lunedì 19 dicembre 2011

Un ecomostro a San Secondo Parmense?

Avanti così, siamo ad un passo dalla meta: il disastro totale.

La ECE srl di Brescia sta presentando in questi giorni agli amministratori ed alla gente di San Secondo un progetto di inceneritore a biomassa di dimensioni ragguardevoli.
Si tratta di una centrale che occuperebbe un'area di 14 ettari e avrebbe una potenza complessiva di 50Mw, di cui 12,50Mw per la produzione di energia elettrica e 25Mw per il teleriscaldamento. Brucerebbe una coltura dedicata di sorgo nella misura di circa 100 mila tonnellate annue, da reperire in zona dalla coltivazione di 2500 ettari di campagna.



Venticinque km2 di terre nella bassa parmense. Una enormità.
Dai dati del progetto si evince che dal funzionamento della centrale per circa 8000 ore annue si ricaverebbe la produzione di circa 100 mila Mwh di elettricità, che garantirebbero incentivi pubblici nella forma di certificati verdi del valore di 180 euro per ogni Mwh e il corrispettivo in euro dalla vendita all'Enel dell'elettricità prodotta, circa 90 euro per ogni Mwh.
I promotori della ECE vanno raccontando di essere dei benefattori per la bassa disastrata.
Alla domanda se si rendessero conto della quantità sproposita di ettari che sottrarrebbero alle coltivazioni esistenti, hanno risposto che utilizzerebbero gli ettari solo per secondi raccolti, che nella bassa non vengono fatti.
Ci si chiede: anche ammesso che fosse possibile, come farebbero ad attecchire i normali seminativi con quelle piantagioni di sorgo che hanno apparati radicali profondi 3 metri?
Come farebbero al momento del raccolto?
Oltre al taglio del sorgo, sradicherebbero anche le sue radici?
Antieconomico e assolutamente improbabile.
La società sostiene di essere consapevole dell'inquinamento atmosferico, ed è loro intenzione contribuire ad abbatterlo.
Nelle slide di rito hanno avuto l'impudenza di proporre la dimostrazione dei 3 bicchieri.
Uno contiene l'aria inquinata della zona, l'altro quella pura che uscirebbe dal camino e il terzo conterrebbe l'aria risultante dalle prime due, un po' meno grigia ed inquinata.
Questo è stato il loro approccio al problema emissioni.
A quel punto ci siamo alzati e ce ne siamo andati.
La realtà per le emissioni dalla combustione delle biomasse erbacee è ancora più pesante e nociva di quella delle emissioni dalla combustione del legno.
Presenta, infatti, alcune difficoltà tecniche correlate alle peculiari caratteristiche chimico-fisiche del biocombustibile, ed in particolare:
1. la bassa densità energetica;
2. l’elevato contenuto in ceneri;
3. la diversa composizione chimica.
Le biomasse erbacee hanno generalmente un potere calorifico più basso rispetto a quelle legnose e quindi una minor densità energetica. L’elevato contenuto in ceneri ed il maggior contenuto di alcuni microelementi (N, K, Cl, S, ecc.) possono invece comportare gravi problemi nell’impiego in
tradizionali sistemi di combustione, specificamente studiati per la combustione di biomasse legnose.
Il maggior contenuto in ceneri determina quindi un maggior onere economico per lo smaltimento finale delle ceneri che, ad oggi, sono considerate un “rifiuto speciale non pericoloso”.
L’elevato contenuto in ceneri della biomassa erbacea rispetto a quella legnosa, anche 10 volte superiore, può determinare problematiche per quanto riguarda la gestione ordinaria di utilizzo di un impianto termico.
I costituenti che presentano maggior rilevanza in termini di problematiche:
• l’azoto, come origine di ossidi di azoto (NOX), è fonte di emissioni nocive in atmosfera, oltre a
HCN e N2O, e contribuisce notevolmente all’effetto serra;
• il potassio(KCl), viene correlato a problemi di corrosione degli impianti termici e porta alla riduzione del punto di fusione delle ceneri ed alla formazione di aerosol (effetto fouling);
• il cloro, come origine del cloruro di potassio (Kcl), causa corrosione e porta ad emissioni in atmo-
sfera di acido cloridrico (HCl), diossine e furani;
• lo zolfo, come origine degli ossidi di zolfo (Sox), contribuisce alla formazione di emissioni nocive
in atmosfera (acidificazione dell’atmosfera) e può combinarsi con metalli alcalini a dare solfati corrosivi;
• il sodio viene legato a problemi di corrosione degli impianti termici (scambiatori di calore in particolare) e contribuisce alla riduzione del punto di fusione delle ceneri (provoca slagging) e alla
formazione di aerosol;
• il silicio, o meglio la silice, provoca problemi legati alla formazione di depositi (clinker) nell’unità
termica;
• i metalli pesanti, in genere causano problemi di emissioni di inquinanti in atmosfera, di formazione di aerosol e problemi di smaltimento delle ceneri.
Le biomasse erbacee sono caratterizzate da elevati contenuti di N, S, K, Cl, ecc. che possono determinare problematiche di vario tipo, come l'inquinamento legato alle emissioni in atmosfera di
particolato, di ceneri volatili e di altri composti dannosi per l’ambiente e per la salute (ad esem-
pio NOX , SOX , HCl, ecc.), dovuti alla maggior presenza nella biomassa di composti come N,
S, Cl e K.
In sostanza siamo in presenza del progetto di un vero e proprio ecomostro.
Con emissioni e residui di ceneri ancora maggiori dell'inceneritore a legna e insilato di mais che Eridania vuole impiantare a San Quirico di Trecasali.
Avanti così, siamo ad un passo dalla meta: il disastro totale.

Giuliano Serioli

www.reteambienteparma.org
info@reteambienteparma.org
Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse - no cava le predelle

Nessun commento:

Posta un commento