Nel mondo
decine di terremoti causati dal fracking
La
situazione di Parma. Basta alla petrolizzazione dello Stivale
Non poteva esserci migliore
serata per onorare la giornata mondiale per l'ambiente.
All'auditorium Toscanini di
via Cuneo, con il patrocinio del comune di Parma e la presenza
dell'assessore Folli, il comitato No Triv e il collettivo Uomo
Ambiente di Guastalla, rappresentato da Gianfranco Aldrovandi, hanno
organizzato il convegno dedicato alle ricerche petrolifere nel
sottosuolo emiliano-romagnolo.
Maria Rita D'Orsogna,
docente italo americano della California State University di Los
Angeles, ha squarciato il velo di silenzio e sussurri che circonda il
tema della ricerca di idrocarburi nel sottosuolo della food valley,
facendo emergere in modo evidente ogni tipo di rischio correlato.
Il numero di progetti di
estrazione, a dispetto della quasi totale ignoranza da parte dei
cittadini, sono davvero innumerevoli, nella regione sono 514, e uno
di essi tocca anche Parma, quello denominato “Sorbolo”.
La ricerca di idrocarburi
nel sottosuolo è accompagnata da diverse tipologie di inquinamento
che accompagnano tutto l'iter delle lavorazioni fin dalla fase di
saggio dei terreni, veri e propri attentati ambientali che segnano
profondamente il territorio.
Le trivellazioni sono
accompagnate da immissione nel sottosuolo di miscele di sostanze
pericolose tra le quali bario, mercurio, cromo, toloene, benzene, di
fanghi che favoriscano il lavoro delle trivelle.
Ne sa qualcosa la regione
Basilicata, “sacrificata” alle trivellazioni petrolifere senza
ottenere alcuna ricchezza in cambio, da 15 anni soggetta alle
perforazioni, con zone anche in parchi naturali dove sono state
chiuse sorgenti
No, non ci saranno mai
sceicchi made in Italy.
L'Italia si pone fanalino di
coda anche in fatto di royalties e fa pensare il confronto con Paesi
come la Libia, dove il 90% delle royalties rimane sul territorio
mentre lo Stivale si accontenta di un misero 5%.
Nemmeno sul fronte della
qualità del prodotto ci sarebbe da festeggiare.
Il petrolio italiano è
scarso, di pessima qualità, necessita di lavorazioni successive per
liberarlo dall'eccesso di zolfo, è difficilmente raggiungibile visto
che necessita dai 3 ai 5 km di profondità dei pozzi
Cosa allora spinge alla
corsa all'oro nero nel nostro Paese?
Senza dubbio la facilità
con cui queste compagnie, quasi nella maggior parte dei casi sono
straniere, raggiungono lo scopo della loro attività, con costi bassi
e divieti quasi inesistenti. E in ogni caso il grande margine di
guadagni. Il costo del prodotto è soltanto il 10% del prezzo di
vendita.
Un Eldorado che si trasforma
in inferno per i cittadini.
Sul fronte terremoti la
D'Orsogna ha mostrato decine di casi sparsi per il globo nei quali si
è riscontrato il diretto collegamento tra lo sfruttamento
petrolifero e i sismi, con studi spesso commissionati dalle stesse
compagnie petrolifere, le quali in alcune situazioni hanno
addirittura e volontariamente rimborsato i cittadini per i danni
causati.
In Uzbekistan, un territorio
classificato come non sismico si sono verificati terremoti sino al 6
à7° grado della scala Richter a seguito di campagne di
trivellazione.
I territori di Parma e
Reggio sono in allarme dallo scorso ottobre. I comitati No Triv si
sono attivati per fare pressione sulle amministrazioni comunali
affinché difendano il territorio della food valley da questo
ennesimo scempio. Tanti i consigli comunali che hanno deliberato lo
stop di studi e trivellazioni, in attesa del pronunciamento di una
commissione tecnica regionale.
Ovvio ci si aspetti che
l'organo deputato sia indipendente, libero dalle pressioni delle
lobbies, in grado di giudicare sulla base della casistica non solo
italiana ma mondiale che evidenzia come andare a stuzzicare le
profondità metta in moto situazioni che poi si rivelano ingestibili
mettono poi i territori e le persone a rischio anche di gravi
malattie derivanti da un inquinamento dalle sostanze che vengono
utilizzate in queste tecniche e dalla difficoltà a smaltire le
enormi quantità di rifiuti pericolosi prodotti.
Gabriele Folli ha confermato
l'iter in corso a Parma per portare anche il capoluogo a fare la
propria parte nel contrasto a questi pericolosi progetti.
Il geologo Olinto Bonori, da
uomo dell'altro fronte per il suo passato proprio nel campo della
perforazioni, ha illustrato la composizione della valle padana,
rimarcandone la fragilità e sottolineando l'ineludibilità della
reazione della Terra ad ogni tipo di sollecitazione forzata.
Negli Stati Uniti 1000 pozzi
d'acqua sono stati inquinati a seguito di queste trivellazioni, 750
solo nel New Mexico.
In Italia lo scoppio della
stazione petrolifera di Trecate nel 1994, Novara.
Nella zona le risaie furono
sommerse da giorni e giorni di pioggia di petrolio e la bonifica andò
avanti per anni.
Non vogliamo fare questa
fine.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
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