venerdì 7 giugno 2013

La disfida ora è dentro il Pd

L'inceneritore deflagra tra i democratici
La nostra hola per Mirko Tutino

Apprendo dalla stampa che il Presidente dell’UPI Bernazzoli ha chiesto (a tre giorni dalla scadenza dei tempi previsti per le osservazioni e dopo che gli Assessori delegati e competenti in materia avevano già passato settimane a scrivere un documento firmato da tutti gli assessori ad eccezione di quello di Parma) di redigere “un documento unitario delle province”.



Comprendo che al Presidente della Provincia di Parma non piaccia l’idea di essere rimasto l’unico a sostenere l’autosufficienza delle province nello smaltimento dei rifiuti. Ma al di là del fatto che il tema è superato dalle valutazioni di sostenibilità ambientale (razionalizzare gli impianti è l’unica strada per ridurre gli impatti ambientali ed anteporre la salute ed il recupero dei materiali agli interessi di chi gestisce gli inceneritori), la posizione di Bernazzoli arriva fuori tempo massimo: 18 mesi dopo la scelta della Regione di costituire un unico ambito regionale.
La Regione, grazie alla Vicepresidente Saliera e ad un voto dell’Assemblea Legislativa avvenuto nel dicembre 2011, ha già compiuto questa scelta e lo ha fatto con un ampio percorso di condivisione. I dibattiti di queste ore, al contrario, dimostrano come non ci sia stata la stessa capacità sui temi ambientali.
Come si può chiedere, allo scopo di giustificare un dibattito politico interno ad una provincia che peraltro ha già visto, con le elezioni del 2012, un esito politico chiaro, alle altre otto province di stare ferme e non proporre una politica virtuosa di gestione dei rifiuti?
E sia chiaro: Reggio ha ospitato per anni rifiuti da altre province ed oggi sta progettando e realizzando un sistema capace di evitare il ricorso ad inceneritori di altre province.
Proprio in questi giorni sono stato in Friuli a vedere diversi impianti di trattamento rifiuti finalizzati a recuperare materia. In Friuli ci sono 4 province: 3 hanno ottimi dati di raccolta differenziata (tra il 50 ed il 70%), una è ferma intorno al 20%: l’unica che ha un inceneritore. L’Emilia-Romagna ne ha otto. Prendiamo ad esempio dal programma della Serracchiani o di Marino a Roma: lasciamoci alle spalle i grandi impianti di smaltimento e puntiamo su un nuovo modo di concepire le raccolte differenziate e di sviluppare un’economia sul trattamento e sul recupero dei materiali.
Impegnarsi perché si cambi rotta non è una scelta che ha un colore politico. Una politica ambientale virtuosa è interesse del nostro ecosistema e delle prossime generazioni che vivranno in in Emilia-Romagna. Dovrebbe essere l’abc di qualsiasi forza politica moderna. Su questi argomenti abbiamo già perso troppo tempo e troppe opportunità, penso si debba cambiare rotta”.
Mirko Tutino
Assessore provinciale all'Ambiente Reggio Emilia.

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Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


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