di Rossano Ercolini
Sarebbe bene che ISPRA fosse
più sintetica nel descrivere i trends della gestione dei rifiuti.
Quello che c’è da dire lo
dicono le cifre, quindi occorrerebbe far parlare quelle anziché
riempire di diagrammi e di commenti peraltro semplificatori (i
rifiuti a sentire ISPRA calerebbero solo per effetto della crisi).
Ecco le cifre: i rifiuti
calano (rispetto al 2010) del 7,7% scendendo al di sotto dei
30.000.000 di tonnellate. E’ come se una intera regione della
dimensione della Toscana avesse azzerato i rifiuti. Questi calano di
2.500.000 tonnellate ritornando a livelli di 10 anni fa.
Certamente la crisi ha il
suo peso in questo ma anche la buone pratiche del porta a porta,
della tariffazione puntuale e delle iniziative volte ad azzerare i
rifiuti riducendoli alla fonte cominciano a lasciare il segno.
Infatti la RD arriva ormai
al 40% (39,9%) e nel nord supera il 50% con punte (Veneto, Friuli e
Trentino AA) oltre il 62%. Ma forse le performance più efficaci
arrivano da regioni come la Sardegna, Le Marche e dalla vituperata
Campania. Nelle prime due si sfiora o si va oltre il 50% mentre nella
popolosissima Campania province come Salerno, Benevento, Avellino e
la stessa provincia di Napoli portano ad un buon 41,5% il risultato,
denotando un dinamismo che vede nelle pressioni della cittadinanza il
motore principale.
I quadri più stagnanti li
osserviamo nel Lazio, in Toscana e in Liguria. Qualche segnale anche
dalla Calabria (che pure è in una crisi della gestione dei rifiuti
spaventosa) e dalla Sicilia che seppure a (poche) macchie di leopardo
cominciano ad esprimere delle “eccellenze”.
Nello smaltimento calano le
discariche (40% è lo smaltimento che ancora vi finisce ma ormai
sotto nettamente la fatidica soglia del 50%) e gli inceneritori
(-3,9%) lasciando sul tappeto quello che fu l’aggressiva pretesa
della truffa della “termovalorizzazione”.
Gli inceneritori dichiarati
attivi scendono a 45 (ma tale cifra è discutibile perché nel
computo vengono considerati anche 3 inceneritori toscani che sono
ormai chiusi).
Per la prima volta tornano
sotto la soglia dei 50 e se non fosse per i 13 messi a segno alla
fine degli anni ‘90 in Lombardia rischierebbero di apparire per
quello che sono: una tecnologia residuale ancora più obsoleta a
fronte della crisi dell’inciviltà dell’usa e getta.
Certo, lo ripetiamo: la
battaglia è tutt'altro che vinta e le “Stalingrado” di Firenze,
Parma, Torino a cui va aggiunta la foggiana Borgo Tressanti
dell’inceneritore Marcegaglia sono lì a testimoniarlo.
Ma che la “trippa” stia
scarseggiando è ormai evidente. Se a tutto ciò aggiungiamo che i
trend dell’anno in corso confermano riduzioni di un altro 4% (anche
se il dato è ovviamente provvisorio) nella produzione dei rifiuti
capiamo perché il partito trasversale dell’incenerimento stia
dando segni di aggressivo nervosismo come in Toscana e nelle
“Stalingrado” di cui sopra.
Il prossimo anno ci
attendiamo che decollino in modo irreversibile le RD nel Centro e nel
sud a partire dall’importante comune di Napoli che rappresentano le
cartine di tornasole di questo durissimo braccio di ferro fra lobbies
dell’incenerimento (e dei cementieri / pirogassificatori vari) e il
movimento italiano Rifiuti Zero (Spreco Zero).
Avanti allora con le
vertenze locali, con i comuni/comunità rifiuti zero, con la raccolta
di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare detta “legge
rifiuti zero”.
Rossano Ercolini
Presidente ZW Europe
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
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