Piacenza Sera
"Soddisfazione per la decisione
della Regione di prevedere la chiusura dell’impianto di
incenerimento di Piacenza entro il 2020". A esprimerla "senza
entrare nel merito dei rapporti comunicativi tra Regione, Provincia e
Comune di Piacenza e nemmeno dell’insieme del Piano Regionale dei
Rifiuti", è il Circolo Legambiente di Piacenza “ Emilio
Politi".
"Per quel che ci riguarda - si
legge in una nota - siamo sempre stati contrari alla realizzazione di
un inceneritore, non solo per la sua ubicazione ed il carico
inquinante che inevitabilmente comporta – anche tenuto conto del
grave livello della qualità dell’aria della nostra città, fra i
più elevati d’Italia - ma anche perché, fin dagli anni ‘90,
esistevano già – e noi le avevamo in più occasioni segnalate e
proposte - soluzioni alternative che, altrove, sia all’estero che
in Italia, avevano trovato concreta applicazione, rendendo superfluo
il ricorso a impianti di incenerimento".
"Tra i problemi, mai risolti,
degli inceneritori vi sono quelli delle scorie, dei costi di
funzionamento e gestione a cui si è fatto fronte solo caricando
sulle spalle dei cittadini le spese relative (vedi cip6, certificati
verdi) considerando, in “barba” alle direttive europee, i rifiuti
tali e quali come fonte di energia rinnovabile. Per non parlare della
strana e contraddittoria posizione di un gestore, IREN, che dovrebbe
potenziare al massimo la raccolta differenziata ed il conseguente
riciclo, ma che, al tempo stesso, è anche partecipe di Tecnoborgo,
società che guadagna solo se continua a bruciare quella quantità di
rifiuti prevista più di 12 anni fa, e fa di tutto, nella
comprensibile logica aziendalistica, per aumentare la potenzialità
dell’impianto e per aumentare i profitti".
"Tutto ciò - si legge ancora -
mentre la quantità di rifiuti prodotti è in continua diminuzione
(circa - 4,5% solo nel 2012), e la raccolta differenziata nonché il
conseguente riciclo - nonostante il contraddittorio connubio
gestionale fra IREN e Tecnoborgo - possono e devono raggiungere gli
obbiettivi minimi di legge del 70% e oltre.
È possibile chiudere l’inceneritore
di Piacenza, come è possibile arrivare a non avere più rifiuti da
bruciare o conferire in discarica, le strade sono la riduzione della
produzione di rifiuti, la raccolta differenziata porta a porta spinta
ed il ricorso al trattamento meccanico biologico. Molte città già
lo stanno facendo in Europa e, fatto non da poco, con un notevole
beneficio a livello occupazionale dal momento che queste soluzioni
creano molti nuovi posti di lavoro".
"Pertanto - conclude il comunicato
- auspichiamo che da una apertura della Regione alla partecipazione e
a un dibattito più costruttivo, che cerchi di superare situazioni di
contrapposizione preconcetta, possano emergere tutti gli strumenti
concreti e le strategie - purtroppo oggi carenti nel Piano rifiuti
proposto - idonee per il raggiungimento dei possibili obbiettivi che
rendano superfluo il ricorso agli inceneritori, anche prima della
scadenza del 2020".
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