giovedì 6 giugno 2013

Trivellazioni, suicidio italiano

Nel mondo decine di terremoti causati dal fracking
La situazione di Parma. Basta alla petrolizzazione dello Stivale

Non poteva esserci migliore serata per onorare la giornata mondiale per l'ambiente.
All'auditorium Toscanini di via Cuneo, con il patrocinio del comune di Parma e la presenza dell'assessore Folli, il comitato No Triv e il collettivo Uomo Ambiente di Guastalla, rappresentato da Gianfranco Aldrovandi, hanno organizzato il convegno dedicato alle ricerche petrolifere nel sottosuolo emiliano-romagnolo.



Maria Rita D'Orsogna, docente italo americano della California State University di Los Angeles, ha squarciato il velo di silenzio e sussurri che circonda il tema della ricerca di idrocarburi nel sottosuolo della food valley, facendo emergere in modo evidente ogni tipo di rischio correlato.
Il numero di progetti di estrazione, a dispetto della quasi totale ignoranza da parte dei cittadini, sono davvero innumerevoli, nella regione sono 514, e uno di essi tocca anche Parma, quello denominato “Sorbolo”.
La ricerca di idrocarburi nel sottosuolo è accompagnata da diverse tipologie di inquinamento che accompagnano tutto l'iter delle lavorazioni fin dalla fase di saggio dei terreni, veri e propri attentati ambientali che segnano profondamente il territorio.
Le trivellazioni sono accompagnate da immissione nel sottosuolo di miscele di sostanze pericolose tra le quali bario, mercurio, cromo, toloene, benzene, di fanghi che favoriscano il lavoro delle trivelle.
Ne sa qualcosa la regione Basilicata, “sacrificata” alle trivellazioni petrolifere senza ottenere alcuna ricchezza in cambio, da 15 anni soggetta alle perforazioni, con zone anche in parchi naturali dove sono state chiuse sorgenti
No, non ci saranno mai sceicchi made in Italy.
L'Italia si pone fanalino di coda anche in fatto di royalties e fa pensare il confronto con Paesi come la Libia, dove il 90% delle royalties rimane sul territorio mentre lo Stivale si accontenta di un misero 5%.
Nemmeno sul fronte della qualità del prodotto ci sarebbe da festeggiare.
Il petrolio italiano è scarso, di pessima qualità, necessita di lavorazioni successive per liberarlo dall'eccesso di zolfo, è difficilmente raggiungibile visto che necessita dai 3 ai 5 km di profondità dei pozzi
Cosa allora spinge alla corsa all'oro nero nel nostro Paese?
Senza dubbio la facilità con cui queste compagnie, quasi nella maggior parte dei casi sono straniere, raggiungono lo scopo della loro attività, con costi bassi e divieti quasi inesistenti. E in ogni caso il grande margine di guadagni. Il costo del prodotto è soltanto il 10% del prezzo di vendita.
Un Eldorado che si trasforma in inferno per i cittadini.
Sul fronte terremoti la D'Orsogna ha mostrato decine di casi sparsi per il globo nei quali si è riscontrato il diretto collegamento tra lo sfruttamento petrolifero e i sismi, con studi spesso commissionati dalle stesse compagnie petrolifere, le quali in alcune situazioni hanno addirittura e volontariamente rimborsato i cittadini per i danni causati.
In Uzbekistan, un territorio classificato come non sismico si sono verificati terremoti sino al 6 à7° grado della scala Richter a seguito di campagne di trivellazione.
I territori di Parma e Reggio sono in allarme dallo scorso ottobre. I comitati No Triv si sono attivati per fare pressione sulle amministrazioni comunali affinché difendano il territorio della food valley da questo ennesimo scempio. Tanti i consigli comunali che hanno deliberato lo stop di studi e trivellazioni, in attesa del pronunciamento di una commissione tecnica regionale.
Ovvio ci si aspetti che l'organo deputato sia indipendente, libero dalle pressioni delle lobbies, in grado di giudicare sulla base della casistica non solo italiana ma mondiale che evidenzia come andare a stuzzicare le profondità metta in moto situazioni che poi si rivelano ingestibili mettono poi i territori e le persone a rischio anche di gravi malattie derivanti da un inquinamento dalle sostanze che vengono utilizzate in queste tecniche e dalla difficoltà a smaltire le enormi quantità di rifiuti pericolosi prodotti.
Gabriele Folli ha confermato l'iter in corso a Parma per portare anche il capoluogo a fare la propria parte nel contrasto a questi pericolosi progetti.
Il geologo Olinto Bonori, da uomo dell'altro fronte per il suo passato proprio nel campo della perforazioni, ha illustrato la composizione della valle padana, rimarcandone la fragilità e sottolineando l'ineludibilità della reazione della Terra ad ogni tipo di sollecitazione forzata.
Negli Stati Uniti 1000 pozzi d'acqua sono stati inquinati a seguito di queste trivellazioni, 750 solo nel New Mexico.
In Italia lo scoppio della stazione petrolifera di Trecate nel 1994, Novara.
Nella zona le risaie furono sommerse da giorni e giorni di pioggia di petrolio e la bonifica andò avanti per anni.
Non vogliamo fare questa fine.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


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