianto. Qualcuno ancora dubita? Se fa male lo si deve chiedere ai medici, come se un ponte sta in piedi lo si deve chiedere agli ingegneri.


Francesco Barbieri (GCR) intervista Pietro Vignali (Massima Autorità Sanitaria di Parma)

Chiedete a Manrico Guerra o a Patrizia Gentilini, medici dell'ambiente dell'Isde, se fa male. Chiedete al delegato alla Sanità Fabrizio Pallini, medico, se fa male.
Chiedete a Giancarlo Izzi, medico, se l'ambiente inquinato provoca malattia.
Non certo agli studi commissionati dai gestori, leggermente in conflitto di interesse.
Quindi questo impianto fa male. Il sindaco oggi non lo farebbe. Quindi crede che sia inutile oltre che dannoso. Ma non si sente probabilmente sostenuto a sufficienza da partiti e associazioni di categoria, dagli illuminati industriali locali.
Ma l'inceneritore nuocerà anche alla food valley, sporcando il mulino e facendolo nero. Non basta per i nostri imprenditori il rischio di lordare i loro prodotti?
Non parlano ai loro tavoli del fatto che quando ci sarà il forno faremo la fine di Brescia o di Montale? Latte alla diossina, polli alla diossina, mamme alla diossina, bambini alla diossina.
Oppure di fare la fine della Germania virtuosa, tanto acclamata dai fautori degli inceneritori, che ci sta regalando maiali e uova alla diossina?
Che grado di responsabilità credono di avere nei confronti dei loro dipendenti, del territorio, delle loro stesse aziende?
Si dice che non ci sono alternative.
Ma anche questa affermazione è lontana dal vero.
Il 10 gennaio ne abbiamo avuto la prova al Paganini. E' possibile produrre senza causare danno ambientale, ne rifiuti.
Anche la Società Chimica Italiana ha invitato Parma ad entrare nel progetto Città a Zero Emissions.
Si dice “cosa ne facciamo dei rifiuti di oggi”. E' la stessa Iren a voler esportare i rifiuti per dimostrare la necessità di un impianto. L'organico perché lo si porta fuori? Perché si brucia la plastica invece che estruderla? Tutto è pensato per giustificare il forno, non certo per ridurre, riciclare, recuperare in modo corretto i materiali.
Parma, come tutti i comuni limitrofi che ci sono già arrivati, può passare all'80% di raccolta differenziata in pochi mesi. Ma non si vuole che sia così, perché altrimenti cadrebbe rovinosamente la teoria del forno necessario. Oltre il 75% di raccolta differenziata non c'è economia che possa sostenere un inceneritore. Sarebbe sempre in perdita.
Allora per le strade vediamo ancora i cassonetti dell'indifferenziato, perché il timore di Iren è che si differenzi troppo. Allora il piano rifiuti di Iren prevede di recuperare la plastica al 13%, sennò cosa brucerebbe l'impianto? Ma nessuno si rivolta.
Dove sono i partiti? Davanti ai loro elettori non si sentono un po' miseri? Come fanno a parlare di ambiente, di boschetti, di etica ambientale, quando accettano senza colpo ferire che l'inceneritore sia costruito?
Quali sono i contratti che impegnano le amministrazioni verso Iren? Fateceli conoscere.
Se nel 2014 Ato non rinnovasse la convenzione con Iren, come farebbe il forno a sopravvivere?
Se qualche illuminato consigliere, partito, comune, chiedesse la revisione del Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti, e da qui uscisse un nuovo piano senza forno, che senso ha proseguire a costruirlo?
Nessuno, nessuno che passi dalle parole ai fatti.
Solo Iren farà un lucro enorme. E tutti supini a seguire gli interessi di una Spa senza cuore ne anima, lontana ormai dal territorio, eppure ancora temuta.
Ci dimostrino che l'inceneritore è necessario e che non fa male.
Noi accenderemo il primo cumulo di rifiuti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 gennaio 2011
-476 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+230 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Nessun commento:

Posta un commento