lunedì 24 giugno 2013

Legambiente Piacenza, no inceneritori

Piacenza Sera

"Soddisfazione per la decisione della Regione di prevedere la chiusura dell’impianto di incenerimento di Piacenza entro il 2020". A esprimerla "senza entrare nel merito dei rapporti comunicativi tra Regione, Provincia e Comune di Piacenza e nemmeno dell’insieme del Piano Regionale dei Rifiuti", è il Circolo Legambiente di Piacenza “ Emilio Politi".



"Per quel che ci riguarda - si legge in una nota - siamo sempre stati contrari alla realizzazione di un inceneritore, non solo per la sua ubicazione ed il carico inquinante che inevitabilmente comporta – anche tenuto conto del grave livello della qualità dell’aria della nostra città, fra i più elevati d’Italia - ma anche perché, fin dagli anni ‘90, esistevano già – e noi le avevamo in più occasioni segnalate e proposte - soluzioni alternative che, altrove, sia all’estero che in Italia, avevano trovato concreta applicazione, rendendo superfluo il ricorso a impianti di incenerimento".
"Tra i problemi, mai risolti, degli inceneritori vi sono quelli delle scorie, dei costi di funzionamento e gestione a cui si è fatto fronte solo caricando sulle spalle dei cittadini le spese relative (vedi cip6, certificati verdi) considerando, in “barba” alle direttive europee, i rifiuti tali e quali come fonte di energia rinnovabile. Per non parlare della strana e contraddittoria posizione di un gestore, IREN, che dovrebbe potenziare al massimo la raccolta differenziata ed il conseguente riciclo, ma che, al tempo stesso, è anche partecipe di Tecnoborgo, società che guadagna solo se continua a bruciare quella quantità di rifiuti prevista più di 12 anni fa, e fa di tutto, nella comprensibile logica aziendalistica, per aumentare la potenzialità dell’impianto e per aumentare i profitti".
"Tutto ciò - si legge ancora - mentre la quantità di rifiuti prodotti è in continua diminuzione (circa - 4,5% solo nel 2012), e la raccolta differenziata nonché il conseguente riciclo - nonostante il contraddittorio connubio gestionale fra IREN e Tecnoborgo - possono e devono raggiungere gli obbiettivi minimi di legge del 70% e oltre.
È possibile chiudere l’inceneritore di Piacenza, come è possibile arrivare a non avere più rifiuti da bruciare o conferire in discarica, le strade sono la riduzione della produzione di rifiuti, la raccolta differenziata porta a porta spinta ed il ricorso al trattamento meccanico biologico. Molte città già lo stanno facendo in Europa e, fatto non da poco, con un notevole beneficio a livello occupazionale dal momento che queste soluzioni creano molti nuovi posti di lavoro".

"Pertanto - conclude il comunicato - auspichiamo che da una apertura della Regione alla partecipazione e a un dibattito più costruttivo, che cerchi di superare situazioni di contrapposizione preconcetta, possano emergere tutti gli strumenti concreti e le strategie - purtroppo oggi carenti nel Piano rifiuti proposto - idonee per il raggiungimento dei possibili obbiettivi che rendano superfluo il ricorso agli inceneritori, anche prima della scadenza del 2020".

Nessun commento:

Posta un commento